Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo.
(Buddha)
Le parole sono importantissime, ci puoi giocare, puoi cambiare un accento e stravolgere il senso di una frase, puoi accarezzare con parole dolci, puoi ferire con poche parole taglienti, puoi offendere con parole che non conoscono il significato del rispetto, puoi generare un do ut des di cattiveria e provocazione; puoi adulare, parlare senza mezzi termini, deridere, consolare, arrivare diretto al cuore, pugnalare alle spalle, sollevare il morale usando l’ironia, puoi sdrammatizzare e ridere di te stesso.
Amo le sfumature della nostra bellissima lingua ed è questo il motivo per cui, pur parlando fluentemente l’inglese, mi sono sempre rifiutata di curare un blog biligue, amo leggere, amo scrivere, adoro i libri scritti bene in cui le parole non sono stese a casaccio, ma che si inanellano l’una all’altra in un crescendo armonico e ricco di significato, in cui le pause dovute sono rispettate, in cui le consecutio ancora esistono e i congiuntivi non vengono demoliti.
Le parole sono fondamentali, il loro significato è essenziale, le parole costituiscono la base della comprensione, della cultura di un popolo, grazie alle parole utilizzate con cognizione di causa è possibile rapportarsi con il prossimo senza incomprensioni, con le parole si abbattono i muri dell’ignoranza, con le parole si può aiutare, si contratta, si cercano accordi, ci si oppone alle ingiustizie, si dà voce alla lotta.
Con le parole si crescono i bambini, si accarezzano gli amanti, si consolano i disperati, si rassicurano gli anziani, con le parole si insegna e si impara, ci si arricchisce perchè la cultura è ricchezza e con la cultura ci si difende dalla prepotenza e non ci si fa comandare, con le parole ci si libera dall’oppressione e ci si tutela dalle ingiustizie.
La parola è poesia, è protesta, è insegnamento, è comunicazione, è strumento, è voce, è tutto ciò che di noi possiamo liberamente esprimere. Ecco perchè amo tanto curarne il significato. Ecco perchè amo tanto le parole.
In questa mia riflessione, determinata da un momento in cui vedo tanta vacuità nella collettività, vuoto che purtroppo si riflette nell’andamento (disastroso) del paese in cui vivo, dove la pseudocultura di massa segue le vie strampalate degli opinionisti e degli influencers, dove ancora troppe persone non comprendono quanto sopra esposto, oggi mi sono voluta coccolare con le mele, volutamente inserite in un contesto goloso ma non ipercalorico, per ricordare i sapori della mia tradizione, le mie radici contadine, la saggezza popolare che giorno dopo giorno mi ha insegnato che la cultura è libertà di pensiero e di azione. Anche in questa società che spesso mi delude.
Tempo di preparazione | 10 mins |
Tempo di cottura | 45 mins |
Porzioni |
8 persone
|
- 200 g. farina 00
- 50 g. mandorle con la buccia
- 100 g. zucchero semolato
- 1 vasetto yoghurt bianco intero da 150 g.
- 3/4 vasetto latte io parzialmente scremato
- 1/2 vasetto olio semi io di girasole
- 2 mele
- 1 bustina lievito per dolci
- 1 pizzico sale fino
- q.b. cannella in polvere
Ingredienti
|
|
- Macinare finemente le mandorle aiutandosi con un cucchiaio di farina, poi aggiungere nella ciotola gli ingredienti secchi: farina e lievito, meglio se setacciati (io non l'ho fatto), zucchero, sale e cannella. Mescolare bene con la frusta, poi inserire la parte umida: yoghurt, latte e olio, mescolare bene e versare in uno stampo da plumcake ben oleato (io l'ho spennellato con olio evo) ed infarinato, sbucciare e tagliare le mele in fette sottili e disporle sulla superficie spingendole leggermente verso il basso, poi infornare a 180°, forno ventilato, per 45 minuti.