“L’infanzia odora d’asfalto, di camere d’aria, di zucchero filato, del disinfettante delle aule, del fuoco di caminetto che emana dalle case nei giorni freddi, del cloro delle piscine comunali, del sudore che impregna le tute quando si torna dalla palestra in fila per due, dei chewing-gum Malabar in bocca, della colla che fa i fili sulle dita, delle caramelle mou Carambar appiccicate ai denti, di un albero di Natale piantato nel cuore”.
Me l’avevano detto, mentre scrivevo di “Cambiare l’acqua ai fiori “ che il successivo era ancora migliore. Mi sembrava strano da tanto mi era piaciuto, ero scettica. Eppure la curiosità mi ha ripagata con un libro meraviglioso.
La colonna sonora che accompagna il lettore è quella dell’adolescenza dei tre protagonisti, tre come il titolo del libro, tre come la loro band, tre come l’album degli Indochine, presenza costante nelle loro vite. Ci si immerge nel ventennio degli anni 80 e 90, nella Francia tra Lione e Parigi, sempre accompagnati dalla loro musica, non quale elemento accessorio bensì come colonna portante ad evidenziare quella che è la spina dorsale del romanzo.
Si narra di una generazione, di promesse, di desideri, di vite smarrite che nell’amicizia trovano la stabilità, di un legame fortissimo tra tre vite che nel tempo si perdono, il tutto strutturato su due piani temporali, su quello dell’adolescenza degli anni 80 e quello dell’età adulta del 2017, ossia l’anno in cui il tutto viene messo a soqquadro dal ritrovamento di una macchina nelle acque del lago di La Comelle.
La voce narrante di Virginie ci accompagna lungo la vita e gli eventi che hanno visti protagonisti Adrien, Étienne e Nina sin da quando, all’età di dieci anni, si sono trovati per non lasciarsi più, uniti in un rapporto che va al di là di una semplice amicizia e in cui Nina è il collante che tiene insieme Étienne, bellissimo quanto scansafatiche, ed Adrien, timido ed intelligente. I tre ragazzi sono accomunati dall’assenza genitoriale, ognuno a modo proprio, eppure ad un certo punto si pone l’accento sull’enigma alla base della loro separazione, oltre al costante quesito di chi sia realmente Virginie.
L’identità di quest’ultima si appalesa verso la fine del romanzo, lo si inizia ad intuire se si è dei lettori attenti alle sfumature, ma per comprendere quale sia stato l’elemento di frattura di un rapporto così totalizzante è necessario arrivare alle ultime pagine e all’evento che cambierà completamente, ancora una volta, la vita dei tre protagonisti.
In queste pagine si legge di rapporti familiari, di sessualità, di mistero e di violenza, talora con cinismo ma con indubbia maestria di narrazione tant’è che personalmente ho divorato più di cinquecento pagine in pochissimi giorni, rubando ore al sonno ma incapace di abbandonare la trama.
La narrazione è meravigliosa come nelle opere precedenti dell’autrice, se avete pressapoco la mia età vi ritroverete nelle ambientazioni degli anni ottanta, nell’evocazione delle emozioni vissute nel corso nella propria adolescenza, con un pizzico di malinconia…
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