Di questo piccolo libro mi sembrava di avervene già parlato, ma evidentemente mi ero sbagliata: lo lessi l’estate passata, con maggiori aspettative di quanto poi il libro mi abbia donato, tuttavia essendo stato davvero un caso editoriale ho deciso di riprenderlo in mano e darvi qualche cenno in merito.
La narrazione si svolge all’interno di una vecchia caffetteria nella quale, si narra, sia possibile tornare indietro nel tempo prendendo un caffè, ma rispettando cinque determinate regole, precise e restrittive, tanto che spesso gli aspiranti viaggiatori hanno desistito dal tentativo; infatti, pur con la possibilità di poter ritrovare la felicità, tra le suddette regole è necessario occupare una sedia in particolare e sempre rispettando il limite temporale legato al raffreddamento di una tazza di caffè, pena l’impossibilità di ritornare al mondo reale.
Esplicata la procedura si dipanano tante piccole storie, ognuna legata ad un individuo che ha perso qualcosa o qualcuno oppure che ha un rimorso cui rimediare, ogni viaggio nel vapore del caffè è un pezzetto di vita umana, è un toccare con mano i sentimenti altrui, le disperazioni che non trovano riposo, il tutto articolato in quattro racconti, apparentemente scollegati tra loro, ma il cui filo conduttore è sempre il desiderio di ritornare indietro nel tempo per sanare una situazione in sospeso o per tentare di porre rimedio a qualche errore.
Il libro ha ricevuto una vasta eco nell’ambito editoriale, tant’è che sulla stessa scia ne sono seguiti degli altri, che però non ho letto nè sono interessata a farlo. Parere personale: è un libro piccolo piccolo, delicato, narrato con garbo ed educazione, con una leggerezza tutta nipponica ma… non sono riuscita ad apprezzarlo fino in fondo, a metà ero già annoiata. Comunque ci sono ritornata sopra proprio perché continuo a sentire dei pareri entusiasti in giro, magari qualcuna di voi lo apprezzerà, del resto questo un mio mero parere soggettivo quindi se lo leggerete parliamone e sarà un piacere!