Egitto

Abu Simbel, Kom Ombo Temple e Crocodile Museum

Abou Simbel, la maestosità dell’opera umana

Dopo la lettura del libro che vi ho suggerito nel post precedente torno a parlarvi dell’Egitto: abbiate pazienza per la tempistica, questa volta abbastanza discutibile, ma la quantità vastissima di cultura che mi è stata illustrata necessita di un ampio periodo di metabolizzazione.

L’alba nel deserto

Nel cercare di accelerare la descrizione di tutta la bellezza che ci ha fatto venire gli occhi a cuoricino, oggi iniziamo con una pietra miliare: Abu Simbel.

Un caffè nel deserto a suggellare l’incanto di un istante magico
Il luogo del nostro pit-stop

La sveglia è alle 3.30 del mattino, facciamo una colazione veloce e alle 4.30 partiamo per Abu Simbel, località ancora più a sud e sita in prossimità del confine con il Sudan, tant’è che i controlli militari sono stati molto pressanti: imbocchiamo la vecchia diga di Aswan e iniziamo ben presto a percorrere l’autostrada, che sorge nel mezzo del deserto, è ancora buio ma assistiamo ad una delle albe più belle della nostra vita, tant’è che ci fermiamo per un caffè nel deserto, per riprenderci un po’ prima della tirata finale.

La maestosità dell’ingresso
Dalle pareti riccamente decorate

Il sito di Abu Simbel vede sorgere il Tempio di Ramses e quello della bellissima moglie Nefertari, sulle rive del lago Nasser: si tratta di uno dei monumenti più interessanti della storia e della cultura egizia, specie se facciamo riferimento all’epoca faraonica, risalente a circa tremila anni fa e che sorge sulla riva occidentale del Nasser. Venne eretto da Ramses II, il più grande dei faraoni, direttamente scolpito nella roccia e ancor oggi marca il confine meridionale dell’antico impero egizio con la Nubia, ovvero il punto di massima espansione risalente al Nuovo Regno. L’effetto è impressionante, letteralmente da togliere il fiato, grazie alla presenza delle ben note statue faraoniche di dimensioni imponenti e che vengono riproposte anche nell’edificio adiacente, in parte dedicate al faraone e in parte alla consorte; per il mezzo di tali raffigurazioni si intendeva trasmettere i poteri dei sovrani d’Egitto e devo ammettere che tutt’oggi incutono un effetto non di poco conto.

Il primo corridoio interno
Le stanze
Il rango del cavallo reale che sovrasta anche il leone
Nicchie dove trovavano posto i libri

Il tempio del faraone presenta trenta metri di altezza e trentatre di lunghezza, mentre quello della consorte risulta essere ovviamente di dimensioni inferiori in quanto il faraone non poteva essere offuscato in alcun modo. Il sito venne scoperto nel 1813 dallo svizzero Johann Ludwig Burckhardt, sommerso dalle sabbie desertiche e riemerso a seguito dei lavori di scavo; ad oggi esso fa parte del patrimonio UNESCO dal 1979.

Una curiosità è data dal cosiddetto “miracolo del sole”: trattasi di un fenomeno che accade due volte l’anno, il 22 febbraio e il 22 ottobre, quando i raggi del sole, all’alba, entrano nel tempio illuminando la camera del faraone, grazie alla costruzione effettuata nel rispetto della nota corrispondenza tra l’allineamento degli edifici e la disposizione di costellazioni e pianeti, a testimonianza del legame tra i fenomeni celesti e terrestri nonché della forte influenza del Sole. Particolare degno di nota è che la luce del sole illumina il faraone, lasciando però sempre in ombra il dio delle tenebre. Questo fenomeno esiste ancora oggi, limitatamente alle sole due date citate, in quanto l’edificio è stato spostato, blocco per blocco, a seguito della costruzione della nuova diga di Aswan.

Il tempio prende il nome da quello di un bambino, in quanto si narra che gli scienziati rinvenirono il luogo in cui scavare grazie al suo suggerimento, dopo che il tutto fu distrutto da un terremoto e dalle inondazioni.

Sono evidenti i monumenti dedicati a Ramses e alla sua sposa, tuttavia entrambi i templi sono dedicati a tutte le divinità venerate dalla loro civiltà, tra le quali Ramh e Hathor.

Il ritorno ad Aswan è stato lunghissimo, sotto un sole cocente per poi ritrovarsi nel mezzo di una tempesta di sabbia, molto disturbante perché la visibilità era ridotta a pochi metri, ma il colore dell’aria era incredibile per chi non ha mai assistito ad un evento del genere!

La tempesta di sabbia

La visita seguente ha riguardato il Tempio di Kom Ombo, caratterizzato dalla presenza di due edifici sacri affiancati, uno dedicato al dio Sobek, con la testa di coccodrillo, e l’altro al dio Horus, il dio del Sole, dualismo che ritroviamo anche nella coesistenza del culto dedicato a due diverse triadi di divinità. La prima, più antica, era costituita da Sobek, Hathor e Khonsu, mentre la seconda, di epoca più tarda, era rappresentata da Haroeris, ossia Horo il Vecchio, manifestazione solare del dio falco, da Tasenet-Nofret, sorella di Horus e da Panebtani, il signore dei due paesi. Il tempio fu inizialmente edificato da Tolomeo VI agli albori del proprio regno e in seguito ampliato dai suoi successori, tra cui Tolomeo XIII che costruì le sale ipostile, sia interne che esterne. I due corpi che formano il complesso sono perfettamente simmetrici rispetto all’asse principale, con la conseguenza di avere due ingressi rispetto al muro esterno e due passaggi tra una stanza e l’altra. Il santuario di sinistra è dedicato al dio Horo, mentre quello di destra al dio Sobek, tuttavia i bassorilievi che decorano i due santuari tributano la medesima importanza alle due divinità. Gli interni sono ricchissimi di incisioni degne di nota e inutili da citare senza la possibilità di avere il tutto dinanzi a sé, tuttavia destano molto interesse alcuni bassorilievi raffiguranti l’arte medica e un complesso sistema di calendarizzazione.

I due ingressi
I sarcofagi in cui vennero rinvenuti i coccodrilli mummificati
Una traccia dei colori originari
Una porzione del calendario

Il tempio ha subito, nel corso del tempo, alcune inondazioni da parte delle acque del Nilo, terremoti, utilizzi diversi (anche quale cava) nonché un utilizzo quale chiesa copta ortodossa, il che ha permesso di rinvenirvi un discreto numero (circa trecento) di mummie di coccodrilli, alcune di esse ora esposte nel relativo museo.

Mummie di coccodrilli
Alcuni ancora intatti
E il benvenuto quotidiano lasciato dai camerieri ai piani 🤣

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2 Comments

  • Reply
    Luna
    29 Maggio 2024 at 6:55

    Quello in Egitto, lungo il Nilo e fra le Piramidi è stato uno dei viaggi più belli mai fatti. Forse una quindicina di anni fa e ne ricordo ancora tutti, tutti i particolari. Grazie per avermelo fatto rivivere ❤️

    • Reply
      Tatiana
      29 Maggio 2024 at 11:20

      Confesso di essere ritornata molto stanca e con la voglia di casa ma ad oggi, smaltita la stanchezza, ripartirei immediatamente. Nonostante il paese caotico, la polvere, gli ambulanti stressanti… mi è rimasto dentro. Ho mantenuto i contatti con alcune persone conosciute as Aswan e al Cairo e nel leggere i loro messaggi ancora respiro quell’atmosfera… quando da Milano stavo rientrando a casa riflettevo negandomi l’eventualità di ritornarci ma ad oggi ti dico che quella luce particolare vorrei tanto rivederla. Alla prossima puntata! (C’è davvero tanto da raccontare)

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