Rieccomi con il capitolo dedicato alla lettura, questa volta con un libro stranissimo, non è un romanzo, non è una raccolta di racconti, ma un inanellarsi di storie legate alla personalità del personaggio, un ragazzo affetto da una sindrome molto particolare: egli soffre di empatia, ossia della capacità di immedesimarsi nelle storie e nelle vite altrui.
Non è un libro che si possa descrivere bensì solo vivere, tant’è che sto faticando a parlarne, soprattutto perché può bloccare anche il lettore più avvezzo a opere complesse ma anche essere amato.
L’inizio è stato destabilizzante, tuttavia ho voluto proseguire nella lettura con cocciutaggine perché è scritto molto bene, ha dei passaggi che mi hanno riportato alla filosofia, materia che non ho mai amato particolarmente in quanto sono una persona molto razionale e concreta.
Però è bello e induce alla lettura, una lettura che ci scaraventa in un mondo in cui un bambino si immedesima nelle esperienze altrui, vivendole sulla propria pelle come fossero proprie, il tutto descritto in brevi paragrafi che cambiano direzione continuamente e nei quali il protagonista entra nella vita del proprio nonno, per poi divenire animale, persone, sensazioni astratte…
Ad un certo punto della sua vita adulta questo meccanismo empatico si inceppa e per poter vivere le vite altrui egli si trova a dover comperare le storie che gli vengono raccontate, diviene semplicemente un mercante di storie per poter sopperire all’empatia scomparsa, forse guarendo o probabilmente ammalandosi di una mancanza di comprensione che risultava invece naturale nell’età dell’innocenza.
Nel mentre le pagine scorrono velocemente tra un susseguirsi di metafore, anche di digressioni che personalmente mi hanno mandata un po’ fuori fase, ma soprattutto di emozioni.
La figura cardine dell’opera è il minotauro, come quel labirinto in cui vive e che alla fine è sempre in agguato anche per noi e non solo per il minotauro, che, a dispetto dell’apparenza, non è un mostro bensì lo siamo noi. Perché il minotauro non è il carnefice quale viene descritto dalla cattiveria umana, ma solo la vittima di un sistema che ci vuole soli e impotenti dinanzi alle nostre emozioni.
Sostanzialmente in questo labirinto tutto il mondo viene rovesciato, l’empatia serve ad opporsi alla violenza e la malinconia diventa forza… ci ho riflettuto parecchio prima di capirlo o almeno questo è quanto io ho compreso.
Ho faticato molto, moltissimo, perché leggere questo libro è come nuotare nella tempesta, c’è un continuo cambio di direzione, riferimenti alla filosofia greca, ai grandi classici, inoltre è stata la prima volta in cui mi sono addentrata nella letteratura bulgara.
È un sì? Non lo so, non ancora. Se lo leggete datemi le vostre opinioni.
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