Ritorno dopo alcuni giorni a scrivere delle mie scoperte intorno al mondo, con la consapevolezza di non essere riuscita a velocizzare la stesura dei post, ma va bene così… rivivere tutte queste emozioni nel tempo fa bene anche a me.
Oggi vi accompagno in una delle visite che più mi hanno incantata, innanzitutto perchè ha fatto parte della crociera sul Nilo (che mi ha fatta sognare in ogni istante, sarà la mia passione per l’acqua e le imbarcazioni, ma vi assicuro che se avete la possibilità di provarla è una di quelle esperienze che rimangono inchiodate al cuore) ma soprattutto perchè il Tempio di Luxor l’abbiamo visitato al tramonto, con un clima più accettabile ed un’atmosfera suggestiva incredibile.
Luxor, all’epoca Tebe, è una delle città più antiche al mondo, trafficatissima, tant’è che dalla nave al tempio siamo stati accompagnati in calesse, nonostante la modesta distanza da percorrere: esperienza particolare ma per me che amo gli animali ha rappresentato un colpo al cuore, comunque vediamo qualche nota storica relativa al tempio. Esso sorge sulla riva orientale del Nilo e si tratta di un immenso complesso templare dedicato ad Amon, tant’è che durante il Nuovo Regno esso fu il fulcro della festa annuale di Opet, durante la quale una statua di Amon veniva trasferita lungo il Nilo dal vicino Grande Tempio di Amon, conosciuto con il nome di Ipet-sut grazie al rito di fertilità.
La sua costruzione iniziò nel corso del regno di Amenothep III durante il XIV secolo a.C., mentre molte colonne e statue sorsero grazie ad Haremhab e Tutankhamun, tuttavia la massima espansione venne conosciuta grazie a Ramses II pressapoco un secolo dopo l’inizio dei lavori; una particolarità risiede nel fatto che il Tempio di Luxor è l’unico tra i complessi templari egiziani ad avere il marchio di soli due sovrani sulle strutture architettoniche. Successivamente alcuni interventi di restauro vennero posti in essere da Alessandro Magno e dall’imperatore Tiberio, per poi registrare l’abbandono del complesso, durante la dominazione araba, fino a quando, nel XIII secolo, vi venne eretta la Moschea di Abu El Haggag, sovrastante il cortile delle colonne e contestuale insediamento, nel complesso, di un villaggio arabo.
Non sto ovviamente a raccontarvi tutto quanto sia possibile visitare al suo interno, tuttavia sono degni di nota l’accesso costituito dal viale delle sfingi, oggi visibili quelle volute da Nectanebo I, che noi abbiamo ammirato al tramonto sapientemente illuminate in maniera magistrale e che ci hanno condotto al grande portale, alto 24 metri, costruito sotto Ramses II. L’ingresso principale originariamente era fiancheggiato da sei statue colossali di Ramses, quattro sedute (delle quali ne sono rimaste due) e due in piedi; inoltre dei due obelischi in granito antistanti il portale se ne vede uno solo, mentre l’altro venne donato alla Francia nel 1830 e tuttora si erige a Parigi in Place de la Concorde. Fu il pascià Mehmet Ali a volerli donare ambedue, tuttavia uno soltanto venne rimosso dal tempio (per fortuna, mi sento di dire!).
Per il resto vi enumero solamente le parti di notevole interesse, che non sto a descrivervi più di tanto in quanto non avrebbe senso inserire tutte le informazioni: il Grande Cortile di Ramses II, il colonnato e il cortile di Amenhotep III, la Cappella del culto tetrarchico, il Naos di Alessandro Magno e il Santuario di Amon.
Il complesso templare di Karnak, che comprende il Grande Tempio di Amon e il Tempio di Luxor, sorge sulla riva destra del Nilo e la sua costruzione procede negli anni di pari passo con la storia egiziana, infatti ad oggi notiamo un sovrapporsi di strutture, sorte in epoche diverse, tanto da non poter individuarne il nucleo originale risalente al Re Sesostri I della XII Dinastia, del quale si conservano solo le soglie dei locali, ubicate nell’area posteriore del santuario della Barca Sacra.
Secondo la convenzione egiziana, la perfezione divina era rappresentata da una triade e infatti anche nel complesso di Karnak notiamo la triade costituita da Amon, dalla sua sposa Mut e dal figlio Khonsu. Anche qui per inoltrarci in una descrizione accurata è necessario trovarsi sul posto ed esaminarne una parte alla volta, stante la complessità della materia e, in questo caso, il susseguirsi nel tempo delle opere che vi sono sorte al suo interno. Un particolare è la presenza, presso il lago sacro ad Amon, di Khepri, la statua dello scarabeo sacro in rappresentazione del Sole che sorge.
Il museo invece è stata una visita improvvisata in quanto incredibilmente ci erano avanzate un paio d’ore libere: specifico ciò in quanto noi non abbiamo mai amato le visite museali, ma alla fine ci siamo fidati della guida e abbiamo godute di un’ottima visita, soprattutto al fresco!
Si tratta di un edificio commissionato nel 1962 dal Ministero della Cultura Egiziana all’architetto Mahmud El Hakim, al fine di riunire i reperti provenienti dall’antica Tebe, inaugurando così, nel 1975, un discreto complesso di cultura storica, artistica ed archeologica di tutto rispetto, soprattutto grazie all’ampliamento risalente al 2004. Il numero dei reperti è certamente inferiore a quelli ospitati dal Museo del Il Cairo, tuttavia si possono ammirare alcuni oggetti rinvenuti nella tomba di Tutankhamon nonchè le mummie reali dei faraoni Ahmose I e Ramesse I, precedentemente ospitate dal Museo de Il Cairo e da quello delle cascate del Niagara; notevole anche la ricostruzione di una delle pareti del Grande Tempio di Aton (Karnak).
Con questa giornata incredibile si chiude la nostra esperienza a Luxor e anche la nostra navigazione, visto che da lì a poco saremo condotti all’aeroporto di Luxor per volare a Il Cairo, quindi ci vediamo da quelle parti!
Mi sento però di aggiungere una nota: con questa conclusione si chiude la parentesi più poetica del paese che ci sta ospitando… Il Cairo, lo vedrete, è interessantissimo, ma la dolcezza delle rive del Nilo e dei paesini che vi sorgono sono ammalianti e, se dovessi tornarvi un giorno, sicuramente vorrei poter rivivere tutto questo, nonostante il caldo e il sole impietoso che però, all’alba e al tramonto, regalano una forza ed una poesia che altrove non ho mai trovato.