Il croccante è un dolce antico che profuma di feste e di fiere paesane, la cui ricetta la si ritrova anche nel bellissimo libro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, tuttavia se ne trova traccia anche su un testo spagnolo della seconda metà del quattrocento, portando quindi a supporre che la sua origine tragga le proprie fondamenta proprio in terra iberica; molti però sostengono che questo tipico dolce abbia origini italiane, nato intorno al 1200 nel sud d’Italia come derivazione di un tipico dolce arabo, a base di mandorle, miele, zucchero e spezie.
Ciò che è certo è che a me ricorda l’infanzia, quando la mattina del 6 dicembre mi alzavo dal letto impaziente di correre in salotto per vedere se nella notte fosse passato San Nicolò e se mi avesse lasciato qualche dono: ricordo ancora i miei quattro anni, quando sulla poltrona trovai un mangiadischi arancione fiammante, che ancora conservo, ricordo il plastico ferroviario che San Nicolò (il mio papino) costruì lavorando in piena notte dopo essersi fatto un turno massacrante alla guida di un treno, in maniera tale che io non lo vedessi.
Ricordo le scorpacciate di dolci, soprattutto di carbone di zucchero e di meringhe, che allora chiamavamo spumoni, seduta davanti alla televisione, momento di grande festa perchè a scuola non davano compiti e quindi ero autorizzata a vedermi un film in più rispetto al telefilm della sera, ricordo il torrone, c’era sempre quello della Sperlari sia nella versione morbida che quello durissimo e che ancora adoro nonostante non abbia una buona dentatura.
Ricordo il pomeriggio, quando la mia mamma mi accompagnava alla fiera di San Nicolò, mentre già da lontano, scendendo dal bus, si sentiva nell’aria il profumo di caramello e di mandorle tostate… la stessa magia che ho ricreato oggi in casa mia, mentre preparavo il croccante.
Riepilogo degli ingredienti:
600 gr. di mandorle
700 gr. di zucchero
2 cucchiaini di succo di limone
4 cucchiai d’acqua
Procedimento:
Innanzitutto premetto di aver acquistato le mandorle con la buccia, quindi le ho scottate per un paio di minuti in acqua bollente per poterle spellare agevolmente, poi le ho tostate utilizzando una padella antiaderente: io ancora non sono riuscita ad acquistare il forno in quanto il mio non funziona più, quindi si tratta di una procedura da eseguire in forno, ma la padella si è rivelata essere un’ottima alternativa.
Successivamente ho sciolto lo zucchero in acqua e limone facendolo imbiondire, senza però arrivare a bruciacchiarlo, e vi ho versato le mandorle, metà delle quali intere e l’altra metà tritata grossolanamente con l’aiuo di un coltello, ho amalgamato il tutto e versato sulla leccarda del forno rivestita di carta oleata; a questo punto ho livellato il tutto aiutandomi con un foglio di carta forno bagnato e strizzato che ho premuto sulla superficie del croccante (e con una presina per non scottarmi), poi ho premuto ancora un po’ con un limone tagliato a metà (anche l’arancio va benissimo) che, tamponato sulla superficie, ne aumenta l’aroma; prima che il composto solidifichi del tutto ho iniziato ad inciderlo in maniera tale da facilitami il successivo taglio.
Una volta raffreddato si può conservare in una scatola di latta per lungo tempo, anche se vista la bontà è difficile che vi rimanga così tanto! Io comunque, visto che appiccica parecchio, prima l’ho impacchettato in carta forno, così….
Riporto questo bellissimo articolo relativo a San Nicolò, festeggiato da sempre nella mia città, terra di confine tra la cultura cattolica e quella ortodossa, da cui la festa del 6 dicembre tanto attesa dai bambini.
SAN NICOLO’
La Leggenda di San Nicolò:
San Nicolò è uno dei Santi più venerati nel mondo e la sua fama è universale. Particolarmente sentito è a Trieste il culto del Santo protettore dei bambini che il 6 dicembre di ogni anno porta dei doni ai bambini buoni e carbone a quelli più discoli.
Nicola nacque in Medio Oriente presumibilmente nella città di Patana nella regione della Licia (attualmente in Turchia) attorno all’anno 270 d.C. da una famiglia nobile molto ricca. Rimase orfano molto presto ed usò le proprie ricchezze per aiutare i più poveri. Divenne sacerdote nella città di Myra, sempre nella regione della Licia, dove in seguito ne fu il Vescovo. Grandissime sono le doti ed i miracoli attributi a questo religioso ancora in vita, dalla resurrezione di tre bambini uccisi da un oste all’aver scongiurato una carestia nella città, dall’aver calmato una tempesta in mare all’aver salvato dalla pena di morte tre ufficiali condannati ingiustamente. Moltissimi altri miracoli gli sono inoltre attribuiti dopo la sua morte ma la leggenda di San Nicolò narra anche di un padre, nobile decaduto, costretto a mandare alla prostituzione le sue tre figlie non potendo offrire loro la possibilità di un matrimonio decoroso, al quale Nicola gettò dentro la finestra tre sacchetti pieni di monete, una ogni notte per tre notti di seguito; nell’iconografia del Santo troviamo infatti, oltre alla mitra ed al bastone pastorale, anche tre sacchetti o tre palle d’oro. Per tutto questo e molto altro ancora, San Nicola è oggi il Santo Protettore dei bambini, delle ragazze nubili, degli scolari, dei marinai, dei farmacisti, degli avvocati, profumieri, bottai, mercanti, pescatori e delle vittime di errori giudiziari.
In vita fu perseguitato da Diocleziano ma fu liberato da Costantino e sembra sia stato uno dei 318 partecipanti al Primo Concilio di Nicea del 325 voluto dall’Imperatore Costantino per sedare i conflitti interni della Chiesa. Morì a Myra il 6 dicembre di un anno non ben definito (presumibilmente nel 343). Il 9 maggio del 1087, 62 marinai partiti da Bari, trafugarono le spoglie del Santo dalla città di Myra conquistata dai Mussulmani e le portarono nella città pugliese. Alcuni anni dopo la Serenissima riuscì a trafugare altre ossa del Santo rinvenute nella zona del suo primo sepolcro a Myra e le depositarono nella chiesa di San Nicolò sul Porto del Lido.
San Nicola è quindi il patrono di Bari e si festeggia sia il 6 dicembre che il 9 maggio. Nelle zone di Trieste, Gorizia, basso Friuli, Istria e Alto Adige (zone ex Imprero Austro-Ungarico), permane il culto di San Nicolò che porta, doni, mandarini e dolci ai bambini al loro risveglio il 6 di dicembre.
Dal culto di San Nicola nasce quello di Santa Klaus (ossia Saint Nikolaus) o semplicemente Babbo Natale, che viene festeggiato tradizionalmente il giorno di Natale.
San Nicola da Myra, San Nicola di Bari, San Nicola Magno, Santa Klaus, San Niccolò, sono tutti i nomi con il quale si identifica uno dei Santi più popolari del mondo e sicuramente uno dei più amati a Trieste dove, come dialetto vuole, viene chiamato San Nicolò con un “c” sola.
La filastrocca di San Nicolò
San Nicolò de Bari
la festa dei scolari
se i scolari no fa festa
ghe taieremo la testa!