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Profumi mediterranei

Antipasti e stuzzichini/ Economiche/ Ricette vegetariane

Il rosmarino dell’estate

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Le giornate si avvicendano già torride segnando un giugno come da anni non ne vivevo, l’aria in casa è pesantissima e i ventilatori solo in parte riescono a muoverla regalando un sollievo lieve e fugace, il mare è a pochi minuti di casa ma gli esami di mio figlio incombono sulla mia serenità come un branco di avvoltoi e il suo profumo rimane il protagonista dei miei desideri più reconditi mentre, giorno dopo giorno, incoraggio lui e anche me stessa con la consapevolezza che manca ancora pochissimo alla libertà.

L’estate è la mia stagione, quella che sento a pelle anche se mi toglie la voglia di faticare in cucina, di stare ai fornelli con il sudore che mi scorre lungo la schiena, che mi incolla i capelli alla fronte, che mi regala la sensazione di camminare a piedi nudi sentendo il tepore della terra sotto di me, che mi fa sentire il contatto con la madre di tutte le cose; l’estate è la mia pelle che si abbronza a dei livelli incredibili, che scorre morbida sotto l’olio di oliva che ogni giorno spalmo dopo averla lasciata a cuocere al sole senza pietà, a seccare alla salsedine sino a sentirne il profumo sugli abiti; l’estate è il sole che stinge i miei capelli scurissimi, è il mare che me li arriccia e li rende indomabili, è il profumo delle acacie e del sambuco, è l’odore penetrante del rosmarino e della salvia, è la stagione dei piatti freddi, vegetali e ricchi dei colori che la natura ci regala.

Oggi il cielo vira dall’azzurro più intenso al grigio plumbeo e tra un tuono ed un acquazzone riesco a tirare un sospiro di sollievo grazie alla brezza che alita dalle finestre spalancate sul bosco, un soffio di pace che alleggerisce queste giornate pesanti e di stanchezza da sfinimento, un respiro che mi fa tornare in cucina per chiudere in un vasetto tutto il profumo del rosmarino.

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Ingredienti:

una scatola di fagioli cannellini

una cipolla

un pizzico di sale

olio q.b.

aceto di mele q.b.

una manciata di foglie di salvia e una di aghi di rosmarino (freschi)

Procedimento:

far appassire la cipolla in poco olio, poi aggiungere gli altri ingredienti e frullare tutto insieme sino ad avere una crema perfettamente amalgamata; spalmata sul pane fresco o sulle bruschette è imbattibile…. tanto semplice e quasi banale quanto gustosa e perfetta per le giornate bollenti che ci aspettano! E per alleggerire anche i periodi più pesanti….

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Primi

One pot pasta (cioè la rivoluzione della pasta italiana)

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Quando lessi questa ricetta ebbi dei dubbi, moltissimi dubbi, da purista della pasta italiana, di ottima semola e rigorosamente al dente (cioè: meglio tirarla sul muro e abbatterlo che non lasciarci la pentola appiccicata sopra), però le immagini viste in giro per il web erano parecchio invoglianti… Meravigliose pentole in cui il rosso dei pomodorini illuminava d’estate il color oro della pasta, il verde del basilico sprigionava il suo profumo anche con la sola fantasia, con quel piccolo spicchio d’aglio bianchissimo a strizzare l’occhio dal fondo di una pentola leggermente imbiondita dal meraviglioso colore del nostro olio extravergine di oliva; insomma, alla fine ho deciso di provarci, complice la presenza di una bella pentola di ghisa dal fondo pesante che mi ha permesso di sperimentare questa metodologia di cottura al meglio!

Per prima cosa ho acquistato delle fettuccine splendide, però alla fine ho usato dei paccheri che proprio non sapevo dove mettere: mi erano stati regalati a Natale in un cesto alimentare, ma la quantità della confezione (250 g.) non mi permetteva di portare in tavola tre piatti di pasta, quindi ho approfittato di un giorno di assenza del figliolo per provare… anche perché per gli esperimenti è meglio evitare la sua presenza… se riescono male sto fresca! 🙂

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Ingredienti:

250 g. di paccheri (ho usato i Gragnano, semola ottima!)

250 g. di pomodorini in scatola (o freschi di stagione)

750 g. di acqua

qualche fogliolina di basilico (che io conservo sott’olio durante l’inverno)

sale q.b.

uno spicchio d’aglio

Procedimento:

Mettere tutto nella pentola e coprire: al bollore scoprire la pentola e cuocere ancora per circa 10 minuti (controllare perché ogni pasta ha i proprio tempi di cottura).

Il rapporto consigliato tra pasta e parte liquida è sempre di 1:3, quindi sarà bene verificare che l’eventuale eccedenza di liquido di vegetazione dei pomodorini sia compensata da una minore quantità d’acqua e, comunque, rimango del parere che una controllatina ogni tanto alla pentola male non faccia 😉

Ne uscirà un piatto dal sugo saporito e cremoso grazie all’amido rilasciato dalla pasta, facile e veloce da preparare… e vi assicuro che anche i paccheri mi sono piaciuti moltissimo!

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Antipasti e stuzzichini/ Pesce

Il polpo in bottiglia per vivere una cena raffinata senza stress!

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Le foto sono state scattate al volo (senza luce) prima che planassero gli avvoltoi…. quindi mi scuso per la scarsa qualità!

Contro ogni aspettativa dettata dalla pigrizia che mi ha colto in questi giorni di festa sono già qui a raccontarvi del mio capodanno lontano da ogni possibile fonte di stress: il Natale in casa mia è sempre un po’ scadente a causa dei rapporti tesi che ho con i suoceri e che, di conseguenza, dividono la famiglia in due (io dai miei genitori e marito e figlio dall’altra parte)… fortuna che la prendo con filosofia non essendo una fanatica del 25 dicembre, da me vissuto solo come una festa d’atmosfera e lontano anni luce dal significato religioso che, per un’atea anticlericale come la sottoscritta, chiaramente non rappresenta nulla.

Un po’ mi dispiace perché la vivo sempre come una festa da trascorrere in famiglia, ma se non altro mi sono risparmiata megapranzi pallosi che non mi divertono affatto, tombole che odio dal profondo del cuore e ammennicoli simili; il capodanno invece mi piace, lo amo particolarmente specie quando mi riserva l’occasione, com’è accaduto lo scorso anno, di stappare una bottiglia di spumante in mezzo ad un paesaggio innevato, nel gelo dei monti e sotto un cielo trapunto di stelle come in città mai si potrà vedere.

Questo 31 dicembre mio marito ha lavorato sino alle 22.00 perché gli è toccato uno dei turni peggiori, ma si sa che i mezzi pubblici circolano sempre e come tale è giusto che il servizio venga garantito: potevo non fargli trovare una cena curata e ricca d’amore?

Mi sono imposta di non stressarmi mai più per alcun motivo al mondo perché sono una persona emotiva e sensibile, quindi soggetta a somatizzare tutto, e ciò vale anche in cucina: massima organizzazione, minimo sforzo e massimo risultato! Dalle vacanze estive mi era rimasto del pescato nel congelatore, dal quale ne ho ricavato sia le seppie per il secondo sia un bel polpo da utilizzare per l’antipasto: a dire il vero non che l’abbia conservato per tanti mesi appositamente, ma proprio non sapevo come cuocerlo al meglio. Ho tratto l’ispirazione da un’idea vista in rete tempo addietro e quindi ecco qui la ricettina!

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Ingredienti:

1 polpo di almeno 1 kg. (il mio era di kg.1,160)

la buccia di due arance

qualche foglia di alloro

un pizzico di sale

Procedimento:

Cuocere il polpo in pentola a pressione unitamente alla buccia di un’arancia (che tolgo con il pelapatate per evitare di avere anche la parte bianca) e a qualche foglia di alloro oltre ad un po’ di sale; dal sibilo proseguire la cottura per 40-45 minuti circa.

Una volta raffreddato tagliarlo a pezzettoni e inserirlo in una bottiglia in plastica precedentemente tagliata asportandone il collo (di acqua o altra bibita) alternando con un’altra buccia di arancia tagliata grossolanamente, poi appoggiarvi sopra un peso (io ho usato una bottiglia di birra piena d’acqua) e premere un po’ di volte sino a far uscire il liquido in eccesso; alla fine riporre un giorno ed una notte nel frigorifero mantenendovi sopra il peso.

Al momento di servire sarà sufficiente tagliare la bottiglia per estrarre il “salsicciotto” da affettare comodamente in quanto il liquido rimasto avrà gelificato mantenendo il tutto compatto: servire con qualche fetta di lime e dei chicchi di melagrana (se la tagliate a metà e la “schiaffeggiate” un po’ sul palmo della mano i chicchi cadranno a pioggia senza alcuno sforzo).

Ho affiancato al polpo un paio di fettine di salmone affumicato, del guacamole e ho accompagnato il tutto con un drink a base di Aperol e frizzantino aromatizzato con una fetta di arancia…. e poi non ditemi che il cenone è stressante!

Ovviamente il resto del cenone è finito nella slow-cooker che mi ha portato Babbo Natale, la quale ha cucinato per me mentre leggevo un libro accoccolata sul divano con un po’ di buona musica in sottofondo…. che voglio condividere con voi perchè è davvero un inno all’amore!

Buon anno compagni e compagne di blog…. e che la salute e la serenità siano con voi!

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Autoproduzione/ Bimby/ Conserve/ Dolci e desserts/ Economiche

Una gelatina che profuma di Natale!

IMG_2293-001Ci ho pensato oggi, all’ultimo momento per regalarne qualche vasetto, ma non avevo il tempo per poter seguire i fornelli con la cura necessaria ad evitare qualche disastro, quindi io la propongo con il Bimby per comodità, ma sappiate che un frullatore ed un pentolino saranno sufficienti (e un mestolo in mano per evitare i disastri che io temevo)!

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Ingredienti:

arance (io tre grosse)

zucchero semolato (io 300 g. per pareggiare il peso netto del succo dell’agrume)

Procedimento:

ho pelato a vivo le arance avendo cura di conservare la buccia esterna (che io tolgo con il pelapatate… è comodissimo), metterle nel boccale e frullarle a vel. 5 per 15 secondi.

Cuocere 10 min. a 100° a vel.1, passare il succo con un colino, poi aggiungere lo zucchero (pari peso rispetto al succo rimasto) e riprendere la cottura per un’ora, temp. Varoma (senza coperchio dosatore), vel. 1.

Invasare dopo aver precedentemente sterilizzato i vasetti e capovolgere: a me ne è uscito un vasetto della marmellata pieno.

Sarà un pensierino natalizio molto gradito e, soprattutto, è splendida spalmata sul pecorino stagionato!

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Antipasti e stuzzichini/ Ricette vegetariane

I miei limoni gialli

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Talvolta non è solo un frutto, è qualcosa di più, per me l’arancio e il limone sono gli agrumi del sogno, soprattutto il limone mi porta al sogno del mare, non di quello che bagna generosamente la mia città e che amo alla follia, ma di quello “un pochino più giù”, quello che vedi come una distesa blu cobalto quando scendi da una strada ripida a picco su un’immensa distesa turchese circondata dal verde argentato degli ulivi.

Il limone è perfetto in una ciotola di ceramica turchese, mentre luccica sotto quel raggio di sole ancora estivo che penetra dalle imposte blu e vorrei conservarlo per tutto l’anno, con il suo profumo intatto e la sua essenza fresca e piena di energia, con il suo succo depurativo e che riesce ad esaltare qualsiasi piatto, dal dolce al salato.

Ho visto alberi di limone a picco sul mare, sporgenti da rocce che sembrano cadere da un momento all’altro e che invece resistono ai venti della costa, ho provato una sensazione di refrigerio solo a vedere questo connubio di colori: giallo limone, verde ulivo e blu mare… e da quella volta la mia casa è disseminata di limoni giallissimi e di accessori turchesi, così posso sognare il mare anche a gennaio.

E’ il colore predominante nelle ceramiche che adoro, quel giallo meraviglioso che si sposa al blu, quelle perfette per rendere accogliente una cucina, quelle perfette per servire un piatto profumato di Marocco, di Grecia, di Sicilia… quello che, pasticciando e sperimentando, ho realizzato qui sotto.

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Ingredienti:

peperoni piccoli tondi e piccanti

pomodorini secchi sott’olio

origano (ho usato quello raccolto alle pendici dell’Etna)

cous cous (con una noce di burro)

olive nere greche

limoni sotto sale (ho usato quelli portati dalla Sicilia)

capperi di Pantelleria

semi di sesamo tostati

olio evo

Procedimento:

premesso che la quantità degli ingredienti è puramente a piacere, ho iniziato tagliando la calotta superiore dei peperoncini e sbollentandoli per circa quindici minuti, conservando eventualmente la calotta asportata per richiuderli una volta farciti; a parte ho preparato il cous cous, utilizzando quello precotto cui basta aggiungere dell’acqua calda per farlo rinvenire, che poi ho mescolato a tutti gli altri ingredienti, ricordando di dissalare un po’ i capperi e tagliuzzando i limoni a cubetti e, comunque, facendo molta attenzione alla quantità finale di sale.

Ho riempito i peperoni con questo mix di profumi, conservando qualche semino per mantenerne la nota piccante e ho terminato la preparazione con una manciata di semi di sesamo leggermente tostati in padella…. che dev’essere assolutamente abbondante!

A questo punto passo ad un paio di dritte per quanto riguarda i limoni sotto sale:

ho sistemato in un contenitore di vetro dei grossi limoni biologici, interi, alternandoli con del sale grosso, del pepe nero in grani, delle foglie di alloro, qualche chiodo di garofano e qualche stecca di cannella; lo spazio rimanente l’ho riempito con dell’acqua, ho chiuso il barattolo e l’ho lasciato a marinare nel frigorifero per (almeno) venti giorni, che nel mio caso si sono tramutati in alcuni mesi….

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Autoproduzione/ Bevande

Matite colorate

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Sparse sul tavolo a colorare la mia vita, le mie emozioni che virano dal calore dell’arancione alla serenità intensa del blu cobalto, passando per un intenso verde chiaro, quello del rilassamento, lo stesso dei prati di montagna in piena estate; ho sempre visto la vita a colori, dai sogni in rosa al fascino della nebbia e del suo grigiore, che talora ammanta i momenti di malinconia, di respiri struggenti che durano un attimo perché la luce calda dell’affetto è sempre dietro l’angolo, la stessa luce di una casa immersa nella foschia, quella di un camino acceso che riscalda le guance e il cuore.

Il mio è sempre stato un mondo colorato dai bigliettini adesivi e dagli evidenziatori, da libri distrutti a forza di colorare, evidenziare, sottolineare più e più volte, finchè nella memoria rimangono i colori legati ai concetti, finchè l’apprendimento non diviene variopinto.

La mia vita ha i cappottini turchesi d’inverno, per cacciare il grigiore di novembre, ha i maglioni di lana arancione per colorare la neve di gennaio, è sempre piena di matite e pennarelli ovunque, che non si fermano su un foglio bianco, ma vanno a decorare tutto ciò che trovano, accompagnandosi sempre ad inserti adesivi, nuvolette e cuoricini.

Questa cremina è stata preparata con il popone, il melone a pasta bianca, ma mi è venuto spontaneo fotografarla con il giallo allegro dei limoni perché alla fine la si fa anche con questo agrume che adoro, l’importante è renderla pannosa e fruttata: è una reminescenza coloratissima delle mie vacanze, il ricordo di una crema arancione a base di melone, ma anche gialla a base di limoni di Sorrento, talvolta bianca e morbidissima come questa…. l’importante è provarci e questa è la mia versione.

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Ingredienti:

500 g. di melone cantalupo (baciro, popone… o come lo volete chiamare) a pezzi per il meloncello, oppure la scorza esterna di 8 limoni non trattati per il limoncello

500 ml. di alcool buongusto

1 kg. di zucchero

500 ml. di latte

500 ml. di panna

un cucchiaino di vaniglia

Procedimento:

Versare in un grosso contenitore di vetro la frutta e aggiungere l’alcool, lasciando a macerare almeno venti giorni. Trascorso tale periodo mettere un una pentola lo zucchero, il latte, la panna e la vaniglia, far sobbollire sino a che lo zucchero non si scioglie, successivamente aggiungere l’alcool filtrato  e, da ultimo, la frutta, per poi frullare tutto con il minipimer.

Imbottigliare filtrando nuovamente e lasciare a riposo nel congelatore almeno venti giorni prima di consumare.

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limoncello

Un’altra piccola carrellata degli scatti estivi, simbolo del mio profondo legame con il mare e dell’ispirazione che ne è scaturita anche in cucina.

Lipari

Lipari

Lipari

Lipari

Lipari

Lipari

Per me la solarità è tutta in queste note….leggete anche le parole perchè ne vale davvero la pena…

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Antipasti e stuzzichini/ Autoproduzione/ Etniche/ Ricette vegetariane

Contaminazioni mediterranee

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Ogni viaggio per me diventa un’occasione per annusare il mondo, dove profumi e sensazioni si mescolano in un vortice di emozioni assolutamente inscindibili, dove incontro culture diverse e umanità di ogni tipo, da conoscere, da approfondire e dalle quali imparare sempre qualcosa di nuovo, in una commistione culturale che possa allargare i miei orizzonti e rendere la mia mentalità più aperta ed elastica.

Ogni viaggio diventa un’esperienza sensoriale prima di ogni altra cosa, prima di ciò che posso apprendere da chiese, palazzi e musei perché la cultura di un popolo passa innanzitutto per i profumi e i sapori della cucina… solo dopo aver annusato ed assaggiato le spezie di un mercato riesco a collegarle ai colori di un affresco o alle stuccature dorate di un palazzo, solo allora posso capirne le radici storiche, l’esegesi culturale, come solo dopo aver capito la storia di un popolo riesco ad entrarne nella relativa mentalità e ad assimilare tutto ciò che possa ampliare i miei limiti mentali.   

Quando lessi la ricetta pubblicata da Margherita iniziai a pensarci su, con la tentazione di provarci perché mi sembrava una cosa semplice e realizzabile, una bellissima idea fare il paneer in casa, poi comunque mi feci un giretto nel web per saperne di più perché alla fine io sono una curiosona! E ho appreso che si tratta di una ricetta sudasiatica (पनीर  in Hindi), diffusa in India e Pakistan, preparata senza l’uso del caglio, senza il sale e perfetta sia al naturale che come base per altre preparazioni, oltretutto molto diffusa anche in altri paesi in mille varianti e dai molteplici nomi… insomma, perfetta e versatile anche per i miei pasticci in cucina! Non che con un litro di latte ne esca molto, però alla fine si ottiene un ottimo formaggio spalmabile a basso costo, specie se si parte dal latte del discount che alla fine si acquista con pochi centesimi.

La preparazione è semplicissima in quanto è sufficiente far arrivare il latte a bollore, aggiungere 3/4 cucchiai di aceto bianco (o limone) e mescolare: il latte si caglierà subito e, non appena raffreddato, basterà versarlo in un colino rivestito con una pezza di cotone o di garza e strizzare la parte solida; il caglio rimasto potrà essere riciclato per una successiva cagliatura, anche se meno decisa rispetto a questa ottenuta con l’acidificazione oppure tenerlo da parte per la preparazione di crepes salate.

Una volta versato il paneer in una ciotola l’ho mescolato con del prezzemolo tritato (io ho usato quello del mio balcone, molto dolce e delicato), ma avendo del coriandolo penso si ottenga il massimo del risultato, poi ne ho fatto delle palline e le ho ripassate nella farina di pistacchio di Bronte, acquistata alla Vucciria di Palermo e dal sapore delicatissimo e particolare.

Volevo utilizzare alcune delle chicche acquistate in vacanza, ma l’idea di limitarmi a replicare delle ricette tipiche, che sicuramente i siculi preparano meglio di me, non mi interessava particolarmente… al contrario mi si sono illuminate le papille gustative quando ho conosciuto il pistacchio di Bronte, così versatile sia nei piatti salati che in quelli dolci.

Con il paneer si possono fare delle “biglie” dolci altrettanto strepitose e delicatissime, ma queste ve le preparerò la prossima volta!

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Ingredienti:

1 l. di latte intero (che sia fresco o UHT non cambia)

3 o 4 cucchiai di aceto bianco (dipende dal grado di acidità) o di limone

un mazzetto di prezzemolo

q.b. farina di pistacchi di Bronte

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Arte, storia ed architettura/ Un po' del mio mondo

Ho pazienza solo per l’amore

“Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce.
Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. 
Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare.
Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato.
Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica. 
Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti.
Credo in un mondo di opposti, per questo evito le persone rigide e inflessibili. 
Nell’amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento.
Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare.
I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali.
Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza.”

Meryl Streep

 

Eppure, nonostante la pazienza sia latitante, ho trascorso l’ultima settimana con l’amica di sempre, quella perduta trent’anni fa e da poco ritrovata, quella che mi ha invaso la casa con i bagagli e il cuore con l’affetto che non ha mai perduto nelle sue peregrinazioni e nelle difficoltà che ha incontrato lungo il cammino: una settimana faticosa a gestire lei e il suo caro figliolo, ad accogliere anche il figlio maggiore appena ha trovato due giorni per raggiungerci, tutti strizzati in una casa che proprio grande non è: ho cucinato tanto, tantissimo, ho parlato molto, moltissimo… e ancora una volta ho capito che davvero non ho più tolleranza alcuna per chi manipola le persone, per chi sfrutta una donna per poi lasciarla da sola a crescere dei figli, senza un lavoro e con una casa che cade a pezzi, facendole la guerra e rovinandole l’esistenza.

Lei ora è ripartita mentre la sto aiutando a ritornare a casa, casa sua, la nostra città, chissà se ci riusciremo con l’unione di cuori che ci ha sempre contraddistinte, come quando avevamo quindici anni e ci divertivamo con nulla, quando contavamo gli spiccioli per un gelato al mare… ci spero davvero perché lei è dolcissima e già mi manca….

Appena lei è uscita ho incontrato un’altra cara ragazza, che conoscevo appena, in grosse difficoltà con il compagno e che si è trovata in mezzo alla strada, senza soldi né biglietto di ritorno a casa, sola in compagnia del suo cane e dei bagagli… potevo lasciarla nei guai? Ovviamente no, non me la sono proprio sentita, quindi (grazie alla collaborazione di un marito splendido) ce l’abbiamo fatta anche questa volta. E di nuovo posso ribadire di aver ricevuto più soddisfazione dall’amore che mi hanno regalato queste due persone rispetto ai rapporti fatui ed evanescenti con chi del mio tempo non merita nemmeno un minuto, con chi parla molto eppure non ti lascia nulla nel cuore, con chi ti elogia solo per mera convenienza: in pochi giorni ho ritrovato un’amica che credevo perduta e ne ho incontrata un’altra, ho imparato di più asciugando le sue lacrime che non ascoltando finti discorsi accademici e l’abbraccio che mi ha regalato ieri sera è valso più di mille parole.

Sono stanca, molto stanca…ma felice!

E ora finalmente riesco a condividere qualche scatto delle mie vacanze: mi sono fatta attendere, lo so, ma ne è valsa la pena investire il mio tempo regalando un pezzo del mio cuore perché la valanga di amore che ho ricevuto è stata incredibile, perché stringere lei in lacrime e faticare per non versarne altrettante è stata dura, ma so di aver fatto la scelta giusta e che la rifarei mille volte ancora!

Le foto che ho scattato sono moltissime, quindi inizio con quanto più mi ha colpito: i pescatori di Sciacca, perchè il legame che ho con il mare è indissolubile!

Le ceramiche erano un sogno

Le ceramiche erano un sogno

Specie se incorniciate dai colori del tramonto

Specie se incorniciate dai colori del tramonto

12)Sciacca,visita della cittadina,granita col pan caldo e acquisto pesse direttamente dai pescadori (39)

Quando siamo arrivati scendeva una sera meravigliosa…

L'indomani mattina  abbiamo atteso il rientro dei pescatori

L’indomani mattina abbiamo atteso il rientro dei pescatori

12)Sciacca,visita della cittadina,granita col pan caldo e acquisto pesse direttamente dai pescadori (59)

Abbiamo fatto scorta di pesce freschissimo

12)Sciacca,visita della cittadina,granita col pan caldo e acquisto pesse direttamente dai pescadori (54)

Abbiamo riempito il congelatore del camper

Per poi fare colazione con pane caldo e granita al limone..

Per poi fare colazione con pane caldo e granita al limone..

Il signor Aurelio, artigiano della granita, che ci ha fatti rincasare con una bella scorta di limoni

Il signor Aurelio, artigiano della granita, che ci ha fatti rincasare con una bella scorta di limoni

Pesce

Nei miei sogni

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Nei miei sogni sono in riva al mare, in una casa di pietra bianca piena di luce, arredata con pochi kilim colorati e ciotole in coccio turchese, le finestre hanno le imposte azzurre aperte sul mare e poche tende di lino sventolano alla brezza che accarezza la pelle, nei miei sogni cammino a piedi nudi dentro e fuori casa, coperta da un pareo del color del mare, a passi leggeri per non disturbare la musica delle mille conchiglie agitate dal vento che tintinnano l’una contro l’altra, appese allo stipite e danzanti nella penombra del porticato che offre un respiro dal sole cocente del Mediterraneo.

Nei miei sogni mi illumino gli occhi del blu dell’Egeo, di un blu come non ce ne sono altri, nei miei sogni mi stendo pigramente con la silenziosa e gentile compagnia di un libro, che non urla ma mi accarezza con le sue note e la sua trama coinvolgente, un sogno nel sogno, e che rimane con me finchè decido di appoggiarlo delicatamente e con rispetto per tuffarmi in quel blu meraviglioso che profuma di sale, di alghe e di vento.

Nei miei sogni esco dall’acqua, rigenerata come sempre, e seguo il profumo del pranzo, delicato, dal sentore fresco e marino, agrumato ed erbaceo al tempo stesso… nei miei sogni c’è di nuovo il salmone, impreziosito da una cottura veloce e densa di sapori tutti mediterranei, da una cottura che mantiene il gusto del mare pur racchiudendo un’armonia di profumi incredibili…

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Ingredienti:

250 g. di filetto di salmone

2 limoni

olio evo

vino bianco

poca farina

prezzemolo

peperoncino

Procedimento:

Asciugare delicatamente i filetti con della carta da cucina e passarli in un piatto con un po’ di farina e poi passarli velocemente in padella nell’olio caldo, da ambo i lati; a questo punto versarvi un po’ di vino bianco, il succo di un limone e del peperoncino a piacere (io ne ho usati due secchi di Cayenna).

Cuocere al massimo dieci minuti e fuoco medio senza coprire, impiattare e cospargere di prezzemolo fresco tritato (ho usato quello coltivato da me ed era dolcissimo), servendo con una fetta di limone.

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Pesce

La grande presenza del salmone

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La mia voglia di mare e di estate continua come nei giorni scorsi, anche se ieri sera mi sono trovata a dormire sotto tre trapunte e con un pile addosso (prontamente presa per i fondelli dal mio calorosissimo marito che insiste a farmi dormire con la finestra aperta)… c’è poco da fare, l’escursione termica si sente anche in riva al mare in questo periodo, ma almeno in cucina cerco di godermi i sapori freschissimi, sempre con la speranza di lasciare qualche chilo per la strada, cosa non semplicissima vista l’enormità di ore che trascorro seduta ad una scrivania.

Sempre più mi rendo conto che la cucina è fatta anche di piccole variazioni, di tocchi di colore e di profumo come quello del pepe rosa, perfetto da abbinare al salmone, quasi fosse una sintonia di colori oltre che di sapori, come il verde del prezzemolo che si unisce al marroncino del pangrattato conferendogli una dignità di “nonsolopane”, il tutto armonizzato dai sapori mediterranei dell’olio di oliva e del limone, che profumano davvero di coste rocciose a picco sul blu del mare, che ti fanno sentire il profumo dell’estate portato dal vento.

Il salmone è un ospite nordico doc, ma è incredibile come riesca a conferire un aspetto raffinato e fresco ad ogni piatto, sposandosi a qualunque cultura culinaria, dalla particolarità del sushi giapponese al sempre piacevolissimo brunch salmone-burro irlandese-aneto e birra stout… il salmone è metamorfico, è un alleato come pochi e questa volta lo ospito in un contesto profumatissimo come il nostro mare.

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Ingredienti:

500 g. di filetto di salmone fresco o decongelato

2 limoni

pangrattato q.b.

sale grosso e pepe rosa q.b.

olio evo q.b.

prezzemolo tritato q.b.

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Procedimento:

Asciugare bene i filetti di salmone con della carta da cucina e ungerli con l’olio utilizzando un piatto piano, poi cospargerli bene di prezzemolo tritato, sale e del pepe rosa ripassato un po’ nel mortaio, da ultimo pressarli bene nel pangrattato e riporli in una teglia coperta di cartaforno oppure antiaderente (io ho usato la ceramica), per non dover aggiungere dell’altro olio.

Cuocere in forno a 180 gradi per 20 minuti, girando i tranci a metà cottura (io ho usato la funzione ventilata e non li ho girati).

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