Siamo in quattro, con un equipaggio composto da Luca, pilota, Tatiana (me) addetta alla logistica e Margot e Bubu, addette alla proliferazione di pelazzi ovunque, tutti a bordo del nostro camper Chewbecca.
Partiamo da Trieste alle 13.50 del 30 giugno, letteralmente appena terminato di lavorare, carichi e motivati dopo quasi tre anni di disgrazia totale tra lockdown e assurdi divieti di ogni foggia. Il viaggio inizia pieno di allegria e risate pur con la consapevolezza di avere dinanzi a sè tanti, troppi chilometri per potercela fare in giornata, ma noi non desistiamo e poco dopo le 22 arriviamo a Taggia, nei pressi di Sanremo, piuttosto devastati da cantieri e rallentamenti, motivo per cui cerchiamo un parcheggio, prepariamo una cena al volo e ci apprestiamo ad un sonno ristoratore, anche se solo per il pilota in quanto la sottoscritta ha troppo caldo per riuscire ad addormentarsi in tempi decenti.
La mattina seguente ci svegliamo alle sei e mezza, pronti a ripartire ma non prima di una veloce spesa al Lidl, senza immaginare minimamente il casino che ci avrebbe aspettati lungo la strada: tra errori ai caselli autostradali, ingorghi e imbecilli al volante ce la facciamo ad attraversare il Rodano e ad entrare in Occitania, l’antica Linguadoca della guerra dei Catari, lungo le cui tracce si snoderà il nostro viaggio, a partire da Beaucaire, prima tappa cui approdiamo all’ora di pranzo. La nostra prima notte francese la trascorreremo in un’area di sosta che è una chicca, tranquilla ed immersa nel verde, con grande sollievo delle povere quadrupedi, stremate da un viaggio infinito; veniamo accolti da una simpatica vecchina che, per 12 euro (grazie al cielo abbiamo i pannelli solari che ci permettono di evitare l’esoso allaccio elettrico), ci assegna una meravigliosa piazzola sotto ad un ciliegio, comunque completa di camper service.
Dopo un velocissimo pranzo frugale abbiamo visitato la cittadina, partendo da una leggera salita che ci ha accompagnati al castello, non visitabile all’interno, ma il cui cammino di ronda è pressoché completamente percorribile gratuitamente, dal quale si apre la vista sull’intera zona sottostante e sul corso del Rodano. Del castello ho rinvenuto poche notizie, a parte il fatto che è sorto su un castro romano nel corso dell’XI secolo e che fu protagonista della crociata contro i Catari, nel 1216, in quanto assediato dai medesimi, guidati da Raimondo VI di Tolosa, il quale rifiutò la richiesta avanzata dal Principe di Montfort di ritirarsi dal maniero con le armi.
Dopo il castello abbiamo fatto una visita velocissima alla chiesa neoclassica di Notre Dame des Pommiers, molto bella e arricchita da un manufatto in onore di Giovanna d’Arco.
La visita, faticosa non a causa della camminata in sè, ma del caldo atroce che ci ha accompagnati tutto il pomeriggio, è terminata con una passeggiata lungo le rive del Rodano… si sa che solo a vedere una distesa d’acqua si rinasce!
A domani per la seconda tappa!
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