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Ultimi scorci di Barcellona

La migliore sangria mai bevuta!

Nei post precedenti abbiamo visitato le maggiori attrazioni di Barcellona, tuttavia ci tenevo a concludere spaziando su altri angolini meritevoli di visita o almeno di un’occhiata, magari più lontani dalle consuete rotte turistiche e dai classici “tre giorni di vacanza”.

La fortezza sulla collina
E il panorama

Una visita in totale relax (o quasi, vista la penosa scalinata che ho dovuto affrontare sotto un calore devastante) e che merita per la magnifica vista del mare iberico è la salita a Montjuic, da farsi in funicolare, con la relativa salita al castello; si tratta di una collina di 192 metri che prende il proprio nome dal catalano Mont dels Jueus, che significa “monte degli ebrei”, il cui toponimo probabilmente risiede nella presenza di un cimitero ebraico sul monte. La collina ha sempre rivestito una posizione strategica grazie alla vista sul Mediterraneo e sul fiume Llobregat, tant’è che vi sorge il castello omonimo, una vera e propria fortezza dalla quale ammirare un panorama spettacolare sul mare.

Il museo del Football Club
Gli interni futuristici del museo

Per gli amanti dello sport (non è il mio caso ma ho dovuto abbozzare) merita una visita il Museo del Barcelona Football, altamente tecnologico e realizzato con grande cura; purtroppo la visita allo stadio è interdetta a causa di lavori di rifacimento.

Il bacio…
… e le tessere che lo compongono

Il murales del bacio, un mosaico stupendo realizzato da quattromila piccole tessere raffiguranti scene di diversa tipologia ma che, unite tra di loro, vanno a formare questa meraviglia intitolata “El mundo nace en cada beso” (Il mondo nasce in ogni bacio), altro 3,8 metri e largo 8 metri, opera dell’autore catalano Joan Fontcuberta. Lo potete trovare in Plaça d’Isidre Nonell, oltretutto accanto ad un ristorantino etnico delizioso! Esso è stato realizzato nel 2014 in occasione della Trecentesima Giornata della Catalogna, ricorrenza che annualmente ricorda l’11 settembre 1714, giornata in cui la Catalogna è uscita sconfitta dalla guerra di secessione spagnola, infatti le tessere con cui è stato realizzato vennero inviate dai lettori di El Periòdico de Catalunya, scelte tra le immagini rappresentative di momenti di libertà.

Le colonne del Tempio di Augusto

In una città così creativa e moderna si possono rinvenire anche alcuni onnipresenti resti romani, tra cui le colonne del Tempio di Augusto, sistemate in maniera molto originale in un cortile di un edificio medievale al numero 10 del Carrer Paradis: il tempio di Augusto si stima risalente alla fine del I secolo a.C. e le tre colonne in argomento sono le uniche conservate integralmente, mentre una quarta è stata ricostruita ed esposta in Plaça del Rei.

Il Palazzo della Musica Catalana, non è una meraviglia?

Il Palau de la Musica Catalana vale una visita, almeno all’esterno, perchè è un capolavoro: si tratta di una delle sale da concerto più belle al mondo, il palazzo è stato progettato da Lluìs Domènech i Montaner, uno degli architetti di punta del modernismo catalano; la costruzione iniziò nel 1905 e vide il completamento tre anni dopo, mentre nel 1997 il palazzo venne dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Ma quanto bello è?
Lasciamo perdere i prezzi di questo stand… da brivido!

La Boqueria, il mercato più famoso della città, è un tripudio di colori, frequentatissimo anche grazie alla posizione strategica sulla Rambla, ospita numerose attività commerciali: si tratta di un mercato antico, risalente ad una attività saltuaria di vendita di carne e pesce nel corso del 1200, ma solo nel 1840 venne inaugurato così come lo vediamo oggi. Vale una visita, assolutamente, con un occhio di attenzione verso i prezzi, alcuni davvero proibitivi! Perfetto per l’acquisto di una cena calda al volo a base di tapas e prodotti similari, ma non per farci la spesa se non volete lasciarci lo stipendio!

La colazione a Barceloneta

L’ultima tappa, già con lo zaino sulle spalle, l’abbiamo fatta a Barceloneta, in riva al mare dopo un’ottima colazione a base di churros (lasciamo perdere i prezzi elevatissimi ma la qualità era indiscutibile), seduti ad ammirare le onde che accarezzavano la spiaggia, godendo della brezza marina e riprendendo fiato dopo queste giornate intense e faticose! Abbiamo goduto di una città giovane, stupenda, colorata e piena di vita, tra paella e tanta sangria (sì, abbiamo bevuto anche altro, ma la sangria era divina, specie quella bevuta in un localino all’aperto nei pressi di Plaça Catalunya, una tripudio di frutta in un vino ghiacciato ottimo e aromatico), una città da visitare assolutamente, da vivere appieno, perfetta per chi ama l’arte, per chi ama la vitalità, per chi ama lo shopping (non manca nemmeno un brand, c’è tutto), per chi ama la vita!

Anche solo camminare con il naso all’insù è uno spettacolo
La Monumental, arena di tauromachia, casualmente incontrata lungo la strada per lo stadio
Arte, storia ed architettura/ Viaggi

La Sagrada Familia

Un particolare della facciata

Terza tappa di questo viaggio improvvisato a Barcellona e finalmente ho raggiunto il mio grande sogno: trovarmi davanti alla Sagrada Familia, da sempre ammirata solo in fotografia. Si tratta della meraviglia architettonica, pur se incompiuta (e tutt’ora lo è, nonostante si stimi il termine nel giro di pochi anni), di Gaudì… imponente, meravigliosa, un tripudio di creatività, di linee sinuose, di allegorie della natura e di giochi di luce.

Non c’è un elemento decorativo uguale all’altro
Vi ricorda l’ingresso di una grotta?

Il nome completo della basilica è Tempio Expiatorio de la Sagrada Familia, basilica minore di culto cattolico i cui lavori iniziarono nel 1882 sotto il regno di Alfonso XII di Spagna, inizialmente in stile neogotico che però, a seguito del subentro di Gaudì quale progettista, nel 1883, virò immediatamente sul liberty, arricchendo quindi ulteriormente la storia travagliata dell’edificio, sulla quale non mi soffermo in quanto quella che vorrei trasmettere è esclusivamente un’idea sull’estetica. Il progetto di Gaudì evolve, come già detto, da uno stile neogotico ad uno naturalista, tant’è che alcune delle fonti di ispirazione furono la grotta di Collbatò e la montagna di Montserrat, ciò in quanto egli riteneva che lo stile neogotico fosse imperfetto proprio in quanto non rispettoso delle linee naturali, essendo strettamente rappresentato da forme rettilinee, da pilastri e da contrafforti, contrariamente alle forme geometriche rigate aderenti alla natura. Gaudì osservò che in natura erano presenti innumerevoli esempi di direttrici, quali i giunchi, le ossa dello scheletro, tutti esempi funzionali ed estetici che egli riportò in architettura adattando quindi le forme naturali a quelle strutturali; ne è l’esempio (bellissimo, a mio parere) la forma elicoidale assimilata al movimento e l’uso dell’iperbole assimilata alla luce.

E qui inizia una carrellata fantastica di decorazioni variopinte!
Che sia frutta?
O fiori?
Sembrano quasi elementi minerali…
Mosaici ovunque (Gaudì cercò sempre di decorare anche usufruendo di materiale di scarto)
Ma quanto bello è questo pinnacolo?
Nonostante le impalcature è uno spettacolo

Nel corso del tempo l’opera subì molte interruzioni, principalmente a causa della scarsità di risorse economiche, tuttavia queste contribuirono a concedere del tempo libero a Gaudì per la ricerca di nuove soluzioni strutturali, sfruttandone anche alcune già adottate in altre opere precedenti, quali gli archi catenari, le gallerie e i viadotti, mentre le torri della Sagrada hanno tratto ispirazione dal progetto, irrealizzato, delle Missioni Cattoliche Francescane di Tangeri.

Sua maestà la Luce
Gli interni: senza parole!

Ma veniamo all’interno, strutturato sul modello di un bosco, con colonne a forma di alberi, aperti in rami a sostegno di volte intrecciate, le cui colonne a loro volta sono inclinate in maniera tale da fornire il miglior sostegno possibile alla struttura sovrastante, evitando quindi anche l’uso di contrafforti esterni. Questa è solo una breve descrizione per meglio comprendere ciò che stiamo visitando, ovviamente è possibile rinvenire delle descrizioni molto più accurate della mia e sicuramente più tecniche, in quanto quello che desidero trasmettere è l’emozione di trovarsi dinanzi ad un’opera così maestosa e totalmente priva della severità che normalmente contraddistingue degli edifici di tale portata. Spero di riuscire nell’intento condividendo qualche scatto che possa portare a vedere ciò che vi ho visto io…

L’ingrandimento non rende, ma si tratta di immagini sacre estremamente stilizzate
Questa dedicata a San Luca
Qui c’è l’esplosione della bellezza e della creatività
La fantasia decorativa che si interseca con la luce

Mi accompagnerete ancora un po’ in giro per questa città meravigliosa, in occasione del prossimo post, ma nel mentre godetevi questo spettacolo unico al mondo!

Viaggi

Barcellona: sulle orme di Gaudì, Casa Vicens e Parc Güell

Uscire dall’aeroporto e già l’incanto del tramonto ad illuminare le palme

Siamo rientrati da poco dall’Egitto, ma avendo ancora qualche giorno libero ho insistito per volare di nuovo nonostante la contrarietà del gentile consorte che aspirava a rimettere in moto il camper, il che ha portato ad una discussione abbastanza vivace, sfociata alla fine in un viaggio che fortunatamente ha soddisfatto entrambi.

Ma già l’atterraggio prometteva bene…

Stavolta il decollo è avvenuto dal Marco Polo di Venezia, quindi sempre con il disagio di doversi spostare dalla nostra città, ma la (mia) felicità era a mille: la Spagna era nella mia wish list da anni e finalmente il desiderio si avverava! Quindi partiamo subito con le meraviglie che hanno allietato la nostra visita… so che stavolta siamo alle banalità rispetto a quanto visto in Egitto, ma a me brillavano gli occhi 🙂

Casa Vicens, un tripudio di vegetazione e colori

La prima tappa è stata Casa Vicens, prenotata all’ultimo momento visto che non mi ispirava granchè, ma meno male che ho avuto un ripensamento perchè si tratta di un’architettura davvero splendida; si tratta della prima casa attribuibile a Gaudì, incastonata nella calle Carolines, una viuzza insospettabile in cui improvvisamente incontriamo questo gioiello, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che ricorda l’arte islamica e mudejar, in cui incontriamo una perfetta fusione di materiali diversi, tra cui pietre, mattoni e ceramica.

Un motivo frequente è dato dalla presenza dei volatili, a dimostrazione della centralità della natura nella visione di Gaudì
Parte del tetto

Essa venne costruita tra il 1883 e il 1885, su di un progetto elaborato da Gaudì tra il 1878 e il 1880, ponendo le basi per alcuni elementi del Modernismo, sorgendo in quello che all’epoca non era il quartiere di Gracia come lo conosciamo oggi, in quanto esso costituiva un comune a se stante; nel progetto originale vi era un grande spazio dedicato al giardino, tuttavia nel tempo il terreno venne suddiviso in lotti destinati alla costruzione di edifici residenziali, tant’è che Gaudì, per sfruttare al meglio lo spazio rimasto, realizzò un progetto composto da tre sole facciate, addossando la quarta facciata al muro di mezzeria di un convento attiguo. Nel 1925 l’edificio godette di un ampliamento realizzato da Joan Baptista Serra, discepolo dell’architetto, il che permise di ottenere la facciata mancante mantenendo lo stile dell’edificio originario. Ad oggi esso rappresenta una traccia della fase orientalista di Gaudì, grazie alla presenza delle ceramiche, degli archi a mitra, dei mattoni a vista e delle estremità a forma di tempietto o cupola.

Nel pomeriggio abbiamo affrontato la seconda visita, sotto un sole cocente da impazzire, ma ne è valsa comunque la pena, vista la bellezza del Parc Güell, magnifico parco di più di 17 ettari ricco di giardini e di elementi architettonici, posto sul Monte Carmelo e progettato da Antoni Gaudì per l’impresario Eusebi Güell, per essere poi inaugurato nel 1926. L’intera superficie si articola su una serie di architetture manipolate in maniera tale da realizzare un armonioso equilibrio con l’ambiente circostante, ambiente che risulta ricco di vegetazione nonostante l’assenza di falde acquifere grazie alla presenza di specie tipiche dell’area mediterranea, quali, a titolo esemplificativo, i pini, le querce, le palme, gli ulivi, i mandorli e molti arbusti aromatici, realizzando quindi un ecosistema che permette la massiccia presenza di volatili, tant’è che lo spazio sovrastante è continuamente attraversato da bellissimi pappagallini variopinti.

Le terrazze del parco
Salendo lungo i sentieri del parco

All’ingresso è visibile la parte più bella del parco, quella in cui sorgono due padiglioni che ricordano le casette delle fiabe, oltre ad una miriade di decorazioni riccamente rivestite da tasselli di ceramica multicolore, tra le quali possiamo ammirare una salamandra, simbolo di prosperità, che ci accompagna ad una sala ipostila che, grazie alla presenza di ottantasei colonne, ci accompagna in un’atmosfera da tempio greco ma che ha lo scopo di sostenere il peso della terrazza sovrastante. Se invece risaliamo lungo il parco possiamo incontrare innumerevoli viadotti che si integrano perfettamente allo spazio circostante, come da sempre nella visuale che Gaudì ha dell’arte, ossia quella della completa fusione con la natura.

Le sedute della terrazza (sul lato posteriore sono presenti anche le canalizzazioni dell’acqua, tutto geniale e riccamente decorato a mosaico).

Dopo questa lunga, ma doverosa descrizione, vi lascio alle foto perchè Gaudì è soprattutto colore, forma, natura.

Le due costruzioni poste all’ingresso…hanno davvero qualcosa di fiabesco!
Una delle costruzioni poste all’ingresso
Il colonnato a sostegno della terrazza sovrastante
Tra i gruppi di colonne sono stati incastonati questi meravigliosi mosaici
La salamandra
La scalinata è circondata da questa struttura che rammenta le lische di pesce

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