Per farmi ritornare in cucina ci è voluta una pausa forzata a causa dell’influenza ed una promessa ad un amico: c’è poco da fare, tra impegni pressanti e questo caldo continuo io di chiudermi nella mia minuscola cucina proprio non ne ho voglia, con qualche senso di colpa dopo essermi sentita dire da mio figlio “quando ancora mamma cucinava…”, pur avendo la coscienza a posto con la consapevolezza che la mia vita è cambiata perchè quando due genitori anziani dipendono totalmente da te ti annienti, arrivi la sera che al massimo metti una bistecca sulla piastra e condisci due foglie di insalata.
Giorni fa un amico mi ha fatto un favore immenso e lo so che i miei dolci li apprezza, quindi ho pensato di provare questa frolla montata, tratta da una ricetta di Pierre Hermes che da tempo avevo stampato e messo da parte, certa che sarebbe stato un successo, tant’è che sulla fiducia ho raddoppiato le dosi da subito: mica posso portare un vassoio di biscotti in regalo davanti agli occhi golosi di marito e figlio, vero? (E dei cani…sì… pure loro hanno apprezzato)
E’ una ricetta perfetta, sono buonissimi con il the, a colazione o quando vi pare perchè non deludono mai!
Montare il burro a pomata con il sale e la vaniglia, poi aggiungere anche lo zucchero a velo, sino ad ottenere un composto omogeneo e liscio; aggiungervi l'albume continuando a mescolare sino a completo assorbimento e, da ultimo, unirvi la farina setacciata. Mescolare sino ad avere un composto perfettamente liscio e privo di grumi.
Versare a cucchiaiate il composto nella sac-a-poche o, come ho fatto io, nella sparabiscotti (vista la mia nota incapacità di usare la sac-a-poche) e stendere l'impasto nella forma desiderata sulla placca del forno, non imburrata nè coperta con la carta forno (semplicissimo) ed infornare a 180°. Io ho puntato 15' di cottura, ma dopo il 10-12' iniziate a controllare poichè i biscotti devono dorarsi ma non tostarsi troppo e la cottura scappa che è un attimo!
Io li amo al naturale ma potete intingerli nel cioccolato fuso e ricoprirli di codette colorate.
Ci sono giorni in cui riesco a prendere la vita con più calma, in cui riesco ad affacciarmi al balcone e a respirare a fondo l’aria che il bosco dinanzi casa mi regala, ci sono giorni come questo in cui la neve scende turbinando con delle raffiche di bora gelida, in cui la notte scende nel freddo più totale mentre ci si gode il tepore di una coperta e lì fuori il vento ulula.
Ci sono giorni in cui a mattina ti svegli, finalmente con calma, e trovi la “sofficità”, un manto bianco a ricoprire i susini selvatici, i rovi di more, le acacie e i maestosi sambuchi: ieri erano bianchi di fiori e oggi gelati di neve… la sofficità sui rami, che sia di delicati petali o di neve tardiva, ma sempre uno spettacolo!
La sofficità è un atteggiamento, è uno stato d’animo, è una forma mentis che aiuta a respirare profondamente e con calma, che serve a vivere meglio, senza ansie nè nevrosi, che regala una sensazione di leggerezza, di morbidezza e di dolcezza, che permette di vivere ogni momento con il sorriso sulle labbra e di godere delle piccole gioie che la vita ti regala quando meno te lo aspetti.
Dovrebbero riconoscerla come termine salvavita la “sofficità”, magari affiancarla all’oramai “trendyssimo” termine hygge, perchè sa un po’ di infanzia, un po’ di luce, di tepore, di rilassamento, di “star bene”…
Oggi la sofficità l’ho portata in casa con un meraviglioso profumo vanigliato e burroso che, uscendo dal forno, ha regalato il sorriso a tutta la famiglia: la sofficità di una torta paradiso.
q.b.zucchero a veloper decorare (io zucchero Decora che tiene l'umidità senza sciogliersi)
Istruzioni
Per prima cosa separare i tuorli dagli albumi e montare questi ultimi a neve con un pizzico di sale, mentre i tuorli andranno montati con o zucchero sino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.
Setacciare la farina, l'amido ed il lievito ed aggiungerli gradatamente ai tuorli, alternando con il burro sciolto nel latte caldo, mescolare lentamente per non smontare il tutto , unire gli aromi e alla fine gli albumi a neve, mescolando piano e dal basso verso l'altro con una spatola.
Ungere ed infarinare uno stampo a cerniera, versarvi l'impasto ed infornare in forno statico a 160° per 50', successivamente alzare a 175° per altri 30 minuti.
Lasciar raffreddare, togliere dallo stampo e spolverizzare con zucchero a velo.
Domenica mattina, il momento del piacere: rimanere sotto il piumone un po’ di più, alzarsi senza la sveglia che ti perfora i timpani, stiracchiarsi come un gatto e concedersi una lunga colazione, con calma, senza lo sguardo fisso sull’orologio pensando al cartellino da timbrare, al tempo impiegato ai semafori, all’autovelox fisso del viale che mi fa perdere minuti preziosi.
La colazione della domenica è diventata un momento fisso di pace con me stessa, seduta con una tazza di caffè fumante, due righe da leggere e qualcosa di buono da sgranocchiare: la settimana scorsa avevo infornato una torta di riciclo che proporrò nei prossimi post visto che me l’hanno divorata ancora calda e non sono riuscita a fotografarla, mentre oggi ho preparato questo dolcetto da credenza, semplice e utilizzando ciò che mi rimaneva in dispensa, compresa una confezione di panna in procinto di scadere, che ha sostituito egregiamente il burro.
E’ stato un regalo concedermi finalmente un momento di pace, sono massacrata da allergie da stress di ogni tipo e dormo malissimo, so di avere bisogno di coccolarmi, di respirare a fondo, di progettare, programmare, sognare momenti di svago e di piacere e iniziare da una mattinata pigra e oziosa mi è sembrata una scelta giusta…
Montare bene le uova con lo zucchero, sbattendo finchè non si ottiene un composto gonfio e spumoso, poi aggiungere la panna, la vaniglia, il sale e la farina un po' alla volta; per ultimo inserire il lievito amalgamando ancora un po'. Appoggiare sulla superficie un po' di mandorle a piacere (volendo si possono usare quelle a scaglie).
Ungere ed infarinare uno stampo a cerniera da 24 cm. e cuocere in forno preriscaldato a 180° (io ventilato) per 30 minuti.
E' perfetta per la colazione, eventualmente spolverizzata con dello zucchero a velo.
Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo. (Buddha)
Le parole sono importantissime, ci puoi giocare, puoi cambiare un accento e stravolgere il senso di una frase, puoi accarezzare con parole dolci, puoi ferire con poche parole taglienti, puoi offendere con parole che non conoscono il significato del rispetto, puoi generare un do ut des di cattiveria e provocazione; puoi adulare, parlare senza mezzi termini, deridere, consolare, arrivare diretto al cuore, pugnalare alle spalle, sollevare il morale usando l’ironia, puoi sdrammatizzare e ridere di te stesso.
Amo le sfumature della nostra bellissima lingua ed è questo il motivo per cui, pur parlando fluentemente l’inglese, mi sono sempre rifiutata di curare un blog biligue, amo leggere, amo scrivere, adoro i libri scritti bene in cui le parole non sono stese a casaccio, ma che si inanellano l’una all’altra in un crescendo armonico e ricco di significato, in cui le pause dovute sono rispettate, in cui le consecutio ancora esistono e i congiuntivi non vengono demoliti.
Le parole sono fondamentali, il loro significato è essenziale, le parole costituiscono la base della comprensione, della cultura di un popolo, grazie alle parole utilizzate con cognizione di causa è possibile rapportarsi con il prossimo senza incomprensioni, con le parole si abbattono i muri dell’ignoranza, con le parole si può aiutare, si contratta, si cercano accordi, ci si oppone alle ingiustizie, si dà voce alla lotta.
Con le parole si crescono i bambini, si accarezzano gli amanti, si consolano i disperati, si rassicurano gli anziani, con le parole si insegna e si impara, ci si arricchisce perchè la cultura è ricchezza e con la cultura ci si difende dalla prepotenza e non ci si fa comandare, con le parole ci si libera dall’oppressione e ci si tutela dalle ingiustizie.
La parola è poesia, è protesta, è insegnamento, è comunicazione, è strumento, è voce, è tutto ciò che di noi possiamo liberamente esprimere. Ecco perchè amo tanto curarne il significato. Ecco perchè amo tanto le parole.
In questa mia riflessione, determinata da un momento in cui vedo tanta vacuità nella collettività, vuoto che purtroppo si riflette nell’andamento (disastroso) del paese in cui vivo, dove la pseudocultura di massa segue le vie strampalate degli opinionisti e degli influencers, dove ancora troppe persone non comprendono quanto sopra esposto, oggi mi sono voluta coccolare con le mele, volutamente inserite in un contesto goloso ma non ipercalorico, per ricordare i sapori della mia tradizione, le mie radici contadine, la saggezza popolare che giorno dopo giorno mi ha insegnato che la cultura è libertà di pensiero e di azione. Anche in questa società che spesso mi delude.
Macinare finemente le mandorle aiutandosi con un cucchiaio di farina, poi aggiungere nella ciotola gli ingredienti secchi: farina e lievito, meglio se setacciati (io non l'ho fatto), zucchero, sale e cannella. Mescolare bene con la frusta, poi inserire la parte umida: yoghurt, latte e olio, mescolare bene e versare in uno stampo da plumcake ben oleato (io l'ho spennellato con olio evo) ed infarinato, sbucciare e tagliare le mele in fette sottili e disporle sulla superficie spingendole leggermente verso il basso, poi infornare a 180°, forno ventilato, per 45 minuti.
Laddove spira più tagliente il vento, e alto si leva il mare e non lievi sono i pericoli da superare, mi sento a mio agio. (Friedrich Nietzsche)
La mia città è spazzata dalla bora, la neve scende impietosa, le strade si ricoprono di pack, il molo Audace è ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio formatosi dagli spruzzi del mare in tempesta sferzato da un vento implacabile, le grandi navi rientrano in porto con l’aiuto dei rimorchiatori, i cassonetti della spazzatura sono scoperchiati e scorrono liberi sulla carreggiata, di scooter parcheggiati lungo le strade non ce ne sono più, tutti rovinosamente stesi a terra come le tessere di un domino impazzito.
La mia città è fredda d’inverno, molto fredda nonostante la presenza del mare, è la porta dell’est ed è schiaffeggiata da feroci venti balcanici, violenti e gelidi, che ti strappano le viscere quando decidono di scatenarsi senza riserve rovesciando qualsiasi ostacolo trovino sul loro cammino; questo inverno sino a pochi giorni fa è stato stranamente caldo e piovoso e ora, alle porte della primavera e con gli alberi già in fiore, si è aizzato con ferocia e violenza perchè questa è casa sua, la casa della bora, la casa di quel burjan che proviene direttamente dalla steppa siberiana, cui noi siamo abituati, che sin da piccoli ci accompagna prima a scuola, poi al lavoro e che per nessun motivo al mondo riesce a fermarci.
Sin da bambini apprendiamo a camminare controvento, mai ci sogneremmo di cercare un appiglio poichè abbiamo l’equilibrio nel Dna, amiamo la nostra bora impetuosa e freddissima che spesso ci regala i cieli più azzurri che si possano immaginare e che talora ci gela la città, quella bora al cui contatto il nostro mare sembra un porto sul Baltico, quella bora che ci fa sentire vivi, che regala energia, che è energia della natura allo stato puro.
In tanto freddo ho avuto voglia di accendere il forno sprigionando dei profumi diversi e rievocativi di un’atmosfera mediorientale, che sanno di rosa e di pistacchio, che sanno di caldo in questa stagione gelida e mentre il mercurio segna sette gradi sotto lo zero io sforno pasticcini che evocano paesi caldi mentre ascolto note di mare con accenti tribali (video) e con tanta voglia di stendermi al sole.
Sbattere bene lo zucchero con il burro a pomata, aggiungere l'uovo, la farina e l'aroma alla rosa, amalgamare bene e lasciare a riposo dieci minuti.
Nel frattempo preparare la sparabiscotti con il disco prescelto e procedere "sparando" l'impasto sulla leccarda del forno non unta nè ricoperta da carta forno; infornare i forno preriscaldato a 180° per circa 10 minuti estraendo i biscotti prima che scuriscano e togliendoli dalla leccarda solo quando si saranno raffreddati. Decorarli a piacere.
Il primo post del nuovo blog è un po’ come il primo quadro che appendi in una casetta nuova, fresca di vernice, ancora con qualche lavoretto in sospeso, quelli che poi con il tempo riesci a terminare, ma senza fretta, vivendola giorno dopo giorno: oggi il blog è così, è online da pochissime ore e i piccoli particolari da aggiustare ci sono, ma essendo io una smanettona senza particolari conoscenze tecniche e informatiche abbiate pazienza, ce ne vorrà di tempo e di tentativi per arrivarci. E’ un po’ come quando fai dei piccoli lavori in casa, quelle cose amatoriali, con un tocco di bricolage, che vanno avanti più grazie alla fantasia che alle competenze dovute, ma l’importante per me oggi è essere di nuovo qui con voi.
Questo è l’inizio di una nuova vita virtuale, non più ospite del dominio di IFood perché volevo volare da sola, non perché ci siano stati dei problemi personale, ma ho colto l’occasione per uscire da un qualcosa che non mi apparteneva più molto, ma grazie al quale ho appreso tante cose, sono uscita da quella che è stata un po’ la mia scuola di blog e di fotografia, dove mi sono fatta coraggio per decidere di aprire un dominio tutto mio: in questi anni ho conosciuto persone splendide che fortunatamente non ho perduto, ma ho trovato anche qualche episodio spiacevole e manipolato a mio sfavore, ma passo oltre e guardo avanti che il mio tempo è troppo prezioso per perderlo in discussioni sterili. Insomma, ne esco diplomata! 🙂
Ora affronto un percorso tutto mio, realizzato anche grazie al contributo di alcune ragazze che mi hanno supportata al cento per cento colmando le mie carenze tecniche e aiutandomi con una generosità commovente, ho letto di molti motivi di risentimento da e verso la piattaforma che ci ha ospitate per quattro lunghi anni (Quattro? Così hanno scritto, io non ho verificato perché ci stavo bene e il tempo mi è volato!), io personalmente non ho nulla da recriminare, è stata un’occasione di crescita che mi ha portata ad essere ciò che sono oggi ed è grazie a questo bagaglio di esperienza che ho deciso di provarci. Un po’ come quando vieni da anni di affitto e decidi di acquistare un monolocale… 🙂
Festeggio con un plumcake semplice, un po’ rustico, com’è nella mia natura sempre molto hygge, un dolcetto da condividere con voi tra quattro chiacchiere e la consueta tazza di the, una cosa veloce da preparare poiché, purtroppo, di problemi ne ho ancora parecchi e il tempo libero è poco. Ma non demordo e cerco di ritagliarmi i miei spazi, imprescindibili, a costo di dover fissare dei paletti tra me e il resto: un momento di respiro lontana dal mondo mi appartiene di diritto e oggi lo voglio condividere con voi.
NdR: Questa ricetta trae origine, anche se con alcune modifiche, da quella di una torta pubblicata in passato da Francesca sul portale IFood.
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Plumcake con le noci al profumo di whiskey
Tempo di preparazione
10mins
Tempo di cottura
40mins
Porzioni
Ingredienti
150g.farina00 (io stavolta ho usato 1/4 di farina 00 e 3/4 di manitoba)
110g.zuccherosemolato (più un paio di cucchiai per la superficie)
Si tratta di una preparazione velocissima per la quale è sufficiente uno sbattitore oppure un robot da cucina: versare lo zucchero (con il pizzico di sale) e il burro ammorbidito (basta un minuto al microonde alla temperatura minima, se come me lo avete dimenticato nel frigorifero), sbattere bene, unire le uova e continuare a sbattere, aggiungervi la farina con il lievito, setacciati, continuando a mescolare.
A questo punto unire le noci spezzettate grossolanamente con le mani e i bicchierini di whiskey e mescolare ancora un po'.
Ungere lo stampo da plumcake, infarinarlo e versarvi il tutto, zuccherare un po' la superficie e poi infornare a 180° per circa 40 minuti, controllando la cottura con lo stecchino.
A piacere è possibile aggiungere qualche gheriglio di noce in superficie, prima della cottura, per conferire una nota croccante al plumcake.
Siete arrivati in prossimità del Natale nel panico più totale? Perfetto, anch’io!
Tra parentesi: la mia mamma è stata malissimo e ancora oggi non è ritornata a casa, quindi corro come una pazza aiutando il mio papà e correndo da lei ogni giorno, cui si aggiunge la gestione di casa mia, la mia famiglia e un lavoro a tempo pieno… e anche una bellissima novità ma ne parlerò nel prossimo post!
Quindi abbiate pietà e scusatemi… oggi però sono qui perchè tra le bellissime cose che di recente sono entrate nella mia cucina (tutte di Decora), ci sono anche questi stampi per dei bellissimi pandorini mignon che, decorati o spolverizzati di zucchero a velo, costituiscono anche dei perfetti regalini dell’ultimo minuto.
Sia chiaro: niente pasta madre, niente complicazioni, niente tempi biblici, solo una mescolatina e degli ottimi stampini per infornare!
Pronti per il Natale last minute?
Preparare un preimpasto sciogliendo nel latte tiepido il lievito secco e mescolando con 50 g. di farina 00; lasciar riposare al caldo per 30 minuti (io uso il vano del microonde e lievita alla perfezione).
Trascorsi i 30 minuti, impastare il burro a pezzetti con lo zucchero, la scorza del limone e, una volta amalgamato il tutto, aggiungere anche l'uovo e il resto della farina e reimpastare.
Chiudere il tutto in un contenitore ermetico, riporre una notte nel frigorifero (sul ripiano meno freddo) e non pensarci più fino all'indomani.
Il mattino seguente estrarre l'impasto e lasciarlo ambientare, poi staccare dei pezzetti da 60 grammi l'uno, farne delle palline e sistemarle negli stampini precedentemente oleati; riporre nuovamente nel microonde al calduccio fino a lievitazione completata (dovranno raddoppiare).
Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 20/30 minuti.
Per la glassa
Mescolare a freddo lo zucchero a velo con il the matcha, versare lentamente l'acqua calda continuando a mescolare con una frusta: semplice e rapidissimo! Versare sui pandorini e decorare a piacere.
Il Natale è sempre più vicino e ogni giorno andando al lavoro me lo ricordano le luminarie già affisse lungo le strade della città, fortunatamente ancora spente poiché per me gli addobbi iniziano, come da tradizione nordica, con la prima domenica d’Avvento, però io comunque inizio sempre di più a pensare ai dolci speziati, golosi, a quelle cose che solo a sentirne il profumo ti sembra di essere in una baita in legno e la neve fuori dall’uscio.
Oggi volevo provare qualche prodotto di Decora, visto che ultimamente sta producendo delle linee strepitose per chi, come me, ama la pasticceria: che poi non è che io viva di dolci, anzi, ma amo tanto farli, è creatività pura, è quasi come dipingere o fotografare, non è semplice cucina!
Ho optato per una crostata, l’unione ideale tra il gusto casalingo di un dolce quasi da credenza, perfetto per la colazione o per la merenda, unito ad una sontuosità tutta natalizia, quindi stavolta andiamo a mangiarci una crostata versatile e in veste tutta natalizia!
Qui di seguito trovate la scheda della ricetta, tuttavia vi posto le foto passo a passo per aiutarvi nella realizzazione e nella decorazione della crostata.
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Crostata speziata con marmellata di arance e cannella
Preparare la pasta frolla unendo tutti gli ingredienti e unendo per ultimo il burro freddo a pezzetti, molto velocemente per non "bruciare" l'impasto: se possibile mescolare brevemente tutto a macchina per non scaldare l'impasto con il calore delle mani, poi compattare in un panetto, avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo a riposare nel frigorifero per almeno trenta minuti, passaggio fondamentale sia per il raffreddamento che per l'azione del glutine della farina.
Stendere la frolla con il mattarello ad uno spessore di circa un centimetro e adagiarla, aiutandosi con il mattarello, all'interno dello stampo precedentemente trattato con dello spray staccante o con burro (o olio) e farina.
Appoggiarla delicatamente lungo tutta la parete dello stampo per crostata e togliere l'eccesso di impasto (poi con ciò che avanza fateci dei biscotti).
Bucherellare la base della crostata affinché non gonfi in cottura e stendervi la marmellata, che dovrà essere abbastanza densa per evitare che scivoli sotto il peso della copertura; questa sarà fatta ripetendo la medesima procedura del punto precedente ma utilizzando lo stampo decorativo per crostata Decora, che è una figata perché finalmente anche gli imbranati come me riescono ad ottenere delle decorazioni degne di un pasticcere!
Ricoprire la crostata con la frolla appena intagliata ed utilizzare i cuoricini rimasti per decorare ulteriormente la superficie, poi spennellare con del tuorlo sbattuto ed infornare per un'ora a 180° o, se usate il forno ventilato come faccio io, saranno sufficienti 40/50 minuti a 160°; se la superficie dovesse scurire eccessivamente, trascorsa la prima mezzora coprirla un po' di alluminio.
Lasciar raffreddare, sformare e servire.
Per la marmellata
Pelare a vivo le arance e versarle, tagliate a pezzetti e raccogliendone il sugo, in una casseruola con lo zucchero, cuocendo fino a raggiungere l'ebollizione e continuando sobollendo fino a che la marmellata non addensa (la prova piattino fa testo come sempre, ossia versare un cucchiaino di marmellata sul piattino ed inclinarlo: se non cola è perfetta), ma facendo sempre attenzione a non caramellarla per non guastarne la delicatezza.
A fine cottura usare un frullatore ad immersione per ridurre a purea gli eventuali pezzetti di frutta rimasti interi ed aggiungere la cannella a piacere mescolando.
Per chi ha il Bimby:
Inserire le arance pelate a vivo e tagliate in quarti nel boccale, frullare velocemente per spezzettarle, aggiungere lo zucchero e cuocere per 30 minuti a 100 gradi, velocità 1; addensare altri 30 minuti, temperatura Varoma, velocità 1; frullare 10 secondi a velocità 6 avendo cura che il tappo trasparente non si sollevi per evitare ustioni. Io aggiungo la cannella a un minuto dalla fine della cottura.
Recipe Notes
Per gli imbranati come me: fate un po' di frolla in più e stendete la copertura più grossa... sarà molto più maneggevole!
Nel caso in cui vi impazzisca la frolla impastatela di nuovo velocemente con uno o due cucchiai di acqua freddissima.
Se non volete fare la marmellata in casa usatene una di arance amare: si sposa alla perfezione con le spezie della frolla!
Ho usato uno stampo Decora con fondo staccabile e, credetemi, fa davvero la differenza... niente più disastri nell'estrarre il dolce dallo stampo!
Se, come me, amate i sapori speziati aumentate pure la quantità delle spezie usate: io ho abbondato di zenzero e cannella, ben più delle dosi minime riportate in ricetta.
Stendere la frolla fredda all’interno dello stampo
Premere bene sui bordi
Iniziare a farcire con la marmellata
Avete visto i cuoricini sul bordo?
Con la griglia decorativa della Decora anche gli imbranati come me riescono ad ottenere questi risultati!
Visto che comodo?
Non male come risultato per una che non riesce nemmeno a fare la solita crostata con le striscioline…
La storia narra che gli antichi Romani avessero la tradizione di mangiare delle fave sulle tombe dei loro cari in quanto ingrediente principale dei banchetti funebri, vista la credenza che in esse fossero conservate le anime dei loro cari: da qui la tradizione, propria della zona di Trieste e di Gorizia, di commemorare il periodo dedicato ai defunti con la preparazione di queste fave dolci, a golosa memoria di un popolo che ha lasciato dietro di sé una traccia indelebile.
Ciascun colore porta con sé un significato rappresentando un momento della vita: il bianco simboleggia la nascita, il rosa la vita ed il marrone la morte.
La pubblico ora, quando la festività è già trascorsa, proprio perchè è in questo periodo che i panifici e le pasticceria propongono le fave in gran quantità, tant’è che si regalano e si consumano sino a Natale… e siccome sono una bomba calorica e una tira l’altra potevo (ancora una volta) non vestire le sembianze del diavolo tentatore? 🙂
Pelare le mandorle ancora calde dopo averle sbollentate brevemente in acqua, lasciarle asciugare, tritarle finemente e farle riposare al caldo per tre giorni in maniera tale che risultino perfettamente asciutte. Trascorso tale periodo, preparare una pastella con la farina e gli albumi, aggiunti un po’ alla volta, poi unire anche lo zucchero e le mandorle continuando a mescolare sino ad ottenere un impasto soffice. A questo punto dividerlo in tre parti: alla prima unire la vaniglia e il rosolio bianco, alla seconda l’essenza di rosa e l’alchermes e alla terza la cioccolata. Formare delle palline ed adagiarle sulla teglia ricoperta da carta forno (in origine si adagiavano su uno strato di cera!), poi infornare pochi minuti a bassa temperatura, generalmente a 160° al massimo, ma dipende molto dal forno: devono rimanere morbide ma compatte.
Una torta morbidissima, assolutamente da libidine, grassoccia e cioccolatosa: ovviamente l’autrice non poteva che essere lei, Nigella Lawson, l’adorabile pasticciona che sforna da sempre piatti goduriosi ed ipercalorici.
La propongo perchè il Natale si avvicina e per una volta sono riuscita a mettermi al passo con i tempi, io che di solito posto panzanelle a capodanno e struffoli a ferragosto (confesso di averla fatta anche a settembre), la propongo perchè è facilissima, perchè esce perfetta a chiunque, perchè in casa mia appena impiattata è stato un assalto ed un susseguirsi di bis, la propongo perchè è una coccola unica e confesso di averla mangiata anch’io, che non amo il cioccolato, in periodo di dieta.
Insomma, la propongo perchè è un’esperienza che nella vita va provata 🙂
Fondere il burro in una pentola a fondo spesso mescolando con un mestolo di legno e, non appena sciolto, spezzettarvi il cioccolato continuando a mescolare; appena sciolto tutto aggiungere lo zucchero con il sale, le uova leggermente sbattute, la confettura la farina, setacciandola, con il lievito.
Versare in uno stampo imburrato ed infarinato e cuocere in forno a 180° per 50 minuti.
Prima di impiattare fare la consueta prova stecchino.