La storia narra che gli antichi Romani avessero la tradizione di mangiare delle fave sulle tombe dei loro cari in quanto ingrediente principale dei banchetti funebri, vista la credenza che in esse fossero conservate le anime dei loro cari: da qui la tradizione, propria della zona di Trieste e di Gorizia, di commemorare il periodo dedicato ai defunti con la preparazione di queste fave dolci, a golosa memoria di un popolo che ha lasciato dietro di sé una traccia indelebile.
Ciascun colore porta con sé un significato rappresentando un momento della vita: il bianco simboleggia la nascita, il rosa la vita ed il marrone la morte.
La pubblico ora, quando la festività è già trascorsa, proprio perchè è in questo periodo che i panifici e le pasticceria propongono le fave in gran quantità, tant’è che si regalano e si consumano sino a Natale… e siccome sono una bomba calorica e una tira l’altra potevo (ancora una volta) non vestire le sembianze del diavolo tentatore? 🙂
Porzioni |
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- 250 g. mandorle spellate
- 125 g. farina 00
- 3 albumi
- 250 g. zucchero semolato
- q.b. vaniglia
- 1 bicchierino rosolio bianco
- qualche goccia essenza di rosa
- 1 bicchierino alchermes
- 50 g. cacao in polvere
Ingredienti
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- Pelare le mandorle ancora calde dopo averle sbollentate brevemente in acqua, lasciarle asciugare, tritarle finemente e farle riposare al caldo per tre giorni in maniera tale che risultino perfettamente asciutte. Trascorso tale periodo, preparare una pastella con la farina e gli albumi, aggiunti un po’ alla volta, poi unire anche lo zucchero e le mandorle continuando a mescolare sino ad ottenere un impasto soffice. A questo punto dividerlo in tre parti: alla prima unire la vaniglia e il rosolio bianco, alla seconda l’essenza di rosa e l’alchermes e alla terza la cioccolata. Formare delle palline ed adagiarle sulla teglia ricoperta da carta forno (in origine si adagiavano su uno strato di cera!), poi infornare pochi minuti a bassa temperatura, generalmente a 160° al massimo, ma dipende molto dal forno: devono rimanere morbide ma compatte.
14 Comments
saltandoinpadella
17 Novembre 2017 at 12:59Dove sono nata io (Forlì) invece, vengono chiamate fave dei morti dei biscotti di frolla, tipo quelli cicciotti da colazione, ma aromatizzati con i semi di anice. I colori sono gli stessi, bianco, rosa e marrone, n più c’è il giallo chiaro.
Tatiana Bruni
22 Novembre 2017 at 12:21Ma dai? Questi non li conosco ma tenuto conto che amo l’anice non mi dispiacerebbe assaggiarli: certo è che le tradizioni di ogni singola parte del nostro paese sono diversissime pur nei tratti comuni, pensa se ne facessimo un libro quante ricette uscirebbero…
Un bacio!
Paola
17 Novembre 2017 at 13:46Eccole qui! Una vera tentazione, che non conoscevo e che ora sognerò finché non le rifarò 🙂 Ci sei riuscita a fare il diavolo tentatore 😉
Tatiana Bruni
22 Novembre 2017 at 12:21Ahahah, sono di un buono esagerato… prova e non te ne pentirai, sono un po’ laboriose ma non difficili! 🙂
Un bacio!
Ipasticciditerry
17 Novembre 2017 at 14:08Uhmm queste devono essere proprio bonine … E poi vuoi mettere gli avanzi degli albumi? Ottimo suggerimento.
Tatiana Bruni
22 Novembre 2017 at 12:22Terry, sono favolose, ne addenti una per colore e sei perduta: io adoro le rosa, con quell’aroma dolce, delicato e floreale che ti incanta solo ad annusarle!
Un bacio 🙂
Mina e Mary
17 Novembre 2017 at 14:13Devono essere divini ???
Tatiana Bruni
22 Novembre 2017 at 12:23Una cosa strepitosa: falle, vedrai che sballo! Giusto per mantenere la linea (tonda)!
Un bacio 🙂
Stravagaria
18 Novembre 2017 at 6:36A Milano solo pan dei morti… direi meno calorico di questi cicciottelli colorati. Sono fortunata però, a me i dolcetti troppi zuccherosi piacciono meno di altri, per questa volta la tentazione è governabile ? buona giornata!
Tatiana Bruni
22 Novembre 2017 at 12:24Eh ma mica sono troppo zuccherosi… sono mandorlosissimi! Buonissimi, una perdizione!
Un bacio 🙂
Mile
21 Novembre 2017 at 18:40Oh che bello scoprire le tradizioni culinarie regionali. In Abruzzo credo non abbiamo nulla per il periodo della commemoriazione dei defunti (devo controllare con mamma) e invece in Lombardia come scrive Viv il pan dei morti. Bello il significato dietro a ciscun colore. Un bacio Tati!
P.S.: ma sai che giusto domenica ho fatto dei biscotti con mandorle e albumi?! Mi viene da ridere 😀
Tatiana Bruni
22 Novembre 2017 at 12:27Nooo, come non c’è nulla… impossibile!!! E le tradizioni tutte italiane legate alla commemorazione dei defunti? Proprio nisba… e io che poco sotto ho scritto che ci sarebbe da fare un libro in merito alle tradizioni regionali 😉 Pensa che per quanto concerne la loro origine ho approfondito perché sino a pochi mesi fa per me erano solo una golosità irresistibile!
Un bacio!
Melania
13 Dicembre 2017 at 15:06Scopro questo dolcetto tipico solo ora. Non ne ho mai sentito parlare. Ne immagino forse il sapore, sarebbe bello assaggiarle…
Noi in quel periodo qui in Sicilia prepariamo la frutta martorana. Complessa la preparazione ma di un buono che lascia a bocca aperta.
Belle le tradizioni, bravissima tu a raccontarle. A presto Tati
Tatiana Bruni
23 Dicembre 2017 at 14:09Eh lo so che la frutta martorana è qualcosa di superbo: ho una collega messinese che ogni tanto ci delizia con le proposte della sua terra e, un bocconcino alla volta, ci sta mettendo all’ingrasso! E mi insegna un sacco di cose… però voglio ritornare a mangiarle sul posto certe delizie, quindi aspettami che prima o poi arrivo!
Un bacio 🙂