Il pomeriggio di questa giornata la ricorderò come una delle più faticose della mia vita, infatti dopo aver pranzato in un ristorante nubiano, pur essendomi mantenuta leggera, mi sono trovata ad affrontare il vero sole desertico, quello che ti manda fuori di testa. Inizialmente ci siamo avvicinati alla nostra prima visita navigando placidamente sulle acque del Nilo e godendo della brezza del fiume, per poi salire al Monastero a dorso di cammello, che già di per sé non stata una passeggiata (terrore puro, lo ammetto, nonostante il carattere mite e dolcissimo dell’inusuale mezzo di trasporto, che si è lasciato coccolare con estremo piacere a fine traversata).
Durante la navigazione abbiamo avuto modo di ammirare il famoso hotel Katarakt, conosciuto grazie ad “Assassino sul Nilo” di Agatha Christie, nonchè il mausoleo dell’Aga Khan, sotto il quale ancora sorge la villa di famiglia. Giunti a destinazione abbiamo raggiunto il Monastero copto di San Simeone a dorso di cammello: San Simeone, figlio di Cleofa e di Maria di Cleofa, oltre che, secondo la credenza generale, cugino di Gesù Cristo, era un ebreo leader del cristianesimo e, si narra, secondo vescovo di Gerusalemme, dopo Giacomo il Giusto, tant’è che ancora è venerato quale santo in tutta la cristianità.
Le rovine di tale monastero costituiscono il maggior esempio di architettura copta in Egitto e sorgono nel deserto di Aswan, a soli 700 metri dal Nilo, di fronte all’isola di Philae (File); tale edificio ha subito un gran numero di lavori di ricostruzione, tra cui l’erezione delle sue alte torri nella prima metà dell’XI secolo. Ben poco è rimasto del monastero, tuttavia ad oggi ancora genera notevole interesse tra gli architetti e gli archeologi, comunque all’interno del cortile vi sono ancora i resti di un affresco raffigurante il Cristo sul trono tra gli angeli.
Adiacenti al monastero vi sono alcuni edifici sussidiari e delle grotte, nonché degli alloggi; del resto anche la terrazza superiore venne progettata quale complesso residenziale per i proprietari, oltre a prevedere delle celle monastiche, un refettorio, una cucina e delle officine. La chiesa costituisce l’esempio più rilevante delle prime chiese a cupola egiziane e delle fornaci di ceramica, infatti il monastero rappresenta anche un particolare interesse per lo studio della ceramica di Aswan, usata nell’Alto Egitto ed in Nubia durante il periodo romano, bizantino ed islamico; vi si possono notare anche frantoi di granito decorati da croci.
Il monastero venne costruito su un primo livello di pietra ed un secondo livello di mattoni di fango che ospitava fino a mille monaci, i cui giacigli ancora oggi sono visibili al visitatore.
Abbandonato il monastero siamo risaliti a bordo del cammello, personalmente dopo una breve sosta all’ombra, abbracciata alla borraccia dell’acqua, già sofferente e provata, prima di affrontare la peggior attraversata della mia vita, durante la quale ho letteralmente temuto di cadere dal cammello in preda ad un’insolazione.
Dopo mezz’ora di strenua lotta contro me stessa e di autocontrollo abbiamo raggiunto le Tombe dei Nobili, necropoli ricca di incisioni e di tombe di impiegati, capisquadra, sacerdoti, soldati, funzionari, visir, principi e comunque personaggi di rango elevato. Esse sorgono sugli alti pendii di fronte Aswan, a nord dell’isola di Kitchener, e si tratta di siti ancora in fase di scavo, tuttavia ad oggi sono visibile le tombe di Mykho e Sabni, padre e figlio, risalenti al lungo regno del faraone Babi della ventiduesima dinastia; alcune sculture site a Kabsabani narrano come l’esercito di Sabni e i relativi leaders si siano riuniti in Nubia allo scopo di punire la tribù responsabile dell’omicidio del padre e di recuperarne il corpo. Pochi cenni sulla struttura di tali sepolcri: essi erano composti da due parti principali, un luogo per le offerte oppure una cappella decorata, al livello del suolo, dove poter venerare la memoria del defunto, più una parte sotterranea dove riposava il corpo unita ente ai propri effetti personali.
Solitamente sono una persona che, a costo si stringere i denti, non molla mai, ma l’ultima tomba l’ho vista solo dalle foto scattate da mio marito, con gran rammarico essendo stata la più bella, ma il caldo e il sole erano eccessivi ed onestamente un solo passo in più e sarei crollata.
La discesa a piedi fino all’imbarcazione che ci avrebbe riaccompagnati all’hotel è stata durissima, ad ogni passo pensavo di crollare, tuttavia ammetto essere stata una delle esperienze più particolari della mia vita.
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