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Arte, storia ed architettura

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Cronaca semiseria di un weekend a Milano

Uscire dalla metro e rimanere con il fiato sospeso…

Primavera, tempo di gite, di weekend lunghi, di tempo trascorso all’aria aperta, anche se a discapito degli esperimenti in cucina che ultimamente latitano, ma amo scrivere di tutto e non solo di fornelli ed impiattamenti.

Dopo un post dedicato a dei borghi un po’ di nicchia, questa è stata la volta di una città metropolitana, di un centro da visitare ma, soprattutto, da vivere: Milano. Sempre a bordo di Chewbecca, il nostro fidato camper, la nostra casetta viaggiante che ogni volta ci regala dei momenti stupendi (e anche le consuete arrabbiature con il frigorifero che parte solo dopo aver preso qualche provvidenziale buca sull’asfalto).

Siamo partiti da Trieste nel primo pomeriggio, dopo aver programmato il tutto nei giorni precedenti, con un fascicolo di fogli stampati (da varie pagine trovate grazie a Google, siamo alla buona noi 🙂 ) in tasca: tutto organizzato o quasi, area di sosta prenotata, visita al Duomo no (mannaggia al pescetto, avremmo risparmiato una fila da paura sotto il sole cocente), con grande rammarico nessuna prenotazione per il Cenacolo, già esaurito per tutto il 2018. Prima di cena eravamo a destinazione, io, marito, figlio (stavolta è venuto con noi dopo due giorni di liti furiose) e le due cagnoline: il tempo di apprezzare l’area di sosta, fornita di docce (quasi) calde, wifi (volante), camper service, meccanico (grazie al cielo perché siamo arrivati sgocciolando gasolio) e tanta cortesia (e meno male visto il prezzo non proprio economico)!

Il programma era il seguente: primo giorno turisti per caso o a malapena organizzati,  secondo giorno shopping a go-go per calmare l’adolescente che lungo tutto il tragitto di andata è riuscito a scardinare i nervi anche ai cani e che già a casa per protesta voleva partire in pigiama dichiarando di volersi affiliare all’Isis per far saltare in aria il camper.

Il programma effettivo è stato questo: sveglia ad un’ora decente vista la distanza che ci separa dal centro, dubbi amletici sulle condizioni meteo e conseguente organizzazione, purtroppo lasciamo le cagnoline in camper vista la problematica della visita al Duomo, e via tra navette, treni e metro… finalmente siamo in centro e stendo un velo pietoso sul delirio per visitare il Duomo!

L’emozione è stata enorme, lo sognavo da quand’ero bambina e a Milano non c’ero mai stata: so solo che uscire dalla stazione della metro e trovarmi il Duomo alle spalle e la galleria Vittorio Emanuele al mio fianco… beh, sono rimasta a bocca aperta! E’ valsa la pena l’attesa, il caldo, il casino sulle terrazze della chiesa, il marito che rompeva ed era nervoso perché odia le file (è austrungarico lui!).

Io ero felice: la fila me la faccio, tanto sono in vacanza e non ho fretta, se mi arrabbio la fila rimane, non posso passare sulla folla con un trattore quindi tanto vale rilassarsi e godersi il panorama sulla piazza, no? Pertanto l’ho mandato a quel paese e l’ho fatto tacere!

Trovarmi a passeggiare tra le guglie gotiche svettanti verso un cielo azzurrissimo (bestia che caldo, era da ustione) è stato da brividi, guardare giù e vedere i gargoyle sotto di me… beh, robe che nemmeno il Gobbo di Notre Dame! Semplicemente bello, bello, bello!

Ma quanto sono belle le guglie?

Emozione pura…

Sembra un bosco magico

La magnificenza dei gargoyle

Valeva la pena farsi la fila!

Avrei scattato foto all’infinito

Per non far mancare il nervoso al marito (sempre più austroungarico) abbiamo rifatto la fila per scendere all’interno del Duomo, sotto un sole sempre più cocente (alla faccia delle previsioni di grandinate intense), ampiamente ripagata dal brivido finale nel trovarsi tra i colonnati maestosi e inondati dai canti gregoriani che si spandevano nell’aria: una magia che è riuscita a calmare anche i bollenti spiriti del marito (finalmente un po’ meno austroungarico)!

Non è una cosa da sogno?

Colonne su colonne che non finiscono mai

E vetrate da sogno

Terminata la complessa visita alle terrazze, al Duomo e all’area archeologica che permette di comprendere l’evoluzione dell’area nel corso dei secoli, previa tappa al McDonald di piazza Duomo (altra fila per l’ordinazione più una per il ritiro e l’altra per i bagni, ndr), ci siamo diretti al Castello Sforzesco, dove l’adolescente ed io siamo stramazzati al suolo sull’erba del prato del cortile interno mentre l’austroungarico cercava febbrilmente altre file da fare per sostenere la propria tesi di città incasinata.

 

L’area archeologica a testimonianza della precedente costruzione: questo era il battistero

A sera ce l’abbiamo fatta a rientrare, di nuovo tra metro, treno e bus, più morti che vivi, e ancora con l’incubo delle cagnette da portare a spasso e che l’indomani ci avrebbero odiati pentendosi di non essere rimaste nuovamente in camper a dormire!

Un altro sogno esaudito

Non ci potevo credere d’esser qui!

Bella eh?

Abbiamo ripreso il nostro peregrinare il giorno seguente, con le cagnette al seguito, iniziando (dopo la consueta trafila di treni, metro eccetera) con i Navigli e l’adolescente incazzato (non vedo i negozi che mi avete promesso!), per arrivare finalmente con calma a farci spennare lo stipendio dal minore, seppur con indulgenza considerato che in quanto a negozi Trieste può concorrere con il terzo mondo.

Ecco, voglio soffermarmi proprio qui, ai Navigli, forse l’unica nota “di nicchia” di queste due giornate a fare file: nati già all’epoca dei Romani per non isolare l’antica Mediolanum e renderla indipendente grazie al flusso d’acqua garantita da canali navigabili che di fatto la collegavano ai laghi circostanti e, nel progetto ingegneristico dell’epoca, al mare; opera che venne successivamente ripresa e perfezionata anche da Leonardo da Vinci e che oggi allieta una zona rivalutata e ospitante dei meravigliosi angoli verdi e molti locali intimi e deliziosi.

Angolini deliziosi lungo i Navigli

Il resto ve lo cercate su Google, vero? Non voglio fare la guida turistica e pedante che sennò non mi rileggo nemmeno io, ma solo condividere con voi gioie e dolori di una città da vivere con cagnette ed adolescente incazzato al seguito.

Sciarade agli angoli di strada

 

 

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Un weekend per scoprire i Colli Euganei

Ogni anno trascorriamo la Pasqua lontani dalla nostra città, almeno sino a due anni fa, quando la nostra meta fu Budapest, poi purtroppo gli eventi ci hanno bloccati in casa mentre quest’anno ci siamo goduti il nostro primo weekend da sposini (vabbè, a parte le cagnolone che ci hanno accompagnati!), una Pasqua senza nostro figlio, per me un gran dispiacere ma aveva altri obiettivi 🙁

Avendo a nostra disposizione solo due giorni e mezzo, comprensivi di viaggio, abbiamo optato per un obiettivo relativamente vicino a casa: i Colli Euganei, con visita a Montagnana, Arquà Petrarca e Monselice, tre borghi bellissimi grazie alla cui bellezza medievale mi sono sentita come fossi tra le colline umbre.

La prima tappa è stata Montagnana, città fortificata del padovano, cui è stata conferita la Bandiera Arancione per la valorizzazione del territorio, nonchè facente parte dell’Associazione I Borghi più belli d’Italia: complesso fortificato tra i cui vicoli spiccano molteplici reminescenze rinascimentali, con un centro storico avvolto dalla cinta muraria di architettura medievale europea, ancora ben conservata nonostante i secoli dalla loro costruzione a difesa del castrum.

Montagnana più che descritta va vissuta passeggiando con la mappa tra le mani e il naso all’insù e con la voglia di arrampicarsi sull’enorme scalinata del mastio, dal quale si gode di una magnifica vista sulle zone limitrofe, che si stendono verdi oltre il fossato a protezione delle mura.

Cinta muraria

In cima al mastio

Panorama dal mastio

Sotto una delle porte di Montagnana

I comignoli particolarissimi di piazza Vittorio Emanuele II

La seconda giornata l’abbiamo dedicata ad Arquà Petrarca: un sogno! Mai avrei detto di trovarmi in Veneto, bensì tra i colli umbri… una distesa infinita di morbide colline disseminate di uliveti, un panorama spettacolare dominato dal paese fortificato, tra mura medievali e sentierini stretti che si inerpicano lungo il borgo.

Inevitabile porre l’accento sull’ultima dimora del poeta, maestosa anche se (a parer mio) eccessiva: un’arca marmorea che ne ospita le spoglie dopo la traslazione dall’interno della chiesa parrocchiale, per volere del genero, che tuttavia rendono l’idea della maestosità del personaggio e che, anche dall’aldilà, incute una certa soggezione a chi ne visita il monumento funerario.

Ben più gradevole è la casa di Petrarca, umile ma deliziosa dimora che l’ha ospitato nel corso degli ultimi anni della sua vita: un piccolo edificio a due piani, cui vi si accede per il tramite di una doppia scalinata che permette, dalla sommità, di godere di una vista incantevole sul giardino che la circonda, un’autentica oasi di pace e tranquillità che all’epoca ha allietato gli ultimi anni del poeta. Particolare burlone è il corpo di quella si dice fosse la sua gatta (è assodato che si tratti di una fictio), il quale giace incorniciato in uno dei saloni della casa: particolare che potrebbe sembrare macabro se non fosse che secondo me assomiglia più ad un coniglio privo di orecchie e tutto sommato dà un’impressione piuttosto grottesca.

Arquà è da girarsela tutta, tra vicoletti e angoli deliziosi, anche per scoprirne quello che a parer mio è un autentico gioiello gastronomico: il Brodo di Giuggiole, liquore delizioso a base di giuggiole, frutto che in zona abbonda, e dalla cui bontà nasce il detto “andare in un brodo di giuggiole”. Naturalmente per i meno alcoolizzati 🙂 c’è l’alternativa delle giuggiole sotto spirito, che rendono bene la golosità del frutto locale.

Accesso alla casa del Petrarca

Un angolino del giardino, che è disseminato di sentierini in ghiaia

Il giardino: spettacolare!

Particolare degli arredi interni

I soffitti cassettoni sono di una bellezza…

Vogliamo parlare della burla della gatta imbalsamata?

La piazza antistante il monumento funerario del poeta

La chiesa all’interno della quale ha riposato il Petrarca prima della traslazione e, avanti ad essa, il monumento marmoreo

Particolari delle antiche vie del borgo

Altri scorci stupendi

Gioco di luci ottenuto da una copertura trasparente: un tocco di modernità tra i vicoli medievali

Un tripudio di uliveti

Un ultimo saluto al borgo prima di avviarci alla volta di Monselice

Con gli occhi ancora pieni di bellezza lasciamo a malincuore Arquà e ci avviamo alla volta di Monselice, ultima cittadina della nostra breve vacanza: carina, un centro piccolo e a misura d’uomo, ma la meraviglia si spalanca quando si decide di salire al Castello e al Santuario delle Sette Chiesette.

Il Castello prevede una visita guidata, bellissima, ma decisamente troppo affollata e resa faticosa anche a causa dello scarso livello di educazione di alcuni visitatori, tuttavia il tour si snoda tra i vari locali e il cortile del palazzo, non solo meraviglioso, ma anche conservato alla perfezione: qui non posso mostrarvi granchè a causa del divieto di scattare foto, ma ci è stato accordato il consenso di immortalare le cucine… una chicca!

Il Castello

Le cucine

Le cucine

Particolare del cortile

Il Santuario delle Sette Chiesette è costituito da un grazioso percorso lungo il quale si snodano sei cappellette che hanno ottenuto dal papa Paolo V l’attribuzione delle medesime indulgenze spettanti ai pellegrini che si recavano in pellegrinaggio presso le sette principali basiliche di Roma; ‘ultimo santuario è quello maggiore, l’Oratorio di San Giorgio, costruito su di una pianta circolare concentrica rispetto alla muratura interna e ospitante le spoglie mortali di figure di spicco della chiesa cattolica, tra cui San Valentino.

Una delle sei cappelle

Il timpano caratterizzante tutte le sei cappelle del percorso

Particolare della volta interna di una delle cappelle

Particolare dell’Oratorio di San Giorgio

Volta dell’Oratorio di San Giorgio

Esterno dell’Oratorio di San Giorgio

Uno dei leoni posti all’ingresso dell’area sacra

Interno di una villa storica sita lungo la salita che porta al colle dell’area sacra

Ancora un angolo delizioso anche nella parte moderna di Monselice

Arte, storia ed architettura/ Un po' del mio mondo/ Viaggi

Metti un giorno a Bassano…

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Ogni tanto capita che il marito si svegli con un’idea assurda in testa, ma proprio di quelle pericolose che inevitabilmente ti coinvolgono in un mare di guai senza una fine: eccolo qua! Presente!

Il tutto inizia il giorno in cui il malcapitato si scorda che lo scooter necessita di olio nel motore, che nel giro di mezza giornata riesce a fondere e che immediatamente valuta la possibilità di imbarcarsi nell’acquisto di un nuovo mezzo di trasporto; bocciata la moto (pena la mia immediata richiesta di divorzio) si incaponisce con un altro scooter e, siccome la sfiga è sempre presente, si intromette il collega che l’ha appena acquistato a Bassano del Grappa per un risparmio complessivo di 800 euro rispetto alle tariffe della nostra città.

Nel giro di poco tempo il pazzo si presenta con la stampa del libretto di circolazione in mano e un giorno di ferie già firmato dall’ufficio personale, quindi non c’è più speranza: si parte e in due ore siamo a Bassano e vi risparmio il ritorno, lui in scooter e io in macchina sulle stradine provinciali per non uccidere un motore in rodaggio, cinque ore infinite e sfibranti, io con il sedere a quadretti e lui che scende davanti casa con il tremore da stress.

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Ma… le poche ore bassanesi di cui abbiamo potuto godere sono tutte racchiuse in questo post: un meraviglioso pranzo alla Osteria alla Caneva, l’incontro con Elisabetta e una bellissima visita al Museo Poli, con degustazione di grappe annessa.

Innanzitutto mi sento in dovere di soffermarmi sul pranzo: una tappa divina e detto da me che non amo mangiare fuori da casa mia vale il doppio! Un ambiente casalingo, semplice, di una informalità vera, sentita e non di mera facciata, uno di quei posti in cui entri un po’ timoroso perchè sei in compagnia di due cagnolini e invece vieni accolto a braccia aperte e con un sorriso che ti riscalda il cuore: il menu mi ha fatta morire perchè ci siamo visti portare al tavolo direttamente la tavolozza in legno da esposizione, anche se poi mi sono fidata del consiglio locale.. e non ho sbagliato!

Ottimi i primi, sia nella versione a base di Morlacco (formaggio locale) e funghi, sia per quanto riguarda le fettuccine con il baccalà, particolarissimo il secondo a base di un tagliere con soppressa, Morlacco e polenta grigliata e di un coccio con funghi e fagioli arricchiti da un condimento eccezionalmente saporito, il tutto innaffiato da un Valpolicella aromatico e robusto: il servizio è stato rapidissimo ed impeccabile nella sua informalità e il livello dei prezzi assolutamente onesto per la qualità e la genuinità servite.

Giuro che non sono stata pagata per questo post, ma oramai è così raro trovare chi lavora onestamente e con coscienza che non potevo non farvi conoscere questa piccola chicca sita in via Matteotti 34: se vi dovesse capitare di trovarvi a Bassano andateci! Sono anche simpaticissimi!

Fettuccine con il baccalà

Fettuccine con il baccalà

Morlacco, soppressa e polenta grigliata

Morlacco, soppressa e polenta grigliata

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Tegame con funghi e fagioli

Tegame con funghi e fagioli

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L'ottimo vino della casa

L’ottimo vino della casa

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img_6909Dopo il pranzo, e contrariamente ad ogni più rosea aspettativa viste le sue precarie condizioni di salute e l’influenza sempre in agguato, riusciamo ad incontrarci con Elisabetta, bella, solare, simpatica e che ci mette immediatamente a nostro agio… con pochissimo tempo a disposizione, ma con la promessa di combinare un incontro più curato insieme a tutte le altre Bloggalline di Bassano e dintorni!

Ora lo so che se vedrà la foto mi manderà a quel paese in quanto si sentiva fuori forma, ma io la pubblico ugualmente perchè è stata proprio tanto carina e ce l’ha messa tutta per presentarsi nonostante l’influenza 🙂

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Lasciata Elisabetta abbiamo fatto una tappa al Museo della Distilleria Poli, con degustazione di grappe compresa… e qui non servono parole: andateci! Il Museo è carinissimo e molto curato, il personale di una gentilezza squisita e le grappe sono assolutamente divine…hanno decisamente una marcia in più rispetto a quelle più note e commerciali, sono dei piccoli tesori e a prezzi assolutamente abbordabili nonostante l’altissima qualità.

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“L’acqua ardente prolunga la vita: per questo merita il nome di acqua della vita”

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“Distillare è imitare il sole che evapora le acque della terra e le rinvia in pioggia”

La mia non è stata una guida turistica, nè vuole esserlo perchè preferisco scrivere i post sulla scia dell’emozione e rimanere lontana anni luce da ciò che può essere mera didattica in quanto proprio non ne sento il bisogno; è stata un’occasione presa al volo per ritornare in una cittadina che ho sempre amato e della quale serbo bellissimi ricordi… grazie Bassano, anche questa volta la pacatezza dei tuoi abitanti, il loro essere dog-friendly ovunque sia andata e il vostro sorriso non mi hanno delusa!

 

Arte, storia ed architettura/ Un po' del mio mondo

Ricordi di viaggio: Budapest e Bratislava

 

Il Parlamento visto dal Danubio

Il Parlamento visto dal Danubio

Se mai mi è possibile a Pasqua scappo dalla mia città, con un bisogno di cambiamento insopprimibile, nonostante mio figlio sia sempre costantemente massacrato di compiti e di pagine da studiare e anche quest’anno al rientro a scuola lo aspettasse una serie infinita di verifiche (si sa che le vacanze sono solo per i docenti, vero?).

Talora rimango in Italia e preferibilmente scendo verso la Toscana e l’Umbria, che tutto sommato sono raggiungibili in poche ore di camper, ma questa volta abbiamo valutato che, vista la nostra collocazione geografica alle porte dell’est, avremmo avuto vita sicuramente più facile attraversando la Slovenia per raggiungere Budapest, meraviglioso gioiello incastonato sulle rive del Danubio.

Onestamente paventavo le consuete sfaticate cui mio marito ci costringe ogni anno in quanto lui vuol vedere tutto, ma proprio tutto, con l’apoteosi della fatica al castello di turno che, in quanto fortificazione a difesa della città, è molto difficile sia situato in pianura… fortunatamente non è interessato ai musei (tranne a quelli bellici), tant’è che appena trovo una pinacoteca mi ci reco da sola e loro nel frattempo fanno la siesta sul marciapiede di fronte all’ingresso; il tutto del resto diverrebbe complicato vista la presenza costante delle nostre cagnoline.

Abbiamo iniziato bene grazie ad un campeggio che, per modica spesa, ci ha offerto tutti i servizi possibili, compresa una colazione a buffet da sogno, con pane e dolci freschi fatti in casa ogni giorno, il tutto condito da una gentilezza rara, la stessa gentilezza che ho riscontrato negli ungheresi, un popolo delizioso, rilassante, educatissimo e… perfettamente bilingue! Moltissime persone parlavano un italiano ottimo, ma il loro inglese è assolutamente perfetto e di una precisione ammirevole e in qualsiasi luogo pubblico le iscrizioni sono in ungherese e (necessariamente altrimenti si capirebbero solo tra di loro) in inglese.

Non è assolutamente gente ricca, ma molto dignitosa e la città è piena di bellissimi giovani: mio marito e mio figlio ammiravano le bellezze locali 🙂 ma nemmeno io me la sono passata male, eh? E la gentilezza, il modo di vivere rilassato, la cortesia e il modo squisito di aiutarti… splendido! Peccato solo i troppi divieti nei confronti dei cani, ma ci siamo organizzati benissimo senza mai lasciare le pelosette in camper!

Che Budapest sia molto bella me ne sono resa conto immediatamente, ma il colpo al cuore l’ho avuto la sera del primo giorno: di ritorno in campeggio, a bordo del bus, abbiamo attraversato il Danubio percorrendo uno dei ponti che collegano Buda a Pest, era già sera e la città era illuminata come un presepe, dal castello ai ponti per arrivare al magnifico palazzo del Parlamento, in riva al fiume e di una bellezza incantevole. Mi sono trovata con il naso schiacciato al finestrino del bus e a bocca aperta come una bambina, impazzita dallo spettacolo incantevole che quei pochi secondi mi hanno regalato; l’indomani ho preteso di rimanere in centro sino a sera per poter scattare delle foto dalla riva del Danubio, anche se non sono più riuscita a percorrere il ponte la cui vista mi aveva incantata la sera precedente.

il meraviglioso Ponte delle Catene

Il meraviglioso Ponte delle Catene

Pest, personalmente, l’ho preferita: più moderna, evoluta, curata e bellissima, mentre Buda, nucleo originale di quella che poi diverrà Pestbuda (e solo successivamente Budapest o Budimpesta se ci arrivate dalla Slovenia), è estremamente più storica ma anche più decadente, di un fascino forse meno maestoso e signorile ma ricca di chicche storico-artistiche da non perdere… però non mi voglio perdere in sterili descrizioni, che almeno a me solitamente annoiano, in quanto preferisco accompagnarvi per mano guardando insieme un po’ di scatti.

Particolari del Ponte delle Catene

Particolari del Ponte delle Catene

Sotto la poesia del cielo di Budapest

Sotto la poesia del cielo di Budapest

"Le Scarpe", memoria agli ebrei gettati nel Danubio dalla furia nazista

“Le Scarpe”, memoria agli ebrei gettati nel Danubio dalla furia nazista

Street food con il Japanese Dog

Street food con il Japanese Dog

Ancora street food con il New York Dog

Ancora street food con il New York Dog

Musica nell'aria

Musica nell’aria

Luci dell'Est

Luci dell’Est

La metro più antica d'Europa: un gioiello!

La metro più antica d’Europa: un gioiello!

Classe anche sui tombini

Classe anche sui tombini

Sbirciando il Bastione dei Pescatori

Sbirciando il Bastione dei Pescatori

Il Bastione dei Pescatori... sembrava di trovarsi dinanzi al Re dei Goblin!

Il Bastione dei Pescatori… sembrava di trovarsi dinanzi al Re dei Goblin!

La Chiesa di San Mattia

La Chiesa di San Mattia

L'insegna della pasticceria prediletta di Sissi

L’insegna della pasticceria prediletta di Sissi

Dal Castello si stende tutta la bellezza della città

Dal Castello si stende tutta la bellezza della città

Le acque del Danubio

Le acque del Danubio

In navigazione lungo il Danubio

In navigazione lungo il Danubio

La città si accende come un presepe d'acqua

La città si accende come un presepe d’acqua

Un pezzetto alla volta le luci fioccano

Un pezzetto alla volta le luci fioccano

Il Parlamento di notte è magico

Il Parlamento di notte è magico

Un ultimo saluto al Danubio prima di partire per Bratislava!

Un ultimo saluto al Danubio prima di partire per Bratislava!

 

Lasciata Budapest siamo entrati in Slovacchia per una breve visita prima di raggiungere l’area sosta di Vienna per la notte, trovando un centro storico molto piccolo a dispetto della metropoli che negli anni vi è cresciuta intorno, ma assolutamente stupendo, una chicca tenuta benissimo e molto pulita come già avevamo riscontrato nella capitale ungherese… riprendiamoci quindi un pomeriggio libero per proseguire la nostra passeggiata tra uno scatto e l’altro!

Bratislava: museo della farmacia

Bratislava: museo della farmacia

Gli angolini del centro storico di Bratislava

Gli angolini del centro storico di Bratislava

Men at work!

Men at work!

Una scarpinata sino al Castello di Bratislava, ma ne è valsa la pena...

Una scarpinata sino al Castello di Bratislava, ma ne è valsa la pena…

Ho camminato moltissimo, eppure questa volta non mi è pesato particolarmente grazie alla bellezza della quale ho potuto godere, gli scatti sono stati centinaia e qui ho voluto lasciare una minima traccia, fatta quasi solo di immagini e di piccole emozioni, lasciando a voi la scelta se approfondire e magari inserire queste due belle capitali dell’est nella vostra “wish list”!

Arte, storia ed architettura/ Primi/ Ricette vegetariane

Mantova e i casoncelli nascosti!

Sabbioneta

Sabbioneta

E’ deciso: si parte per un fine settimana, ancora increduli di aver ottenuto tutti un giorno libero dal lavoro e dalla scuola… siamo una famiglia fortunata! La scuola è chiusa grazie ad un ponte con la giornata del santo patrono, al lavoro sono piovute suppliche e scene madri, non si sono verificati cataclismi, né influenze, né epidemie né tanto meno catastrofi naturali… non siamo nemmeno più in bolletta del solito, un pieno di gasolio lo possiamo fare… infilo in borsa un paio di abiti di ricambio e riempio una sacca di cibo da sistemare sugli scaffali del camper (persino il frigorifero funziona… ovvio, mica siamo ad agosto, stagione in cui notoriamente si rifiuta di partire)!

Destinazione? Dopo tante discussioni? Abbiamo ipotizzato Parma, Sabbioneta e Mantova, poi rammento al marito che non si può partire un giorno prima, pena il linciaggio da parte del figlio derubato di Halloween, quindi tagliamo Parma e si avvia il motore in direzione Sabbioneta.

Il mercatino

Il mercatino

Ci troviamo dinanzi un piccolo borgo, oltretutto Patrimonio dell’Umanità, molto curato e fortunatamente provvisto di un bellissimo mercatino dell’antiquariato (sorvolo sugli occhioni dolci fatti al marito affinché cedesse un paio di banconote alla sottoscritta… momentaneamente…ehm…sprovvista di contante): non abbiamo visitato alcun palazzo all’interno perché doversi sempre organizzare a turni avendo due cagnette che ci accompagnano, beh… diventa faticoso ed impegna troppo tempo! Abbiamo gironzolato con calma lungo le pulitissime stradine di Sabbioneta, chiacchierato con alcuni abitanti del luogo di una gentilezza squisita, osservato i palazzi e approfondito gli aspetti più interessanti grazie all’ufficio turistico locale, per poi rientrare all’area di sosta che ci ha ospitati, completa di acqua e di scarichi e totalmente gratuita… una chicca!

A parte il divieto violato... è proprio carino!

A parte il divieto violato… è proprio carino!

L’indomani mattina siamo ripartiti alla volta di Mantova, una piccola città deliziosa, pulita, con un’atmosfera provinciale molto rilassante ed un centro storico di tutto rispetto, dove abbiamo avuto modo di passeggiare, con il naso all’insù,  osservando i bellissimi palazzi, anche se molti dei quali totalmente coperti a seguito dei restauri in corso d’opera; purtroppo noi ci siamo trovati in città nella giornata del lunedì, turno di chiusura dei musei (ma porca miseria… se uno ha solo il lunedì viene totalmente punito!), pertanto abbiamo cercato di concentrare le uniche visite cui non intendevamo rinunciare al martedì mattina seguente, in vista del fatto che la sera dovevamo rientrare a casa, focalizzandoci unicamente sul Castello con il Palazzo Ducale e sul Palazzo Te.

La casa di Rigoletto

La casa di Rigoletto

Un piacevole tocco di antichità sul palazzo delle Poste

Un piacevole tocco di antichità sul palazzo delle poste

Il Castello di Mantova

Il Castello di Mantova

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Una delle splendide sale di Palazzo Te: la stanza dei giganti, un affresco a tutto tondo da lasciare senza fiato!

Una delle splendide sale di Palazzo Te: la stanza dei giganti, un affresco a tutto tondo da lasciare senza fiato!

Naturalmente non ho omesso la ricerca, caldamente consigliata da una cara amica, dei casoncelli alla zucca e amaretto, ma non sono stata in grado di trovarli in alcun negozio, pertanto ho pensato di farmeli da sola e di offrirveli per il pranzo di oggi!

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Ingredienti:

Per la sfoglia:

300 g. di farina di grano tenero

3 uova

Per il ripieno:

500 g. di zucca mantovana

80 g. di parmigiano

100 g. di amaretti

100 g. di mostarda mantovana

sale q.b.

noce moscata q.b. (io però ho usato la cannella perchè la preferisco)

pepe q.b.

un tuorlo per sigillare i dischetti di pasta ripiena

Procedimento:

Impastare tutti gli ingredienti previsti per la sfoglia e riporla a riposo per almeno un’ora; nel frattempo tagliare la zucca a cubetti ed infornarla a 180° per circa 30-45 minuti (fate attenzione perché dipende dal forno) o fintanto che si possa ridurre in purea, poi unire gli altri ingredienti rimasti. Mescolare bene e versare delle piccole quantità, a intervalli regolari, sull’impasto: tagliare poi dei dischetti di pasta e ricoprire la parte farcita con dei dischetti di uguale misura, sigillandone bene i bordi con del tuorlo d’uovo spennellato.

Cuocerli in acqua salata per circa 4 minuti e condirli con burro, salvia e parmigiano: deliziosi!

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Arte, storia ed architettura/ Pizze e pane/ Un po' del mio mondo/ Vini e bevande

Un altro sabato da foodblogger alla scoperta delle eccellenze friulane

Già mi sento professionale....

Già mi sento professionale….

Ancora non ci credo di avercela fatta, di esser riuscita ad andarci nonostante la mia “vita spericolata” che puntualmente riesce ad ingarbugliarmi le giornate: a dire il vero un po’ ci avevo rinunciato, ma la caparbietà di Cristina ha fatto sì che questa volta ci fossi anch’io (mi ha presa alla sprovvista, siamo onesti 🙂 )!

Sabato 10 ottobre, otto del mattino e si parte alla volta di Trivignano, piccolo borgo della campagna friulana, in compagnia di Cristina, organizzatrice della spedizione, di Barbara e di Gabriella… e poi ci sono anch’io, ancora travolta dai dubbi e dal (piccolo) senso di colpa per aver lasciato a casa da solo un figlio quasi-ammalato con la gastroenterite: quaranta minuti dopo siamo a destinazione, pronte e gasate per la visita al Molino Moras, da me già conosciuto in precedenza grazie al punto vendita di Trieste Unsaccomoras, ma che qui devo dire che ha dato il meglio di sé grazie ad una egregia introduzione in merito alle varietà di grano e alle relative proprietà organolettiche, cui è seguita la visita all’antico molino per poter toccare con mano quella che sino a quel momento era solo mera teoria. Oltretutto l’intervento del “lievitista” (eh sì… per tutte quelle che, come la sottoscritta, impastavano un po’ a casaccio, è stato uno shock sapere che esiste tale figura professionale) Giovanni Gandino mi ha resa edotta su aspetti chimici di tutta la faccenda che mi hanno letteralmente fatta cadere dal pero!

Ho avuto modo di apprendere molte nozioni in merito alla farina, che naturalmente io non distinguevo più di tanto non andando molto al di là della solita divisione tra grano tenero, grano duro e Manitoba, il tutto arricchito dalla mia ammirazione per una professionalità che ho apprezzato molto, grazie all’attenzione dimostrata dall’azienda per le caratteristiche del prodotto iniziale, che deve entrare in produzione in condizioni di umidità e di percentuale di sali minerali assolutamente ottimali e vista la poca serietà che negli ultimi anni aleggia nella produzione globale non è certo di poco conto: qui ci sono innanzitutto persone e solo successivamente piccoli imprenditori, pertanto il prodotto finale risulta essere assolutamente d’eccellenza e di altissima qualità! Posso dire anche la mia? Un aspetto che solitamente sfugge, ma io ho fatto una prova: il peso! Ho pesato un chilo di farina Moras e il risultato lordo era di 1200 g., esattamente la farina al netto più la tara della confezione, oltre al fatto che la farina rende al 100% nell’impasto. La farina della grande distribuzione, pesata al lordo, risultava pari a 980 g., tolta la tara restano 960-970 g. al massimo di prodotto, che nell’impasto non rende altrettanto, tant’è che per ottenere il mio pane quotidiano con una ricetta che prevede 500 g. di farina ne devo usare almeno 550 per non ottenere una pappa. E allora io premio la qualità ma anche l’onestà! E questa è gente che lavora sodo con onestà e trasparenza.

 

Inizia il tour...

Inizia il tour…

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Inizia l’apprendimento…

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Ed ecco il risultato finale!

Ed ecco il risultato finale!

 

Il processo produttivo è altamente meccanizzato

Il processo produttivo è altamente meccanizzato

 

Un giretto nei magazzini...

Un giretto nei magazzini…

 

Si passa all'aspetto pratico...

Si passa all’aspetto pratico…

 

e alle prime ghiottonerie!

e alle prime ghiottonerie!

 

Questo è anche un anno particolarmente importante per il Molino

Questo è anche un anno particolarmente importante per il Molino

 

Dopo la visita dello stabilimento di Trivignano, intervallato da una sacra e gustosa merenda accompagnata dalle tisane “Coccola Tè” dell’azienda Ferri dal 1905 (e voi non immaginate il profumo di vaniglia…),  c’è stato il trasferimento a Percoto, dove è situata l’azienda Dentesano, produttrice di ottimi insaccati realizzati a livello artigianale e con attenta e precisa cura nella scelta della materia prima e delle relative procedure di lavorazione, come ci è stato dato modo di testare nel corso dell’aperitivo offerto al nutrito gruppo di bloggers affamate e del successivo pranzo, tenutisi ambedue presso un casolare che era la fine del mondo! Il tutto è stato innaffiato dai vini della azienda Masùt da Rive: uno spettacolo! E non sono una persona che si accontenta di poco, da degna nipote di viticoltore, e giuro che un Sauvignon così non l’avevo mai bevuto prima….

La presentazione dell'azienda

La presentazione dell’azienda

 

E del menu che ci attende (la fame inizia a farsi sentire)

E del menu che ci attende (la fame inizia a farsi sentire)

 

Il "viaggio" nel mondo degli insaccati inizia dalla produzione dei wuerstel

Il “viaggio” nel mondo degli insaccati inizia dalla produzione dei würstel

 

Qui è una cosa "da sbavo"... mi sarei seduta sotto quei prosciutti e avrebbero dovuto portarmi via con la forza bruta... slurp!

Qui è una cosa “da sbavo”… mi sarei seduta sotto quei prosciutti e avrebbero dovuto portarmi via con la forza bruta… slurp!

 

I magazzini non sono da meno...

I magazzini non sono da meno…

 

Lo splendido scenario che ci ha ospitate per il momento più conviviale

Lo splendido scenario che ci ha ospitate per il momento più conviviale

 

Inizia il momento godurioso: cotto caldo in crosta con il kren

Inizia il momento godurioso: cotto caldo in crosta con il kren

 

Avvicinandoci timorosi all'abbeveramento

Avvicinandoci timorosi all’abbeveramento

 

...per gustare un Sauvignon fruttato che era la fine del mondo!

…per gustare un Sauvignon fruttato che era la fine del mondo!

 

Ecco i produttori di cotanta bontà...

Ecco i produttori di cotanta bontà…

 

Passiamo al salame "punta di coltello"?

Passiamo al salame Nonno Angelo in punta di coltello?

 

Meglio se accompagnato da un po' di focaccia...

Meglio se accompagnato da un po’ di focaccia…

 

C'è chi ci prova e mi conquista il cuore per la sua dolcezza (le mie pupe, al ritorno a casa, mi faranno la radiografia completa)

C’è chi ci prova e mi conquista il cuore per la sua dolcezza (le mie pupe, al ritorno a casa, mi faranno la radiografia completa)

 

Questi li memorizzo!

Questi li memorizzo!

 

Il pranzo è stato un momento di convivialità memorabile grazie alla simpatie delle bloggers e dalla semplicità dei titolari delle aziende: gente semplice, lavoratrice, abituata al lavoro in famiglia e al rapporto con la campagna con tutte le sue possibili variabili e difficoltà, persone molto alla mano e di un’umanità raramente rinvenibile in coloro i quali si trovano ai vertici aziendali.

Abbiamo avuto modo di assaggiare l’anatra all’arancia, splendido affettato accompagnato dai panini, anch’essi all’arancia, realizzati dal nostro mago del lievito con i prodotti del molino, il prosciutto di coniglio al tartufo (carne splendida!) con crackers di amaranto, il salame Nonno Angelo in punta di coltello accompagnato da una focaccia genovese, il prosciutto cotto in crosta con del buonissimo kren (rafano) grattugiato, tipico delle nostre zone e delicatamente adagiato su un crostino di filone e, tra i bocconcini caldi, lo stinco alla birra, accompagnato da deliziose patate (e meravigliosi grissini)… delicatissimo! Naturalmente per ogni piatto siamo stati coccolati con i relativi vini in maniera tale da esaltare i sapori grazie agli abbinamenti migliori: ho già scagliato una freccia in favore del Sauvignon, il bianco più buono mai bevuto, ma il bianco friulano non è stato da meno, per non tralasciare il Pinot nero, corposo al punto giusto, perfetto per gli insaccati ma non troppo “duro”.

Iniziamo il pranzo con l'anatra all'arancia e il profumatissimo pane agrumato abbinato

Iniziamo il pranzo con l’anatra all’arancia e il profumatissimo pane agrumato abbinato

 

Eccolo... panino all'arancia, una sciccheria!

Eccolo… il panino all’arancia, una sciccheria!

 

Coniglio e crackers all'amaranto

Prosciutto di coniglio al tartufo e crackers all’amaranto

 

No...dico...pure bellissimo da vedere!

No…dico…pure bellissimo da vedere!

 

Per accompagnare lo stinco alla birra

Per accompagnare lo stinco alla birra

 

E per sgranchirsi un po' le gambe si fa un giro ad ammirare la cucina

E per sgranchirsi un po’ le gambe si fa un giro ad ammirare la cucina

 

Bella eh?

Bella eh?

 

E volgendo gli occhi al cielo... uno splendore!

E volgendo gli occhi al cielo… uno splendore!

 

Prima di arrivare al momento del dessert, arricchito dai tipici dolci delle nostre zone a base di mele e frutta secca offerte dal Panificio Pasticceria Tondon,  c’è stato un altro intervento regalatoci dal Maestro di Arte Bianca Giuseppe Gandino che, oltretutto, è di una simpatia travolgente e ci ha fatte sbellicare dalle risate, oltre ad averci insegnato qualcosa sulla pasta madre, argomento per me abbastanza oscuro da sempre visto che da anni riesco a far morire qualsiasi lievito madre prima ancora di farlo diventare adulto… sia questa la volta buona che ce la farò?

Le foto scattate sono state più di cento e la scelta per la pubblicazione è stata molto dura: ve ne offro un po’… spero rendano bene l’idea della gioia provata nel corso della giornata!

Potevo non abbracciarmelo un po'? PS: mio marito ha visto la foto ululando "e questo chi è?"

Potevo non abbracciarmelo un po’? PS: mio marito ha visto la foto ululando “e questo chi è?”

 

Posso solo dire un grazie di cuore a Molino Moras, Salumificio Dentesano, QBquantobasta (goloso mensile che ha collaborato per l’organizzazione dell’evento), Masut da RiveFerri dal 1905, Panificio Pasticceria Tondon e al Maestro Gandino per la bellissima giornata e per i preziosi insegnamenti!

 

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Un sabato al Caffè San Marco

Gli interni del Caffè San Marco

Gli interni del Caffè San Marco

Sabato 3 ottobre, un sabato qualunque, come al solito costellato dai consueti impegni: spesa, pulizie di casa, cani a passeggio… poi casualmente do un’occhiata all’app di Facebook sul telefonino e, grazie ad un post di Cristina, vengo a sapere che Jessica è in visita nella nostra città: la mia prima reazione è una sonora protesta perchè anch’io voglio conoscere la “napoletana che viene da Seattle” e, detto fatto, complice mio figlio che si è eclissato a casa di un amico, il marito al lavoro, i miei genitori che non hanno combinato altri danni, i cani che sono democratici rinunciando al giretto lungo e Jessica che è molto disponibile… ci incontriamo davanti allo storico Caffè San Marco, all’interno del quale è in procinto di svolgersi una visita guidata (premesso, scovata da Jessica… perchè gli “indigeni” come la sottoscritta queste cose col cavolo che le sanno 🙂 !).

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Il caffè e i libri…

E insomma…. ne è uscito un pomeriggio bello, divertente, rilassante, pieno i chiacchiere nemmeno ci conoscessimo da un decennio, perchè lei è così, semplice, solare, verace ed esplosiva! Una forza della natura, accompagnata da Matteo, simpatico quanto lei e che mi hanno fatta sbellicare dalle risate… un incontro che a pelle è andato alla grande e io ad istinto non ho mai sbagliato!

Ho avuto modo così di sapere che lo storico Caffè San Marco nacque nel 1914 quale sala da biliardo e che venne parzialmente convertito in caffè per intrattenere le mogli dei relativi frequentatori, pur essendone proibita la tazzina alle donne (che però bevevano la cioccolata e forse tanto male non andava….), per divenire poi negli anni com’è ora… o quasi visto che due anni fa è stata nuovamente convertita un’ala del caffè al fine di poter ospitare alcune presentazioni letterarie, con conseguente vendita di volumi stampati. Del resto i suoi tavolini sono sempre stati occupati dagli intellettuali della città, quali Umberto Saba, James Joyce, Italo Svevo e Giani Stuparich, abitudine ancora portata avanti da molti studenti che su quei tavolini scribacchiano riempiendo quaderni di appunti o ripetendo intere lezioni di esame.

Libri, libri e ancora libri!

Libri, libri e ancora libri!

Alla descrizione del contesto ambientale e storico si è accompagnata anche una dettagliata spiegazione in merito al caffè, alle miscele usate e scelte personalmente dallo storico locale sino alla tostatura che viene effettuata in perfetta autonomia presso l’unica torrefazione di Trieste che ancora funziona a legna: in questo modo si ottiene un caffè al 90% arabica e 10% robusta intriso dell’aroma del legno e delle sue resine, un caffè “da conversazione” come è stato definito e come abbiamo avuto modo di assaggiare, una bevanda che non disturba il sonno nemmeno se gustata a pomeriggio inoltrato.

Il caffè all'origine

Il caffè all’origine

Il caffè verde

Il caffè verde

Chicchi crudi e tostati a confronto

Chicchi crudi e tostati a confronto

Il prodotto finale

Il prodotto finale

Di notevole interesse è la macchina che viene usata per riempire la tazzina, in quanto l’acqua scende a caduta verticale e non viene portata in orizzontale come in tutte le macchine espresso che vengono usate abitualmente: mi astengo dai dettagli tecnici perchè non sarei in grado di dare delle spiegazioni dettagliate e corrette, ma già l’aspetto estetico è notevole!

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Il nostro pomeriggio insieme non si è esaurito con il tour del caffè, ma si è prolungato in tutto relax ad un tavolino del San Marco dove abbiamo assaggiato una prelibatezza, tipica delle nostre zone, che Jessica non conosceva: un calice di Hugo, cocktail a base di sciroppo di fiori di sambuco, Prosecco, acqua minerale frizzante, lime e foglie di menta… che l’ha conquistata! Insomma, un altro punto a favore di Trieste… tant’è che penso per lei i nostri simboli d’ora in poi saranno piazza dell’Unità, affacciata sul mare, e lo Hugo 🙂

Lo Hugo

Lo Hugo

Torna ancora a trovarci Jess, con la tua travolgente simpatia… questa volta è stato un incontro improvvisato in mezzora (con tanto di foto scattate al cellulare perchè nella fretta ho dimenticato anche la  reflex), ma per la prossima volta lo Hugo ce lo organizziamo con cura!

Jess, a sinistra, ed io... l'incontro è stato talmente frettoloso che le foto sono state scattate tutte con il cellulare!

Jess, a sinistra, ed io… l’incontro più repentino della storia delle Bloggalline!

Arte, storia ed architettura

Il vento del mare del nord

Sono trascorsi un po’ di giorni dal mio rientro dalle vacanze e solo ora ho scaricato le fotografie perché nel frattempo la reflex ha avuto un problema e dovrà passare dal tecnico per una visitina 🙁

Gli scatti sono stati tantissimi perché questa volta mio figlio si è impadronito della mia fidata macchinetta (che il guasto sia un caso?) e ha scattato a ripetizione come un giapponesino, riuscendo a riempire 2 GB di schedina in due settimane!

Del resto la vacanza l’ha scelta lui e io ho accettato, mio malgrado, ben sapendo che scarpinare nella polvere cittadina non è certamente né riposante né tantomeno rilassante: la prima tappa è stata Cesky Krumlov, delizioso borgo boemo sulle rive della Moldava, dove ho assistito ad una fervente attività natatoria sulle sue acque, godendomi la città sorseggiando una deliziosa birra ghiacciata su un pontile galleggiante.

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Cesky Krumlov

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Cesky Krumlov e la Moldava

Cesky Krumlov, un piccolo gioiello sulle rive della Moldava

Cesky Krumlov, un piccolo gioiello sulle rive della Moldava

Successivamente ci siamo spostati a Berlino (e tralascio Dresda perchè la ricordavo più bella e invece è sporca e trascurata), metropoli più gradevole da vivere più che da visitare, nonostante la ricchezza delle proposte, forse perché già l’avevo vista in maniera molto approfondita, forse perché tutto riporta ad eventi storici legati alla dominazione nazista, che personalmente non apprezzo molto, forse perché alla fine detesto le grandi città; comunque sia a Berlino ho visto di tutto, dal tipo che con 40° girava vestito da orso bruno al signore (?) che passeggiava tranquillamente a sedere scoperto con la musica a palla… e il bello è che lì si può, nessuno si scandalizza né obietta alcunché e ciò mi piace da morire! In compenso nessuno sgarra perché alla prima cavolata che fai ti ritrovi in guai seri e ciò dimostra che il rispetto della libertà altrui può convivere tranquillamente con quello per le regole: stupendo!

Finalmente al Pergamon! Queste ceramiche me le sarei portate a casa subito....

Finalmente al Pergamon! Queste ceramiche me le sarei portate a casa subito….

Lo Zwinger (Dresda)

Lo Zwinger (Dresda)

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I giardini interni dello Zwinger

Il trasferimento successivo è stato ad Amburgo, meravigliosa città sull’Elba, un porto che è una città nella città: facendo il giro del porto in barca, due ore in tutto, ci si rende conto della sua enormità e del relativo indotto realizzato su un fiume! E’ una cosa di proporzioni mostruose, un fermento silenzioso e continuo di merci a livelli epici, nonostante tutto ciò riesca a convivere con i canali sparsi lungo la città a lambire le fondamenta dei palazzi, con delle spiagge estese e organizzatissime, con un porticciolo da diporto che è una chicca: trovarsi alle 11 del mattino a sorseggiare una magnifica birra fredda (sì, in Germania si può, anzi… si deve!) sul ponte di prua di un battello è un’esperienza deliziosa ed una soddisfazione impagabile, mentre il sole scalda come non mai e l’Elba luccica ondeggiando sotto lo scafo di motoscafi e barche a vela.

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Il porto di Amburgo

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Ancora la meravigliosa Amburgo

La tappa seguente è stata una piacevole sorpresa, un piccolo borgo nell’estremo nord tedesco, dove sarei rimasta un giorno in più se non fosse stato che il tempo era davvero bizzarro e ciò ha scoraggiato i miei fastidiosi coinquilini: Laboe, una frazione di Kiel, nello Schleswig-Holstein, completamente estesa sul lungomare, con una fila lunghissima di cottage bianchi su un lato e la spiaggia sull’altro, ventosa e colorata dalle vele multicolori dei ragazzi che praticano il kitesurf con una maestria tale che mi sono seduta sulla sabbia a guardarli mentre le cagnette erano libere di scorrazzare inseguendo il frangersi delle onde, senza nessuno che avesse da obiettare grazie alla splendida mentalità nordica di grande rispetto verso chiunque e di grande educazione ed etica.

Bellissimo quel momento in cui, coperta da una felpa pesante e da un megafoulard, mi sono goduta il vento del nord, ridendo delle evoluzioni dei kitesurfers e immaginando mondi lontani nello scrutare il lembo di terra danese che avevo di fronte, stupendo vedere Bubu che, pur nemica dell’acqua, correva con le zampette a mollo per portare a riva i sassi bagnati e regalarli a Polly: mi sono sentita viva come non mai contemplando quel cielo che virava dal sole cocente al temporale in pochi secondi, respirando quel vento sferzante freddo e tanto pulito nonostante la sabbia circostante che talora si sollevava formando delle dune nel mezzo della poca vegetazione e dei licheni.

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Laboe (Kiel): Bubu a caccia di sassi da portare alla sorella

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Il meraviglioso mare del nord

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Le due sorelline finalmente libere dai rispettivi guinzagli!

Il ritorno è stato costellato dalla visita a Sachsenhausen, che già avevo avuto modo di conoscere molti anni fa, ma presso cui siamo ritornati su richiesta di mio figlio il quale, dopo aver studiato il nazismo a scuola, giustamente voleva toccare con mano ciò che rimane della disperazione dei lager, pur avendone visto già più di uno; è seguito Buchenwald (con una capatina nella vicina e deliziosa Weimar), che nemmeno io conoscevo, almeno per completare un po’ la mia cultura in merito, iniziata anni fa nella mia città, unico centro italiano ad avere un campo di prigionia (la Risiera di San Sabba) e culminata pochi anni fa con Auschwitz-Birkenau. Conoscere la storia per comprendere il presente. Sante parole.

E piano piano siamo rientrati a casa, con un giorno di anticipo perché il budget era finito, ma è stato meglio così perché due giorni dopo è iniziata la scuola, un ambiente nuovo per mio figlio, un passo importante per lui che nei tre anni di scuola media ha sofferto tanto in un ambiente di pessima qualità che sembrava una caserma. E rimane il sogno, per l’anno venturo, di vedere ancora il mare, quello che io amo tanto, quello dei borghi di pescatori e dalle case bianche e blu, quel Mediterraneo che fa parte di me e senza il quale vivo male.

Il castello di Torgau

Il castello di Torgau

Il castello e l'Elba sullo sfondo

Il castello e l’Elba sullo sfondo

 

 

Arte, storia ed architettura/ Un po' del mio mondo

Il mondo perfetto

L'estasi di un'appassionata di cucina qui ha trovato l'apoteosi (e anche il cioccolato di Modica)

L’estasi di un’appassionata di cucina qui ha trovato l’apoteosi (e anche il cioccolato di Modica)

E’ quello in cui sei felice ogni mattina anche se il sole si nasconde e decidi che puoi sfruttare al meglio la giornata visitando il museo della tua città che ancora non hai visto, se anche piove e non puoi andare al mare va bene ugualmente, puoi stenderti sul divano e coccolarti con un libro, se il tempo cambia ogni pochi minuti puoi sistemare il balcone, riordinare l’orticello e rendere la casa più bella, se ti senti riposato puoi metterti in cucina e creare qualche meraviglia dal nulla, reinventandoti i pasti con il poco che c’è e organizzandoti la settimana di lavoro riempiendo il congelatore.

C’è chi si lamenta di questa estate bizzarra e molto norvegese, ma io me la sono goduta al meglio, ho finalmente reso la casa più abitabile e quando me la posso godere con un libro in mano mi sembra di rilassarmi in un albergo a cinque stelle, adoro alzarmi con calma la domenica, stiracchiarmi come un gatto e passeggiare a piedi nudi sul parquet riscaldato dal sole, sedermi sul balcone con una tazza di caffè in mano e guardare il bosco, gli alberi sovrastati da un cielo bellissimo pieno di nuvoloni variopinti che rotolando si rincorrono, le foglie cariche di pioggia che sembrano ancora più verdi e profumate.

C’è chi si agita se non può uscire, c’è chi in casa propria non riesce a starci, mentre per me le cose più importanti sono la casa e la borsa, enorme e strapiena, che mi accompagna ovunque, perché per me è sempre stato come portare un pezzetto di casa con me e tuffarmici dentro durante le interminabili ore lavorative e trovarvi dentro ogni bene di conforto, tenerla accanto a me sulla scrivania…beh, è davvero come essere un po’ nel salotto di casa mia!

Il mondo perfetto è avere un paio d’ore di tempo e riempire la casa dei profumi della cucina per poi sentire il cuore che scoppia di gioia nel vedere la famiglia che rientra sorridendo con le narici solleticate dall’aroma del pane nel forno, quando mio figlio mi corre incontro abbracciandomi e inondandomi di una fiume di parole confuse che rotolano incespicando una sull’altra per la fretta di farmi sapere proprio tutto in un minuto solo, quando mio marito aspetta pazientemente che termini il momento furioso del piccolo per raccontarmi la sua giornata, quando mi siedo rassegnata alla confusione e ascolto tutti, con le cagnoline che si arrampicano addosso a tutti esaltate dal profumo del cibo quasi pronto.

E’ bello anche quando si riesce a mettere insieme qualche giorno libero e scappare lontano, in un clima di complicità nonostante spesso si parta con quattro soldi in tasca, facendo letteralmente le capriole quando si parla del “viaggio dell’anno”, quello accuratamente scelto e preparato con la massima attenzione e costantemente a votazione unanime, quello che piano piano cerco di condividere con voi.

Mi rendo conto che sto pubblicando con moltissima lentezza, ma il non avere ancora un portatile tutto mio mi causa non poche difficoltà, comunque queste foto le avevo preparate pochi giorni fa cercando almeno di marchiarle con dei programmini estemporanei che non richiedano dei download, visto che sto usando un computer che non è il mio; godetevi anche questi scatti nel mentre io torno in cucina perché vorrei replicare una delle meraviglie che ho conosciuto nel corso di questo viaggio.

Taormina, un gioiello proteso a picco sul mare

Taormina, un gioiello proteso a picco sul mare

E' stata la tappa più bella in assoluto

E’ stata la tappa più bella in assoluto

Lo gnomo che è riuscito a trascinare un'intera famiglia fin quaggiù...

Lo gnomo che è riuscito a trascinare un’intera famiglia fin quaggiù…

E qui sono rimasta definitivamente folgorata....

E qui sono rimasta definitivamente folgorata….

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Arte, storia ed architettura/ Un po' del mio mondo

Ho pazienza solo per l’amore

“Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce.
Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. 
Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare.
Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato.
Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica. 
Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti.
Credo in un mondo di opposti, per questo evito le persone rigide e inflessibili. 
Nell’amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento.
Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare.
I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali.
Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza.”

Meryl Streep

 

Eppure, nonostante la pazienza sia latitante, ho trascorso l’ultima settimana con l’amica di sempre, quella perduta trent’anni fa e da poco ritrovata, quella che mi ha invaso la casa con i bagagli e il cuore con l’affetto che non ha mai perduto nelle sue peregrinazioni e nelle difficoltà che ha incontrato lungo il cammino: una settimana faticosa a gestire lei e il suo caro figliolo, ad accogliere anche il figlio maggiore appena ha trovato due giorni per raggiungerci, tutti strizzati in una casa che proprio grande non è: ho cucinato tanto, tantissimo, ho parlato molto, moltissimo… e ancora una volta ho capito che davvero non ho più tolleranza alcuna per chi manipola le persone, per chi sfrutta una donna per poi lasciarla da sola a crescere dei figli, senza un lavoro e con una casa che cade a pezzi, facendole la guerra e rovinandole l’esistenza.

Lei ora è ripartita mentre la sto aiutando a ritornare a casa, casa sua, la nostra città, chissà se ci riusciremo con l’unione di cuori che ci ha sempre contraddistinte, come quando avevamo quindici anni e ci divertivamo con nulla, quando contavamo gli spiccioli per un gelato al mare… ci spero davvero perché lei è dolcissima e già mi manca….

Appena lei è uscita ho incontrato un’altra cara ragazza, che conoscevo appena, in grosse difficoltà con il compagno e che si è trovata in mezzo alla strada, senza soldi né biglietto di ritorno a casa, sola in compagnia del suo cane e dei bagagli… potevo lasciarla nei guai? Ovviamente no, non me la sono proprio sentita, quindi (grazie alla collaborazione di un marito splendido) ce l’abbiamo fatta anche questa volta. E di nuovo posso ribadire di aver ricevuto più soddisfazione dall’amore che mi hanno regalato queste due persone rispetto ai rapporti fatui ed evanescenti con chi del mio tempo non merita nemmeno un minuto, con chi parla molto eppure non ti lascia nulla nel cuore, con chi ti elogia solo per mera convenienza: in pochi giorni ho ritrovato un’amica che credevo perduta e ne ho incontrata un’altra, ho imparato di più asciugando le sue lacrime che non ascoltando finti discorsi accademici e l’abbraccio che mi ha regalato ieri sera è valso più di mille parole.

Sono stanca, molto stanca…ma felice!

E ora finalmente riesco a condividere qualche scatto delle mie vacanze: mi sono fatta attendere, lo so, ma ne è valsa la pena investire il mio tempo regalando un pezzo del mio cuore perché la valanga di amore che ho ricevuto è stata incredibile, perché stringere lei in lacrime e faticare per non versarne altrettante è stata dura, ma so di aver fatto la scelta giusta e che la rifarei mille volte ancora!

Le foto che ho scattato sono moltissime, quindi inizio con quanto più mi ha colpito: i pescatori di Sciacca, perchè il legame che ho con il mare è indissolubile!

Le ceramiche erano un sogno

Le ceramiche erano un sogno

Specie se incorniciate dai colori del tramonto

Specie se incorniciate dai colori del tramonto

12)Sciacca,visita della cittadina,granita col pan caldo e acquisto pesse direttamente dai pescadori (39)

Quando siamo arrivati scendeva una sera meravigliosa…

L'indomani mattina  abbiamo atteso il rientro dei pescatori

L’indomani mattina abbiamo atteso il rientro dei pescatori

12)Sciacca,visita della cittadina,granita col pan caldo e acquisto pesse direttamente dai pescadori (59)

Abbiamo fatto scorta di pesce freschissimo

12)Sciacca,visita della cittadina,granita col pan caldo e acquisto pesse direttamente dai pescadori (54)

Abbiamo riempito il congelatore del camper

Per poi fare colazione con pane caldo e granita al limone..

Per poi fare colazione con pane caldo e granita al limone..

Il signor Aurelio, artigiano della granita, che ci ha fatti rincasare con una bella scorta di limoni

Il signor Aurelio, artigiano della granita, che ci ha fatti rincasare con una bella scorta di limoni

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