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Dolci coccole

Dolci e desserts

Ed ecco la versione al latte!

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Visto che vi sono piaciuti i cioccolatini fondenti preparati ieri, vi posto anche le foto della versione al latte perchè sono venuti nutellosamente morbidissimi: gli ingredienti sono stati sciolti a bagnomaria anche in questo caso, e senza procedere al temperaggio del cioccolato, ma il risultato è questo…lucidissimi!!!

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Riepilogo degli ingredienti:

cioccolato al latte di ottima qualità q.b.

burro di cacao Venchi q.b.

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Dolci e desserts

Primavera di gelo… e io preparo i cioccolatini!

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Oggi ho lavorato solo mezza giornata, l’altra metà l’ho occupata nel tentativo di portare in salvo lo scooter e non rischiare di doverlo lasciare nel mezzo della strada sotto il gelo polare… tempo qualche ora e l’ho trovato con i ghiaccioli sulla carrozzeria, il bauletto con le stalattiti e il parabrezza inservibile ed oscurato da una coltre di ghiaccio spessissimo; ce l’ho fatta a rientrare a casa a passo d’uomo, senza mai frenare e sbirciando al di là del parabrezza e appena rientrata in casa sono stata immediatamente ispirata da un bel lavoretto invernale, confortante e profumato… preparare dei cioccolatini!

Da tempo avevo un bellissimo stampo in silicone, sinora utilizzato solo per la preparazione dei gessetti profumati, e anche dell’ottimo burro di cacao Venchi, frutto di una collaborazione con il precedente blog e… beh, ho provato, così… senza ricetta e solo ad intuito!

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Ho fatto fondere, a bagnomaria, del burro di cacao con del cioccolato amaro in polvere e un po’ di zucchero, il tutto ad occhio (e assaggio, confesso!) e aiutandomi con un goccio di latte, non c’è voluto poi tanto tempo ed è stato semplicissimo; certamente non è stato un lavoro da maître chocolatier, ben lontana da quello che sicuramente è la procedura corretta del cioccolato temperato,  ma ho ottenuto un risultato soddisfacente: metà sono stati farciti con del riso soffiato al cioccolato, quello che mio figlio mangia a colazione, mentre gli altri sono stati lasciati al naturale.

Ho aiutato la solidificazione ponendo lo stampino nel frigorifero, nonostante abbia letto che l’ideale è il freezer… però non avevo nemmeno mezzo cassetto libero e di certo non scendevo in garage (dove ho il surgelatore grande) con questa bufera! Vabbè, c’è voluto un po’ di più, ma non avevo fretta…

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E’ stato un primo esperimento, ma penso ne possano uscire un sacco di cose carine, quel che è certo è che non acquisterò più cioccolatini pronti: mi ci vedo mentre preparo cupcakes, cioccolatini di svariati tipi, dolcetti al miele e all’acqua di rose… rilassata a godermi queste piccole meraviglie… per me è la perfetta allegoria della serenità!

Riepilogo degli ingredienti:

cacao amaro in polvere q.b.

burro di cacao q.b.

un pizzico di zucchero

un goccio di latte

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Conserve/ Dolci e desserts

Mousse speziata con gli scarti di mela

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Ricordate il succo di frutta alla mela di qualche tempo fa? Vi dissi di non buttare le bucce e i torsoli e che vi avrei spiegato il perchè di ciò… spero vivamente li abbiate surgelati perchè in effetti ci ho messo un po’ di tempo… 🙂

L’operazione è semplicissima: ponete in una pentola gli scarti delle mele, con l’unica eccezione dei semini (proviamo ad interrarli?) e dei piccioli (chi fa il compost li può riutilizzare…eh, qui non si butta proprio nulla!), aggiungete dello zucchero di canna, della cannella in polvere, un po’ di zenzero in polvere e un pizzico di chiodi garofano in polvere, spruzzate il succo di un limone e cuocete a fiamma vivace per 2 o 3 minuti, una frullatina di minipimer e la mousse è pronta!

Io la porto al lavoro, chiusa in un barattolo di marmellata, per merenda… è deliziosa anche fredda!

Sappiate però che ho provato a congelare il vasetto già pronto e anche a fare il sottovuoto, come per le marmellate, e il risultato non mi ha delusa, quindi con poco si possono avere delle merende sempre pronte, sane e gustose.

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Riepilogo degli ingredienti:

scarti di mela (bucce e torsoli privati dei semini)

zucchero di canna

cannella, zenzero e chiodi garofano (tutti in polvere)

succo di limone

E’ da un po’ che non ci ascoltiamo un po’ di musica… ci state? E’ un brano che a me trasmette sempre una passione immensa….

[youtube=http://youtu.be/NnEmE8qanG8]

Dolci e desserts/ Microonde

Il nostro San Valentino… nonostante tutto!

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Sì… il nostro San Valentino nonostante tutto: nonostante sia un mese più povero degli altri, nonostante non possa sfornare un dolcino un po’ più ricercato perchè ancora non ho il forno, nonostante… beh, nonostante le mille difficoltà, perchè non mi sono arresa, perchè un momento carino glielo volevo donare a quest’uomo che mi sopporta, che regge i miei malumori, le mie follie, i miei isterismi passeggeri, le mie lune storte, le mie malinconie, il mio perdermi nei lavori inutili mentre la pila dei panni da stirare cresce di un metro al giorno, che mi accontenta sempre, che fa follie per rendermi felice, che mi ama quando meno lo merito, quando vado in confusione, quando dico che non amo nessuno…

L’ho preparato al microonde, ma uno stampino in silicone a forma di cuore non ce l’avevo, gli ingredienti perfetti nemmeno (sorvoliamo sul fatto che il cioccolato acquistato per preparare i dolci e nascosto molto bene lui l’ha trovato e zitto zitto se l’è spazzolato tutto…), però proprio non intendevo arrendermi e il dolcino me lo sono inventato!

Ho mescolato 125 grammi di farina (in realtà c’è una piccola parte di fecola perchè nemmeno la farina a sufficienza avevo) con 125 grammi di zucchero e un pizzico di sale, ho aggiunto due uova, mezza bustina di lievito per dolci e 60 grammmi di burro fuso al microonde, poi sono andata veramente ad occhio, allungando l’impasto con un pizzico di latte e profumando il tutto con un po’ di vanillina e aggiungendo del cacao in polvere… quello che c’era… c’era! E basta!

Successivamente ho oleato una pirofilina in ceramica, vi ho versato l’impasto e ho infornato a 650 W per 6 minuti e, terminata la cottura, ho lasciato il dolce ancora 3 minuti nel forno chiuso; una volta estratto e raffreddato ho spolverizzato lo zucchero a velo utilizzando una mascherina da stencil per dolci, così ho rimediato anche alla mancanza dello stampo a cuore!

Riepilogo degli ingredienti:

125 g. di zucchero

125 g. di farina

sale q.b.

2 uova

60 g. di burro

mezza bustina di lievito per dolci

vanillina a piacere

cacao in polvere a piacere

zucchero a velo vanigliato

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E’ stata una cena semplicissima, ma condita con l’amore che ci tiene uniti nonostante le difficoltà di ogni giorno, contro tutto e tutti, arricchita da un dessert preparato con poco e da un brindisi alla nostra piccola famiglia che resiste a tutto, alle tempeste, ai problemi, a chi ci vorrebbe dividere, alle invidie, alle meschinità che talvolta ci circondano e che cercano, inutilmente, di attaccarci… perchè noi siamo uniti e la nostra unione è una forza indistruttibile!

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Nel mentre scrivevo queste parole aleggiava dentro di me questo vecchio, stupendo brano, cantato dalla meravigliosa voce di Mario del Monaco, ma che qui ripropongo nell’interpretazione di Andrea Bocelli… sinceramente per il mio gusto l’interpretazione del più grande tenore drammatico di tutti i tempi rimane imbattibile, ma mi piaceva l’idea di postare una versione più fresca e Bocelli riesce a dare un tocco di raffinatezza a qualsiasi interpretazione.

[youtube=http://youtu.be/cioXv5WWCzY]

Dolci e desserts

Frittelle di mele profumate alla cannella… velocissime!!!

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Stasera sono rientrata tardi e stanchissima, per giunta dopo aver ritirato la pagella di mio figlio, quindi un po’ di coccole servivano proprio, anche se non avevo la più pallida idea di cosa mettere in pentola per la cena…troppo stanca, troppo tesa, troppo tutto!!!

In casa perà c’erano anche troppe mele, sinceramente nemmeno troppo in simmetria con i miei gusti… detesto le renette e adoro le stark, quindi… perchè non fare le frittelle facendo fuori un po’ di mele e risolvendo la cena coccolosa?

Innanzitutto ho preparato la pastella, con 3oo gr. di farina, 400 ml. di latte, un pizzico di sale, 40 gr. di zucchero, un po’ di vanillina e 4 uova, mescolando bene con la frusta affinchè non si formino dei grumi e, solo alla fine, ho versato una generosa spolverata di cannella in polvere.

Nel frattempo ho levato il torsolo alle mele con l’apposito attrezzo, le ho sbucciate (salvando le bucce, ma poi vi spiego) e poi le ho affettate ottenendo degli anellini di circa mezzo centimetro di spessore; le fette di mele sono state ripassate prima nello zucchero semolato e successivamente nella pastella, per poi tuffarle nell’olio bollente: in pochi istanti si gonfiano e diventano di un bel colore dorato!

Le ho appoggiate sulla carta da cucina e spolverizzate con zucchero a velo vanigliato (ricicilato dai pandori)… tutto qua, una cena a bassissimo costo e splendida!!!

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E ora… che ci si fa con le bucce ed, eventualmente, pure con i torsoli? Io le bucce le essico sul termosifone e poi le utilizzo per ottenere un ottimo infuso drenante e diuretico, ma se vogliamo utilizzare anche i torsoli è sufficiente elimare il picciolo e i semi, per poi mettere bucce e torsoli in un tegame insieme a succo di limone, zucchero di canna, cannella e zenzero, pochi minuti di cottura, una frullata di minipimer…et voilà, una deliziosa mousse pronta!

Buon appetito belle signore!!!

Riepilogo degli ingredienti:

300 gr. di farina

400 ml, di latte

40 gr. di zucchero

4 uova

1 pizzico di sale

vanillina

cannella

zucchero semolato e zucchero a velo

olio di girasole per friggere

mele a volontà

Un paio di scatti della mia città…

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Vi lascio con una delle più belle scene mai viste a teatro… da mozzare il fiato! Il dolore espresso nel canto di Grizabella, protagonista del musical “Cats”, capolavoro di Andrew Lloyd Webber, lo stesso autore de “Il fantasma dell’opera”, che amo alla follia; il brano,  mio avviso, è uno dei più belli mai scritti e la voce di Elaine Paige riesce ad arrivare diretta al cuore di chi l’ascolta… ho provato i brividi mentre le note salivano e sembrava venisse giù il teatro… un’emozione unica! Il brano è stato scritto da Trevor Nunn, ispirato dalla poesia “Rapsodia su una notte di vento”, e accompagna il momento finale dell’opera, quando Grizabella,  un tempo affascinante gattina che, dopo aver abbandonato il gruppo si è ritrovata sola, abbandonata e in miseria, si rivolge ai compagni di un tempo chiedendo di essere perdonata e riammessa fra loro; sarà Old Deuteronomy, l’anziano capo dei Jellicle Cats, a concedere proprio a lei il privilegio di salire la scala che la porterà all’Heaviside Layer, paradiso degli stessi… bellissima allegoria del grande valore dell’umiltà e del perdono.

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Autoproduzione/ Dolci e desserts

Farsi lo yoghurt in casa senza yoghurtiera… ed è delizioso!

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Dopo tanti giorni di feste e bagordi vi sentite belli pienotti e rimpinzati, vero?

Io no…prrrr!!!! Ahahah, come ogni anno intorno a Natale mi passa l’appetito, non amo nè panettoni, nè pandori, nè il cioccolato, quindi questo tripudio di colesterolo finisce con il darmi la nausea, però vi voglio bene e quindi penso alle vostre arterie con un bel yoghurtone home-made!

Il tutto nasce dalla mia intolleranza al latte, alimento del quale sono tremendamente ghiotta, ma non reggo nemmeno quello privo di lattosio, non c’è nulla da fare e più passano gli anni e peggio sto, ero arrivata a privarmi anche degli yoghurt, almeno finchè ho scoperto che se la fermentazione viene fatta “a modino”, quindi con il dovuto rispetto dei necessari tempi affinchè vi sia la completa modificazione del lattosio… lo yoghurt me lo posso mangiare a vagonate!

Evidentemente a livello industriale i tempi sono notelvolmente ristretti con la conseguenza che il mio corpo se ne accorge scatenando immediatamente una reazione immunitaria tremenda, ma siccome sono una che non si arrende facilmente ho trovato questa soluzione, tralaltro veloce ed economica.

E’ sufficiente far arrivare all’ebollizione un litro di latte e farlo poi sobbollire lentamente per i successivi quindici minuti, poi spegnere il fuoco e lasciare il tutto a riposare, scoperto, per mezzora; a questo punto aggiungere un vasetto di yoghurt (il primo sarà necessariamente quello acquistato, ma poi andrete avanti con il vostro yoghurt autoprodotto, salvo ricominciare  da capo nel caso in cui inacidisse troppo per i vostri gusti), mescolare  e travasare nei contenitori in vetro della marmellata.

Io li tengo al calduccio sino al giorno seguente nel forno (spento), dopodichè li ripongo in frigorifero: sembra durino sino a cinque giorni, ma io me li divoro subito, quindi non offro idonee garanzie di scadenza.. 🙂

Di una semplicità disarmante, ma ho voluto postare questo procedimento poichè ancora mi sento chiedere se non uso la yoghurtiera, il che mi fa supporre che non si tratti di una procedura particolarmente diffusa, benchè estremamente efficace.

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In questi giorni, nonostante non abbia saltato un giorno di ufficio, ma complice la chiusura delle scuole (e gnometto più tranquillo), mi sono sentita un po’ più rilassata e ho voluto intraprendere qualche lavoretto non strettamente necessario, ma estremamente piacevole, come questa preparazione; a tal proposito desidero riportare le bellissime parole inviatemi dall’amica più cara che ho… lei che mi conosce bene… e che sa che farò di tutto per metterle in pratica:

Non smettere mai di correre verso un traguardo, non smettere di essere
te stesso, lotta sempre per ciò che desideri.
Vivi per la tua vita, ama chi ti ama e aiuta quando puoi, sogna sempre
mete impossibili, regalati in ogni istante attimi di vita eterna e in
tutto questo immenso vivere racchiudi la magia dell’amore..
– Madre Teresa di Calcutta –

Da parte mia, per ora, ci metto le note di uno dei brani musicali che più amo… ascoltando ciò che ci fa sentire a proprio agio l’impegno procede come un fiume in piena….

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Dolci e desserts

Il regalo perfetto? Un vassoio di ciambelle!

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Dopo l’euforia ubriaca di felicità di Iaia ho iniziato a riflettere sull’importanza del regalo “perfetto”, di quello privo di valore economico, ma fatto e cercato con il cuore, adatto alla persona che lo riceverà, pensato e ragionato esplorando l’anima di colui il quale lo avrà, lontano da valutazioni economiche, da griffe o dalle mode del momento.

Sono parecchi anni che nel periodo natalizio gironzolo nei negozietti del centro perchè è tutto sbrilluccicoso, allegro, colorato… e guardo con distaccata tristezza una moltitudine umana che si accalca sugli scaffali senza capire un’acca di ciò che sta facendo, è tutto un “compra-compra” e un sentir dire che “anche questo ce lo siamo levati dalle scatole”: ma che regali sono questi? Ho avuto un periodo di overdose natalizia, di nausea totale dovuta al consumismo che ho dinanzi ogni giorno, dal consumare la gioia di un regalo cercato in una frazione di secondo, come una candela che si esaurisce subito a causa di uno stoppino sbagliato… insomma, sono anni che provo un fastidio epidermico al solito “buon Natale e buone feste” buttato lì per dovere, come se a colui il quale me lo dice importasse qualcosa del mio Natale, ma si sa… va detto, no? E’ un clichè, una costante codificata… e come ogni codificazione a me dà un fastidio profondo!

Quest’anno giocoforza ho dovuto rivalutare la situazione perchè mi sono trovata in bolletta perenne, come gran parte dei miei connazionali, in grosse difficoltà con una parte dei membri della famiglia, nei confronti dei quali qualsiasi regalo sarebbe stato fatto per dovere e non per piacere, quindi ho riconsiderato il valore di un dono preparato con le mie mani e con amore, doni che sono ancora in lavorazione perchè ho avuto un surplus di lavoro in ufficio e mi trovo inguaiata.

La settimana scorsa mio figlio ha avuto una grossissima delusione da San Nicolò, che non ha visitato un paio di case dove lui si aspettava di trovare un pensierino, l’ho visto con gli occhietti gonfi di pianto, con la delusione dipinta sul visetto e io ne ho sofferto da morire perchè la cosa peggiore è deludere un bambino, quindi ho voluto donargli una mattina del mio tempo, una giornata rubacchiata all’ufficio, complice il maltempo e il ghiaccio, che non ho utilizzato per il riposo, anche se ne avrei avuto un bisogno disperato, ma per far felice il mio topolino!
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Non le avevo mai fatte le ciambelle, ma queste sono di una semplicità disarmante e di una bontà e morbidezza incredibili, verrebbe da sdraiarcisi sopra e farci un sonnellino (eh sì… la stanchezza si fa sentire…), quindi ora vi spiego come si fanno e vedo di prepararne delle altre al più presto!

Ho cucinato nella pentola a pressione 600 gr. di patate con un po’ di sale (in realtà ho cannato tutte le dosi perchè quando sono stanca tendo a dare i numeri, ma poi ho aggiustato tutto in proporzione…con il risultato di aver sfamato mezzo quartiere), poi le ho pelate e passate allo schiacciapatate, aggiungendovi un chilo di farina, due cucchiai di zucchero, quattro uova, le bucce di un limone e di un’arancia grattugiate, 200 gr. di burro fuso e una bustina di lievito di birra liofilizzato (o un cubetto di lievito fresco) sciolto in 25 gr. di latte tiepido, ho poi impastato bene il tutto e lasciato a riposo per un paio d’ore.

Successivamente ho ottenuto dei rotolini di impasto, aiutandomi con dell’altra farina, che ho unito a formare delle ciambelle, da friggere velocissimamente nell’olio bollente, dopodichè è stato sufficiente appoggiarle sulla carta da cucina e, ancora calde, ripassarle nello zucchero semolato.

Mangiate calde mi hanno lasciato qualche dubbio, secondo me un pizzichino di sale in più non ci sarebbe stato male, ma una volta fredde erano assolutamente perfette… il mio bimbo ha dimenticato il momento di delusione, si è fatto coraggio dicendo che il regalino ce lo compriamo noi con i risparmi alla faccia di San Nicolò che si è scordato qualche passaggio e con le guanciotte piene di ciambella è tornato a giocare!
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Ecco, questo è stato il regalo perfetto: per un bambino non servono grandi spese, un bimbo non farà mai i conti nel portafoglio della mamma, ma una giornata dedicata a lui e a riempirgli il pancino di cose golose non ha prezzo!
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Riepilogo degli ingredienti:

600 gr. di patate

1 kg. di farina

2 cucchiai di zucchero

1 pizzico di sale

1 bustina di lievito (o un cubetto) di birra

25 gr. di latte

la buccia di un’arancia e di un limone

200 gr. di burro

4 uova

olio di semi per friggere

zucchero semolato per la finitura finale

Vi regalo qualche scatto che ha accompagnato il mio fine settimana a Levico Terme…
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e due scatti fatti al volo lungo la Strada Costiera al momento del ritorno… in controluce, ovviamente!
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Dolci e desserts

Il mio croccante aspettando San Nicolò

Il croccante è un dolce antico che profuma di feste e di fiere paesane, la cui ricetta la si ritrova anche nel bellissimo libro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, tuttavia se ne trova traccia anche su un testo spagnolo della seconda metà del quattrocento, portando quindi a supporre che la sua origine tragga le proprie fondamenta proprio in terra iberica; molti però sostengono che questo tipico dolce abbia origini italiane, nato intorno al 1200 nel sud d’Italia come derivazione di un tipico dolce arabo,  a base di mandorle, miele, zucchero e spezie.

Ciò che è certo è che a me ricorda l’infanzia, quando la mattina del 6 dicembre mi alzavo dal letto impaziente di correre in salotto per vedere se nella notte fosse passato San Nicolò e se mi avesse lasciato qualche dono: ricordo ancora i miei quattro anni, quando sulla poltrona trovai un mangiadischi arancione fiammante, che ancora conservo, ricordo il plastico ferroviario che San Nicolò (il mio papino) costruì lavorando in piena notte dopo essersi fatto un turno massacrante alla guida di un treno, in maniera tale che io non lo vedessi.

Ricordo le scorpacciate di dolci, soprattutto di carbone di zucchero e di meringhe, che allora chiamavamo spumoni, seduta davanti alla televisione, momento di grande festa perchè a scuola non davano compiti e quindi ero autorizzata a vedermi un film in più rispetto al telefilm della sera, ricordo il torrone, c’era sempre quello della Sperlari sia nella versione morbida che quello durissimo e che ancora adoro nonostante non abbia una buona dentatura.

Ricordo il pomeriggio, quando la mia mamma mi accompagnava alla fiera di San Nicolò, mentre già da lontano, scendendo dal bus, si sentiva nell’aria il profumo di caramello e di mandorle tostate… la stessa magia che ho ricreato oggi in casa mia, mentre preparavo il croccante.

Riepilogo degli ingredienti:

600 gr. di mandorle

700 gr. di zucchero

2 cucchiaini di succo di limone

4 cucchiai d’acqua

Procedimento:

Innanzitutto premetto di aver acquistato le mandorle con la buccia, quindi le ho scottate per un paio di minuti in acqua bollente per poterle spellare agevolmente, poi le ho tostate utilizzando una padella antiaderente: io ancora non sono riuscita ad acquistare il forno in quanto il mio non funziona più, quindi si tratta di una procedura da eseguire in forno, ma la padella si è rivelata essere un’ottima alternativa.

Successivamente ho sciolto lo zucchero in acqua e limone facendolo imbiondire, senza però arrivare a bruciacchiarlo, e vi ho versato le mandorle, metà delle quali intere e l’altra metà tritata grossolanamente con l’aiuo di un coltello, ho amalgamato il tutto e versato sulla leccarda del forno rivestita di carta oleata; a questo punto ho livellato il tutto aiutandomi con un foglio di carta forno bagnato e strizzato che ho premuto sulla superficie del croccante (e con una presina per non scottarmi), poi ho premuto ancora un po’ con  un limone tagliato a metà (anche l’arancio va benissimo) che, tamponato sulla superficie, ne aumenta l’aroma; prima che il composto solidifichi del tutto ho iniziato ad inciderlo in maniera tale da facilitami il successivo taglio.

Una volta raffreddato si può conservare in una scatola di latta per lungo tempo, anche se vista la bontà è difficile che vi rimanga così tanto! Io comunque, visto che appiccica parecchio, prima l’ho impacchettato in carta forno, così….

Riporto questo bellissimo articolo relativo a San Nicolò, festeggiato da sempre nella mia città, terra di confine tra la cultura cattolica e quella ortodossa, da cui la festa del 6 dicembre tanto attesa dai bambini.

SAN NICOLO’

La Leggenda di San Nicolò:

San Nicolò è uno dei Santi più venerati nel mondo e la sua fama è universale. Particolarmente sentito è a Trieste il culto del Santo protettore dei bambini che il 6 dicembre di ogni anno porta dei doni ai bambini buoni e carbone a quelli più discoli.

Nicola nacque in Medio Oriente presumibilmente nella città di Patana nella regione della Licia (attualmente in Turchia) attorno all’anno 270 d.C. da una famiglia nobile molto ricca. Rimase orfano molto presto ed usò le proprie ricchezze per aiutare i più poveri. Divenne sacerdote nella città di Myra, sempre nella regione della Licia, dove in seguito ne fu il Vescovo. Grandissime sono le doti ed i miracoli attributi a questo religioso ancora in vita, dalla resurrezione di tre bambini uccisi da un oste all’aver scongiurato una carestia nella città, dall’aver calmato una tempesta in mare all’aver salvato dalla pena di morte tre ufficiali condannati ingiustamente. Moltissimi altri miracoli gli sono inoltre attribuiti dopo la sua morte ma la leggenda di San Nicolò narra anche di un padre, nobile decaduto, costretto a mandare alla prostituzione le sue tre figlie non potendo offrire loro la possibilità di un matrimonio decoroso, al quale Nicola gettò dentro la finestra tre sacchetti pieni di monete, una ogni notte per tre notti di seguito; nell’iconografia del Santo troviamo infatti, oltre alla mitra ed al bastone pastorale, anche tre sacchetti o tre palle d’oro. Per tutto questo e molto altro ancora, San Nicola è oggi il Santo Protettore dei bambini, delle ragazze nubili, degli scolari, dei marinai, dei farmacisti, degli avvocati, profumieri, bottai, mercanti, pescatori e delle vittime di errori giudiziari.

In vita fu perseguitato da Diocleziano ma fu liberato da Costantino e sembra sia stato uno dei 318 partecipanti al Primo Concilio di Nicea del 325 voluto dall’Imperatore Costantino per sedare i conflitti interni della Chiesa. Morì a Myra il 6 dicembre di un anno non ben definito (presumibilmente nel 343). Il 9 maggio del 1087, 62 marinai partiti da Bari, trafugarono le spoglie del Santo dalla città di Myra conquistata dai Mussulmani e le portarono nella città pugliese. Alcuni anni dopo la Serenissima riuscì a trafugare altre ossa del Santo rinvenute nella zona del suo primo sepolcro a Myra e le depositarono nella chiesa di San Nicolò sul Porto del Lido.

San Nicola è quindi il patrono di Bari e si festeggia sia il 6 dicembre che il 9 maggio. Nelle zone di Trieste, Gorizia, basso Friuli, Istria e Alto Adige (zone ex Imprero Austro-Ungarico), permane il culto di San Nicolò che porta, doni, mandarini e dolci ai bambini al loro risveglio il 6 di dicembre.

Dal culto di San Nicola nasce quello di Santa Klaus (ossia Saint Nikolaus) o semplicemente Babbo Natale, che viene festeggiato tradizionalmente il giorno di Natale.

San Nicola da Myra, San Nicola di Bari, San Nicola Magno, Santa Klaus, San Niccolò, sono tutti i nomi con il quale si identifica uno dei Santi più popolari del mondo e sicuramente uno dei più amati a Trieste dove, come dialetto vuole, viene chiamato San Nicolò con un “c” sola.

La filastrocca di San Nicolò

San Nicolò de Bari

la festa dei scolari

se i scolari no fa festa

ghe taieremo la testa!

   
Dolci e desserts

Frittelle di zucca profumate all’arancio

Lo so…Halloween è passato e io vi propongo queste frittelline a base di zucca?

Sì, lo faccio ora perchè comunque la zucca appartiene all’autunno e da quest’anno l’autunno mi piace, mi piace un sacco… non lo so il perchè, ho sempre detestato i suoi colori, quelli che tutti mi dipingevano come fossero caratterizzanti un dipinto dalle mille sfumature, un quadro ancora più intenso se creato osservando il nostro Carso, acceso di sommaco infuocato… che però a me, sino ad un anno fa, ha sempre messo una tristezza infinita.

Quest’anno ne sento non solo il fascino e la poesia, ma il calore, il tepore della mia famiglia, di quella alla quale ho anelato per anni, che ho fortissimamente voluto, ma che ho sentita distante per un periodo per me troppo lungo, che mi ha forse concesso un grande spazio ristretto, ossimoro che suona strano, ma che aderisce perfettamente alla realtà.

Mi sono persa, inguaiata nei miei affanni, nelle mie angosce irrisolte, mentre tutti mi aspettavano con amore e infinita pazienza, standomi accanto senza chiedere, lasciandomi perdere se non era la giornata giusta… poi ho visto un bimbo che cresceva, che correva troppo in fretta e dentro di me ho sentito un vuoto, ho cercato di stringere tra le mie braccia ciò che rimane ancora della sua pochissima infanzia,  cercando di donare tutto il mio tempo a questo bel biondino che ha chiesto una festicciola di Halloween come ai tempi della scuola materna, ma che poi ha lasciato immacolata la merenda per correre in giro per il quartiere con gli amici, suonando a tutti i campanelli per ragranellare qualche dolcetto, in perfetta armonia con i suoi undici anni e la sua fame di scoprire il mondo da solo…

E’ dolce il mio bimbo, che ritorna arrabbiato dalla scuola e si affanna sui libri, maltrattandomi quando non ce la fa, ma che subito dopo mi chiama e mi dice: “Mamminaaa…abbraccino…..” e io mi sciolgo sempre di più….

Sono una mamma strana io, cresciuta con lui, imbranata e immatura, ancora mi chiedo com’è che sono riuscita a metterlo al mondo e, soprattutto, a crescerlo tanto bene, educato e di sani principi, umorale come me, ma tanto tenero.

Al mio bimbo piacciono i dolcetti e adora le frittelline, poi fatica a giocare a basket perchè ha il pancino rotondo, ma ogni tanto qualche merenda coccolosa fa bene al cuore e il pancino può perdonarmela…. ecco le frittelline che ho preparato al mio cucciolo!

Ho tagliato a cubetti 500 gr. di polpa di zucca e l’ho cotta al vapore per quindici minuti, in maniera tale da schiacciarla agevolmente con i rebbi di una forchetta, poi ho versato la polpa ottenuta nel mixer, insieme a 300 gr. di farina e 10 cucchiaiate di zucchero (sì, misurato a cucchiaiate, così ho potuto assaggiare trovando il giusto equilibrio con il sapore della zucca),  un pizzico di sale,  due cucchiaiate di scorzetta di arancia che avevo essiccato e tritato l’inverno scorso e che a breve posterò, ma andrà benissimo la scorza grattugiata di un’arancia fresca, un pizzico di lievito per dolci o bicarbonato di sodio e fate andare le pale sino ad ottenere un impasto semifluido ed appiccicoso.

Nel frattempo avrete riscaldato a sufficienza una padella piena d’olio in cui versare l’impasto a cucchiate: in pochi minuti le frittelline saranno pronte! Potete spolverizzarle con dello zucchero a velo o mangiarvele così, comunque sia sono squisite e molto particolari!

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Dolci e desserts

Crema di uova e mascarpone

Ho proprio voglia di casa, è finalmente sabato e ho voglia di casa, chiudendo la notte fuori dalla porta e godendomi il calore della famiglia, i momenti in cui mi siedo accanto a mio figlio e ripetiamo matematica in compagnia di un the caldo con i biscottini, oppure di quando me ne sto appollaiata sul divano con la mia dolce Bubu acciambellata sulle ginocchia.

E’ proprio voglia di caldo autunno, di quando la notte scende alle quattro del pomeriggio e senti che l’inverno si avvicina a grandi passi, di quando mi affaccio alla finestra e vedo il bosco nero, le goccioline di condensa sulle vetrate e trascorro le serate distesa sul parquet giocando con mio figlio.

E’ anche voglia di qualcosa di dolce, di qualcosa da preparare in pochi minuti e con la semplicità richiesta dalla collaborazione offertami da mio figlio, cuochino in erba ma al quale non si possono imporre procedimenti complessi.

Questa è la nostra cremina, realizzata montando a neve ferma un paio di albumi con un pizzico di sale e gonfiando i tuori con lo zucchero, quanto ne volete e del tipo che preferite, che sia bianco, di canna, muscovado….ciò che preferite. Alla fine unite il tuorlo ad una confezione di mascarpone e, facendo attenzione a non sgonfiare il composto, unite successivamente anche l’albume… lasciate questa delizia nel frigorifero un paio d’ore e poi, se l’idea vi piace, aggiungetevi la decorazione che preferite, quale della frutta, del cioccolato in scaglie o, come abbiamo fatto Federico ed io, dei marshmellows reduci dalla festina di Halloween!

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Vi lascio alle foto di questa delizia per il palato e di uno scatto “d’archivio”, ma che io adoro perchè mi accompagna verso l’inverno.

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