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Egitto

Egitto/ Viaggi

Luxor Temple, Karnak Temple e Luxor Museum

Purtroppo non in tutte le foto sono riuscita ad evitare la folla
La tipica barba rappresentante il rango faraonico

Ritorno dopo alcuni giorni a scrivere delle mie scoperte intorno al mondo, con la consapevolezza di non essere riuscita a velocizzare la stesura dei post, ma va bene così… rivivere tutte queste emozioni nel tempo fa bene anche a me.

Il fascino di una visita al tramonto

Oggi vi accompagno in una delle visite che più mi hanno incantata, innanzitutto perchè ha fatto parte della crociera sul Nilo (che mi ha fatta sognare in ogni istante, sarà la mia passione per l’acqua e le imbarcazioni, ma vi assicuro che se avete la possibilità di provarla è una di quelle esperienze che rimangono inchiodate al cuore) ma soprattutto perchè il Tempio di Luxor l’abbiamo visitato al tramonto, con un clima più accettabile ed un’atmosfera suggestiva incredibile.

L’immagine è incredibilmente bella ma ho sofferto per il cavallo 🥲
La consueta barca, simbolo oramai ricorrente
Il viale delle sfingi
Il viale al tramonto

Luxor, all’epoca Tebe, è una delle città più antiche al mondo, trafficatissima, tant’è che dalla nave al tempio siamo stati accompagnati in calesse, nonostante la modesta distanza da percorrere: esperienza particolare ma per me che amo gli animali ha rappresentato un colpo al cuore, comunque vediamo qualche nota storica relativa al tempio. Esso sorge sulla riva orientale del Nilo e si tratta di un immenso complesso templare dedicato ad Amon, tant’è che durante il Nuovo Regno esso fu il fulcro della festa annuale di Opet, durante la quale una statua di Amon veniva trasferita lungo il Nilo dal vicino Grande Tempio di Amon, conosciuto con il nome di Ipet-sut grazie al rito di fertilità.

La sua costruzione iniziò nel corso del regno di Amenothep III durante il XIV secolo a.C., mentre molte colonne e statue sorsero grazie ad Haremhab e Tutankhamun, tuttavia la massima espansione venne conosciuta grazie a Ramses II pressapoco un secolo dopo l’inizio dei lavori; una particolarità risiede nel fatto che il Tempio di Luxor è l’unico tra i complessi templari egiziani ad avere il marchio di soli due sovrani sulle strutture architettoniche. Successivamente alcuni interventi di restauro vennero posti in essere da Alessandro Magno e dall’imperatore Tiberio, per poi registrare l’abbandono del complesso, durante la dominazione araba, fino a quando, nel XIII secolo, vi venne eretta la Moschea di Abu El Haggag, sovrastante il cortile delle colonne e contestuale insediamento, nel complesso, di un villaggio arabo.

Non sto ovviamente a raccontarvi tutto quanto sia possibile visitare al suo interno, tuttavia sono degni di nota l’accesso costituito dal viale delle sfingi, oggi visibili quelle volute da Nectanebo I, che noi abbiamo ammirato al tramonto sapientemente illuminate in maniera magistrale e che ci hanno condotto al grande portale, alto 24 metri, costruito sotto Ramses II. L’ingresso principale originariamente era fiancheggiato da sei statue colossali di Ramses, quattro sedute (delle quali ne sono rimaste due) e due in piedi; inoltre dei due obelischi in granito antistanti il portale se ne vede uno solo, mentre l’altro venne donato alla Francia nel 1830 e tuttora si erige a Parigi in Place de la Concorde. Fu il pascià Mehmet Ali a volerli donare ambedue, tuttavia uno soltanto venne rimosso dal tempio (per fortuna, mi sento di dire!).

Per il resto vi enumero solamente le parti di notevole interesse, che non sto a descrivervi più di tanto in quanto non avrebbe senso inserire tutte le informazioni: il Grande Cortile di Ramses II, il colonnato e il cortile di Amenhotep III, la Cappella del culto tetrarchico, il Naos di Alessandro Magno e il Santuario di Amon.

Il complesso templare di Karnak, che comprende il Grande Tempio di Amon e il Tempio di Luxor, sorge sulla riva destra del Nilo e la sua costruzione procede negli anni di pari passo con la storia egiziana, infatti ad oggi notiamo un sovrapporsi di strutture, sorte in epoche diverse, tanto da non poter individuarne il nucleo originale risalente al Re Sesostri I della XII Dinastia, del quale si conservano solo le soglie dei locali, ubicate nell’area posteriore del santuario della Barca Sacra.

Quanto rimane di un cumulo di sabbia, tecnica usata per raggiungere i livelli più elevati durante la costruzione e motivo per cui i decori partivano sempre dal punto più alto, visto che appena terminata la costruzione si procedeva direttamente al decoro e contestualmente scendendo nuovamente.
Ecco la luce che mi è rimasta nel cuore

Secondo la convenzione egiziana, la perfezione divina era rappresentata da una triade e infatti anche nel complesso di Karnak notiamo la triade costituita da Amon, dalla sua sposa Mut e dal figlio Khonsu. Anche qui per inoltrarci in una descrizione accurata è necessario trovarsi sul posto ed esaminarne una parte alla volta, stante la complessità della materia e, in questo caso, il susseguirsi nel tempo delle opere che vi sono sorte al suo interno. Un particolare è la presenza, presso il lago sacro ad Amon, di Khepri, la statua dello scarabeo sacro in rappresentazione del Sole che sorge.

I colori, bellissimi, ancora intatti…
Il lago sacro
Lo scarabeo, attorniato da un’orda di turisti che vi girano intorno molteplici volte, come da tradizione

Il museo invece è stata una visita improvvisata in quanto incredibilmente ci erano avanzate un paio d’ore libere: specifico ciò in quanto noi non abbiamo mai amato le visite museali, ma alla fine ci siamo fidati della guida e abbiamo godute di un’ottima visita, soprattutto al fresco!

La riva del Nilo, direttamente adiacente il museo

Si tratta di un edificio commissionato nel 1962 dal Ministero della Cultura Egiziana all’architetto Mahmud El Hakim, al fine di riunire i reperti provenienti dall’antica Tebe, inaugurando così, nel 1975, un discreto complesso di cultura storica, artistica ed archeologica di tutto rispetto, soprattutto grazie all’ampliamento risalente al 2004. Il numero dei reperti è certamente inferiore a quelli ospitati dal Museo del Il Cairo, tuttavia si possono ammirare alcuni oggetti rinvenuti nella tomba di Tutankhamon nonchè le mummie reali dei faraoni Ahmose I e Ramesse I, precedentemente ospitate dal Museo de Il Cairo e da quello delle cascate del Niagara; notevole anche la ricostruzione di una delle pareti del Grande Tempio di Aton (Karnak).

La ricostruzione del muro
Vasi canopi

Con questa giornata incredibile si chiude la nostra esperienza a Luxor e anche la nostra navigazione, visto che da lì a poco saremo condotti all’aeroporto di Luxor per volare a Il Cairo, quindi ci vediamo da quelle parti!

E via verso l’aeroporto!

Mi sento però di aggiungere una nota: con questa conclusione si chiude la parentesi più poetica del paese che ci sta ospitando… Il Cairo, lo vedrete, è interessantissimo, ma la dolcezza delle rive del Nilo e dei paesini che vi sorgono sono ammalianti e, se dovessi tornarvi un giorno, sicuramente vorrei poter rivivere tutto questo, nonostante il caldo e il sole impietoso che però, all’alba e al tramonto, regalano una forza ed una poesia che altrove non ho mai trovato.

Egitto/ Viaggi

Valle dei Re, Valle delle Regine, Quartieri Operai, Colossi di Memnon e Hatshepsut Temple

L’accesso alla Valle dei Re

Da giorni ho interrotto la narrazione delle successive tappe storiche che hanno allietato la mia presenza in Egitto, presa da numerosi impegni e da un altro viaggio del quale vi parlerò in seguito, pertanto oggi provo a condensare in un unico post quella che è stata forse la giornata più faticosa tra tutte. So di aver premesso che avrei trattato le visite per oggetto e non per giornata, ma di questo passo non arrivo più alla fine, tante sono state le ricchezze che questo magnifico paese ha offerto alla nostra vista.

La consueta barca
Il simbolismo del serpente e la sua dualità: a protezione dell’edificio se rivolto all’esterno e in attacco se dalla parte opposta.

Iniziamo con la Valle dei Re, famosissimo sito archeologico sito nei pressi dell’antica Tebe, l’attuale Luxor, che per circa cinquecento anni venne scelta quale sede delle sepolture dei sovrani del Nuovo Regno d’Egitto e conosciuta, all’epoca, con il nome di Ta-sekhet-ma’at, ossia “Il Grande Campo”. In essa sono state rinvenute le tombe dei sovrani appartenenti all’epoca sopra descritta, mentre le regine trovavano posto nella Valle delle Regine, cioè Ta-Set-Neferu (Luogo della Bellezza ), poco distante dal primo sito.

Il sito si stende su un’area pietrosa e sabbiosa, una spianata sulla quale il sole batte ferocemente e non vi è alcuna speranza di rinvenire uno sprazzo ombreggiato, il calore è immenso e nelle tombe manca l’aria, tuttavia ne abbiamo visitate alcune, tra cui quella di Tutankhamon, non la più importante nè la più bella, ma sicuramente coperta da un’aurea di fama non da poco.

Alcune tra le molteplici tombe visitabili
Aperture verso l’interno (utilizzate per calarvi i sarcofagi)

L’accesso al sito presentava una sola apertura, consentendo quindi una maggiore sicurezza nel presidio, mentre la vicinanza al Nilo garantiva più facilità per lo svolgimento delle processioni funerarie e per il trasporto delle relative suppellettili. La struttura geologica presenta tre strati, uno formato da calcare bianco tebano, uno in scisto di Esna e l’ultimo in gesso di Dakhla: tale struttura stratificata è chiaramente visibile nella tomba di Seti I. Ad oggi vi si contano sessantacinque sepolture, delle quali purtroppo molte depredate, ma nonostante ciò è possibile rilevare differenze tra i vari sepolcri, in diretta correlazione con la dinastia di appartenenza; tuttavia lo schema architettonico è comune a tutte le sepolture, secondo uno schema logico che prevede quattro passaggi, preliminarmente si accede all’entrata, segue un santuario in cui riposano gli dei e poi si apre una sala dell’attesa cui segue una sala colonnata, detta “sala del carro” e da ultimo la camera funeraria o sala dell’oro, la quale ospita il sarcofago.

L’accesso alla Valle delle Regine
Resto di una volta stellata, purtroppo priva del colore della notte

Poco distante sorge la Valle delle Regine, sito di sepoltura delle madri, delle consorti e dei figli dei faraoni, situato sulla riva occidentale del Nilo, di fronte all’antica Tebe: la valle ebbe origine da un corso d’acqua che originava da una grotta con una cascata, già esaurito in epoca faraonica, ma che in caso di piogge torrenziali si ripresentava, tant’è che nella parte superiore della valle era stata costruita una diga a protezione dei sepolcri. Le camere di sepoltura vennero scavate nella roccia per conferire loro maggior protezione e ponendosi sotto la tutela della dea cobra Mertseger e della dea vacca Hator. La necropoli contiene più di settanta tombe, molte riccamente decorate come quella di Nefertari, grande sposa reale, in cui ancora oggi si possono ammirare i rilievi policromi perfettamente conservati.

Lasciata la valle facciamo una breve fermata per ammirare i Colossi di Memnon, due enormi statue di pietra del faraone Amenhotep III, eretti oltre 3400 anni fa nella necropoli di Tebe e già famose nell’antichità, quando, a causa del degrado subito, da una di esse si propagavano rumori che all’epoca vennero interpretati quali il saluto di Menmon alla propria madre. Le due statue, alte 18 m., rappresentano il sovrano in posizione seduta, mentre nella parte inferiore sono scolpite la figura della moglie Tiy e della madre Mutemuia, invece i pannelli laterali rappresentano Hapy, dio del Nilo. Esse sono state realizzate da blocchi di quarzite, probabilmente scavata a Giza o a Gebel el-Silsileh, e la loro funzione era quella di guardia al tempio del sovrano.

A questo punto della giornata ero già discretamente a pezzi, cotta dal sole e distrutta dal calore di una giornata cocente, ma poteva mancarmi la chicca? Quella che mi ha uccisa definitivamente? Il tempio di Hatshepsut, meravigliosa costruzione funeraria a gradoni poco distante dalla Valle dei Re, dedicato al dio del sole Amon-Ra, e costituito tra tre livelli di terrazze per un totale di 35 m. in cui ogni livello presente una doppia fila di colonne quadrate e, nei pressi della cappella, alcune colonne protodoriche. I tre livelli sono collegati da una scalinata imponente ed armoniosa, all’epoca situata in un contesto di giardini ricchi di piante esotiche, tra le quali il franchincenso e la mirra, mentre oggi la visita si svolge interamente su una spianata rocciosa bollente e cotta dal sole. Senza massacrarvi di ulteriori spiegazioni noiose, specifico solo che la struttura architettonica seguiva la consueta forma tebana ricca di piloni, corti, ipostili, corti solari, cappelle e santuari.

Tutto il villaggio appare con questa conformazione
Discesa ad una tomba

Lasciato il tempio ho subito la mazzata finale: il villaggio operaio di Deir el-Medina, ennesima spianata cocente che ci riporta ad un insediamento abitativo ospitante operai, artigiani ed artisti, ossia coloro i quali lavoravano alla realizzazione e alla manutenzione delle tombe della valle, noti come i “servi del luogo della verità “. Una nota curiosa: spesso si parla di sepolcri realizzati dagli schiavi, repressi e malnutriti, mentre in realtà essi erano degli operai regolarmente salariati e con i dovuti giorni di riposo (dieci giorni di lavoro e due di riposo), motivo per il quale lavoravano con tanta maestria. Il villaggio è distante dalle rive del Nilo ed è circondato da una sorta di mura fortilizie, forse realizzate più per contenere la libertà degli abitanti che a scopo difensivo: qui ho avuto modo di scendere in due tombe, strettissime, ripide e prive d’aria, ma molto ben conservate e ricche di incisioni.

Accesso al tempio

Vi lascio alle immagini, molto più esplicative di qualsiasi descrizione, nonostante abbia dovuto estrapolare pochi scatti tra le innumerevoli foto interessantissime… ma tutto sarebbe stato da fotografare! Non vi tedio nemmeno con le didascalie… godetevele e spero di riuscire almeno ad incuriosirvi, è un paese da visitare assolutamente e che, ultimamente, ha davvero bisogno di riprendersi anche grazie al turismo!

La parte migliore: il rientro alla nave 🤣

Egitto/ Viaggi

Il nostro Egitto sulle tracce della storia

La luce riflessa dalla sabbia

Rieccoci qua, i due vagabondi curiosi, questa volta sulle tracce della storia, senza cagnoline e senza Chewbecca al seguito. Quest’anno partiamo da Milano, esigenza che ci costringe a pernottare una notte a Malpensa a causa della scarsità di collegamenti ferroviari con Trieste (e tra due Frecciarossa e due hotel a Malpensa… una mazzata economica 🤬😭🤬).

È solo una parete dell’aeroporto, ma mi ha colpita moltissimo

Partiamo per Il Cairo e, successivamente, dopo circa tre ore di sosta, abbiamo il volo per Aswan: già l’arrivo nella capitale mi regala una sensazione strana, circondata da una luce polverosa e anomala, una luce diversa da quella cui sono abituata… e il fascino per una terra inesplorata ha inizio!

Isola Elefantina: il panorama dall’hotel direttamente sul Nilo

Arriviamo alla sera ad Aswan dove un delegato dell’agenzia viaggi ci accoglie per accompagnarci al nostro hotel, sull’isola di Elefantina, una vera meraviglia affacciata sul Nilo, una costante che ci accompagnerà per i prossimi nove giorni.

Ed eccoci al Tempio di File

La prima escursione è al Tempio di File, cui è dedicato questo post, visto che questa volta ho deciso di scindere il viaggio non per giornate ma per mete, un po’ a seguito delle complessità descrittive e anche perché sto redigendo i post “in differita”, avendo avuto molte difficoltà di connessione durante la permanenza in Egitto.

La maestosità

L’isola costituiva la frontiera meridionale del regno egizio, motivo per il quale i faraoni vi dislocarono una guarnigione militare, abitudine mantenuta anche dai Macedoni e dai Romani, ma l’isola rivestì una posizione di particolare rilevanza in quanto, essendo le cateratte spesso impraticabili, le merci viaggiavano via terra e, nel loro percorso verso sud, venivano sbarcate a File e reimbarcate ad Aswan (da noi conosciuta come Assuan) una volta superato il dislivello idrico, come del resto avveniva nel percorso inverso.

Bello eh? Ps. Non vi aspettate descrizioni degne di un egittologo, sia chiaro 🤣
Ma i capitelli a forma di papiro aperto? La bellezza…

L’isola riveste una notevole importanza anche dal punto di vista religioso e culturale, in quanto ritenuta uno dei luoghi di sepoltura di Osiride, pertanto sacra sia agli egizi che ai nubiani, tant’è che il primo edificio sacro, del quale oramai rimangono poche tracce, risale al faraone nubiano Taharqa, denominato “l’inavvicinabile” in quanto era ritenuto sacrilego l’avvicinamento di chiunque non fosse un sacerdote. Nel corso dei secoli sorsero altri templi sull’isola, dedicati ad Horus e Hathor e affiancatisi a quello di Iside; ciò aumentò il flusso di pellegrinaggio a tal punto che venne richiesto l’intervento del sovrano Tolomeo VIII al fine di porre un freno alla situazione caotica creatasi, richiesta ancora incisa sull’Obelisco di File.

Una croce copta, segno del passaggio dei cristiani
La chiave della vita, simbolo presente e ricorrente ovunque
Il Tempio di Hathor, facente parte del complesso architettonico, dedicato alla musica
Suonatori d’arpa

Nel VI secolo, per volere di Giustiniano I, i templi vennero chiusi e alcune strutture vennero utilizzate quali luogo di culto cristiano, almeno fino alla loro definitiva chiusura a seguito dell’invasione araba del VII secolo. Ad oggi, tra tante civiltà che hanno transitato su questa isola, ancora è visibile un’iscrizione celebrativa che così recita: «L’an 6 de la République, le 15 messidor,/ une armée française,/ commandée par Bonaparte,/ est descendue à Alexandrie./ L’armée ayant mis vingt jours après,/ les Mamelouks en fuite aux Pyramides,/ Desaix, commandant la première division,/ les a pousuivis au-delà des cataractes,/ où il est arrivé, le 13 ventôse de l’an 7./ Les généraux de brigade,/ Davoust, Friant et Belliard,/ Donzelot, chef de l’état-major,/ Latournerie, comm. des l’artillerie,/ Eppler, chef de la 21e légère,/ le 13 ventôse an 7 de la République,/ 3 mars, an de J.C. 1799./ Gravé par Castex sculpteur».

Di cembalo (o almeno così lo interpreto)
Strumenti a fiato
E il meraviglioso affaccio sul Nilo

Questo è un breve e conciso excursus storico relativo al sito, assolutamente doveroso, ma come ben avete imparato a conoscermi, io ho annusato l’aria, ho ammirato la sabbia infinita ovunque, mi sono beata delle acque scintillanti del Nilo, mi sono persa dinanzi l’immensità dei palmeti, ho parlato con la gente cercando di conoscere e capire una cultura così diversa da quella europea, nonostante il popolo egiziano non si consideri propriamente africano… siete pronti per seguirmi in questo incredibile viaggio di emozioni?

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