Browsing Tag:

Il profumo della lettura

Antipasti e stuzzichini/ Arte, storia ed architettura/ Bevande/ Ifood/ Un po' del mio mondo

Un sabato al Caffè San Marco

Gli interni del Caffè San Marco

Gli interni del Caffè San Marco

Sabato 3 ottobre, un sabato qualunque, come al solito costellato dai consueti impegni: spesa, pulizie di casa, cani a passeggio… poi casualmente do un’occhiata all’app di Facebook sul telefonino e, grazie ad un post di Cristina, vengo a sapere che Jessica è in visita nella nostra città: la mia prima reazione è una sonora protesta perchè anch’io voglio conoscere la “napoletana che viene da Seattle” e, detto fatto, complice mio figlio che si è eclissato a casa di un amico, il marito al lavoro, i miei genitori che non hanno combinato altri danni, i cani che sono democratici rinunciando al giretto lungo e Jessica che è molto disponibile… ci incontriamo davanti allo storico Caffè San Marco, all’interno del quale è in procinto di svolgersi una visita guidata (premesso, scovata da Jessica… perchè gli “indigeni” come la sottoscritta queste cose col cavolo che le sanno 🙂 !).

20151003_175931

Il caffè e i libri…

E insomma…. ne è uscito un pomeriggio bello, divertente, rilassante, pieno i chiacchiere nemmeno ci conoscessimo da un decennio, perchè lei è così, semplice, solare, verace ed esplosiva! Una forza della natura, accompagnata da Matteo, simpatico quanto lei e che mi hanno fatta sbellicare dalle risate… un incontro che a pelle è andato alla grande e io ad istinto non ho mai sbagliato!

Ho avuto modo così di sapere che lo storico Caffè San Marco nacque nel 1914 quale sala da biliardo e che venne parzialmente convertito in caffè per intrattenere le mogli dei relativi frequentatori, pur essendone proibita la tazzina alle donne (che però bevevano la cioccolata e forse tanto male non andava….), per divenire poi negli anni com’è ora… o quasi visto che due anni fa è stata nuovamente convertita un’ala del caffè al fine di poter ospitare alcune presentazioni letterarie, con conseguente vendita di volumi stampati. Del resto i suoi tavolini sono sempre stati occupati dagli intellettuali della città, quali Umberto Saba, James Joyce, Italo Svevo e Giani Stuparich, abitudine ancora portata avanti da molti studenti che su quei tavolini scribacchiano riempiendo quaderni di appunti o ripetendo intere lezioni di esame.

Libri, libri e ancora libri!

Libri, libri e ancora libri!

Alla descrizione del contesto ambientale e storico si è accompagnata anche una dettagliata spiegazione in merito al caffè, alle miscele usate e scelte personalmente dallo storico locale sino alla tostatura che viene effettuata in perfetta autonomia presso l’unica torrefazione di Trieste che ancora funziona a legna: in questo modo si ottiene un caffè al 90% arabica e 10% robusta intriso dell’aroma del legno e delle sue resine, un caffè “da conversazione” come è stato definito e come abbiamo avuto modo di assaggiare, una bevanda che non disturba il sonno nemmeno se gustata a pomeriggio inoltrato.

Il caffè all'origine

Il caffè all’origine

Il caffè verde

Il caffè verde

Chicchi crudi e tostati a confronto

Chicchi crudi e tostati a confronto

Il prodotto finale

Il prodotto finale

Di notevole interesse è la macchina che viene usata per riempire la tazzina, in quanto l’acqua scende a caduta verticale e non viene portata in orizzontale come in tutte le macchine espresso che vengono usate abitualmente: mi astengo dai dettagli tecnici perchè non sarei in grado di dare delle spiegazioni dettagliate e corrette, ma già l’aspetto estetico è notevole!

20151003_175905

Il nostro pomeriggio insieme non si è esaurito con il tour del caffè, ma si è prolungato in tutto relax ad un tavolino del San Marco dove abbiamo assaggiato una prelibatezza, tipica delle nostre zone, che Jessica non conosceva: un calice di Hugo, cocktail a base di sciroppo di fiori di sambuco, Prosecco, acqua minerale frizzante, lime e foglie di menta… che l’ha conquistata! Insomma, un altro punto a favore di Trieste… tant’è che penso per lei i nostri simboli d’ora in poi saranno piazza dell’Unità, affacciata sul mare, e lo Hugo 🙂

Lo Hugo

Lo Hugo

Torna ancora a trovarci Jess, con la tua travolgente simpatia… questa volta è stato un incontro improvvisato in mezzora (con tanto di foto scattate al cellulare perchè nella fretta ho dimenticato anche la  reflex), ma per la prossima volta lo Hugo ce lo organizziamo con cura!

Jess, a sinistra, ed io... l'incontro è stato talmente frettoloso che le foto sono state scattate tutte con il cellulare!

Jess, a sinistra, ed io… l’incontro più repentino della storia delle Bloggalline!

Letture

“Felicità è un pizzico di noce moscata” di Maria Goodin

felicità è un pizzico di noce moscata

Immagine tratta dal web

Sono stata attratta dal titolo e dalla copertina, possibili forieri di una leggerezza di cui in questo periodo ho davvero bisogno per staccare la mente da un momento faticoso e che mi sta mandando i nervi a mille, piena di dubbi sull’effettivo valore del contenuto, eppure se ora sono qui a scriverne significa che ne è valsa la pena.

Ho iniziato la lettura destreggiandomi tra personaggi strambi, orientandomi tra assurde manifestazioni di fantasia senza il minimo filo di logica, incerta se rinunciare alle prime pagine o se insistere ancora un po’: ho scelto la seconda opzione e non me ne sono pentita poichè, ad un certo punto, la trama ha iniziato ad intrecciarsi in maniera ineccepibile, rivelando un romanzo di una dolcezza incredibile, un’opera che è  un inno alla fantasia, alla creatività e un’ode all’immaginazione.

La protagonista è Meg, diminutivo di Megnut (noce moscata), la quale si trova a doversi confrontare con il pizzico di follia della propria madre, combattuta tra la dolcezza dell’amore materno e il bisogno di imporre la propria razionalità: in questo percorso Meg verrà continuamente contaminata dal pensiero logico-razionale del noiosissimo fidanzato e dalla fantasia equilibrata e saggia del giardiniere.

E’ un libro che contrappone l’immaginazione che può portare alla cancellazione della realtà a quella che può aiutare ad affrontare il trauma di un passato doloroso e della malattia, è un libro in cui si pongono a confronto l’indomabile fantasia della madre  e la razionalità della stessa Meg, che alla fine comprende di essere stata sempre protetta dal mondo fantastico della mamma, la quale ha voluto cancellarle i dolori subiti e ha cercato di offrirle il meglio di sè e del suo mondo bizzarro.

E’ un testo intelligente, scritto da un’autrice estremamente sensibile, che ha toccato le corde più profonde della mia anima oltre ad aver soddisfatto il mio amore per i libri scritti bene, è davvero un lavoro che ha trattato il tema della malattia in modo delicato e profondo, senza mai perdersi in banalità o pressapochismi, è un romanzo che mi ha fatto versare parecchie lacrime, ma da non perdere assolutamente.

Letture

“Norwegian wood” di Haruki Murakami

Immagine tratta dal web

Immagine tratta dal web

Ecco un libro del quale non sapevo nulla quando ho deciso di leggerlo, uno di quei casi in cui non si sa bene dove si andrà a parare, tra chi ne parlava bene, chi lo considerava un mattone: io amo i libri lenti ed introspettivi, quindi l’ho caricato sul Kindle letteralmente a scatola chiusa, senza neppure conoscerne la trama, senza sapere quali fossero i temi trattati, solo attirata dal consueto sesto senso che mai mi ha delusa.

Mi sono trovata dinanzi ad una scrittura gentile, leggera come una piuma, assolutamente non maschile, elegante, squisita ed impalpabile: in fondo è un libro sull’adolescenza che risale a molti anni fa (già pubblicato con il titolo di “Tokyo blues”) ma che, per chissà quale motivo, solo in questo periodo da fatto riparlare di sè nel nostro paese. La costruzione letteraria è ricca di aspetti descrittivi lenti, a volte pigri, ma mai pesanti, le vicende dei personaggi sembrano stesi al sole come ritagli di carta bagnata dalla pioggia… è una storia d’amore, di vita e di morte, una storia dei sentimenti di Toru Watanabe che si intrecciano con quelli di Naoko e dei suoi dolori per la perdita della sorella e del compagno Kozuki, ambedue suicidatisi anni prima, è la storia in cui si affaccia anche Midori, sfacciata e solare, senza però mai entrare nel groviglio di sentimenti tra Watanabe e Naoko. Il male di vivere tocca tutti i personaggi principali dell’opera, eppure c’è chi ne uscirà vincitore e chi ne sarà sopraffatto, quasi la vita giocasse con la morte; l’idea che se ne trae e che viene ben messa in chiaro sin da principio è il ruolo della morte non come antitesi della vita bensì quale parte integrante del percorso di vivere, però tutte le pagine sono permeate da una leggerezza ed un’estrema spensieratezza, da un atteggiamento di profonda naturalezza nei confronti del sesso e dell’autoerotismo senza mai cadere in alcun atteggiamento moralistico nè trasgressivo.

L’idea che io ne ho tratto è stata quella di un’opera rilassante e incentrata sulla naturalezza del vivere, sull’accettazione degli eventi, delle pulsioni naturali, dei sentimenti, sul rispetto dei tempi fisiologici di maturazione delle idee e dei tumulti del cuore. E’ un libro bellissimo, da leggere e da gustare sino all’ultima riga.

DBCFCB9E800D96256F2947FD8B40B721

This site is protected by wp-copyrightpro.com