Egitto/ Viaggi

Valle dei Re, Valle delle Regine, Quartieri Operai, Colossi di Memnon e Hatshepsut Temple

L’accesso alla Valle dei Re

Da giorni ho interrotto la narrazione delle successive tappe storiche che hanno allietato la mia presenza in Egitto, presa da numerosi impegni e da un altro viaggio del quale vi parlerò in seguito, pertanto oggi provo a condensare in un unico post quella che è stata forse la giornata più faticosa tra tutte. So di aver premesso che avrei trattato le visite per oggetto e non per giornata, ma di questo passo non arrivo più alla fine, tante sono state le ricchezze che questo magnifico paese ha offerto alla nostra vista.

La consueta barca
Il simbolismo del serpente e la sua dualità: a protezione dell’edificio se rivolto all’esterno e in attacco se dalla parte opposta.

Iniziamo con la Valle dei Re, famosissimo sito archeologico sito nei pressi dell’antica Tebe, l’attuale Luxor, che per circa cinquecento anni venne scelta quale sede delle sepolture dei sovrani del Nuovo Regno d’Egitto e conosciuta, all’epoca, con il nome di Ta-sekhet-ma’at, ossia “Il Grande Campo”. In essa sono state rinvenute le tombe dei sovrani appartenenti all’epoca sopra descritta, mentre le regine trovavano posto nella Valle delle Regine, cioè Ta-Set-Neferu (Luogo della Bellezza ), poco distante dal primo sito.

Il sito si stende su un’area pietrosa e sabbiosa, una spianata sulla quale il sole batte ferocemente e non vi è alcuna speranza di rinvenire uno sprazzo ombreggiato, il calore è immenso e nelle tombe manca l’aria, tuttavia ne abbiamo visitate alcune, tra cui quella di Tutankhamon, non la più importante nè la più bella, ma sicuramente coperta da un’aurea di fama non da poco.

Alcune tra le molteplici tombe visitabili
Aperture verso l’interno (utilizzate per calarvi i sarcofagi)

L’accesso al sito presentava una sola apertura, consentendo quindi una maggiore sicurezza nel presidio, mentre la vicinanza al Nilo garantiva più facilità per lo svolgimento delle processioni funerarie e per il trasporto delle relative suppellettili. La struttura geologica presenta tre strati, uno formato da calcare bianco tebano, uno in scisto di Esna e l’ultimo in gesso di Dakhla: tale struttura stratificata è chiaramente visibile nella tomba di Seti I. Ad oggi vi si contano sessantacinque sepolture, delle quali purtroppo molte depredate, ma nonostante ciò è possibile rilevare differenze tra i vari sepolcri, in diretta correlazione con la dinastia di appartenenza; tuttavia lo schema architettonico è comune a tutte le sepolture, secondo uno schema logico che prevede quattro passaggi, preliminarmente si accede all’entrata, segue un santuario in cui riposano gli dei e poi si apre una sala dell’attesa cui segue una sala colonnata, detta “sala del carro” e da ultimo la camera funeraria o sala dell’oro, la quale ospita il sarcofago.

L’accesso alla Valle delle Regine
Resto di una volta stellata, purtroppo priva del colore della notte

Poco distante sorge la Valle delle Regine, sito di sepoltura delle madri, delle consorti e dei figli dei faraoni, situato sulla riva occidentale del Nilo, di fronte all’antica Tebe: la valle ebbe origine da un corso d’acqua che originava da una grotta con una cascata, già esaurito in epoca faraonica, ma che in caso di piogge torrenziali si ripresentava, tant’è che nella parte superiore della valle era stata costruita una diga a protezione dei sepolcri. Le camere di sepoltura vennero scavate nella roccia per conferire loro maggior protezione e ponendosi sotto la tutela della dea cobra Mertseger e della dea vacca Hator. La necropoli contiene più di settanta tombe, molte riccamente decorate come quella di Nefertari, grande sposa reale, in cui ancora oggi si possono ammirare i rilievi policromi perfettamente conservati.

Lasciata la valle facciamo una breve fermata per ammirare i Colossi di Memnon, due enormi statue di pietra del faraone Amenhotep III, eretti oltre 3400 anni fa nella necropoli di Tebe e già famose nell’antichità, quando, a causa del degrado subito, da una di esse si propagavano rumori che all’epoca vennero interpretati quali il saluto di Menmon alla propria madre. Le due statue, alte 18 m., rappresentano il sovrano in posizione seduta, mentre nella parte inferiore sono scolpite la figura della moglie Tiy e della madre Mutemuia, invece i pannelli laterali rappresentano Hapy, dio del Nilo. Esse sono state realizzate da blocchi di quarzite, probabilmente scavata a Giza o a Gebel el-Silsileh, e la loro funzione era quella di guardia al tempio del sovrano.

A questo punto della giornata ero già discretamente a pezzi, cotta dal sole e distrutta dal calore di una giornata cocente, ma poteva mancarmi la chicca? Quella che mi ha uccisa definitivamente? Il tempio di Hatshepsut, meravigliosa costruzione funeraria a gradoni poco distante dalla Valle dei Re, dedicato al dio del sole Amon-Ra, e costituito tra tre livelli di terrazze per un totale di 35 m. in cui ogni livello presente una doppia fila di colonne quadrate e, nei pressi della cappella, alcune colonne protodoriche. I tre livelli sono collegati da una scalinata imponente ed armoniosa, all’epoca situata in un contesto di giardini ricchi di piante esotiche, tra le quali il franchincenso e la mirra, mentre oggi la visita si svolge interamente su una spianata rocciosa bollente e cotta dal sole. Senza massacrarvi di ulteriori spiegazioni noiose, specifico solo che la struttura architettonica seguiva la consueta forma tebana ricca di piloni, corti, ipostili, corti solari, cappelle e santuari.

Tutto il villaggio appare con questa conformazione
Discesa ad una tomba

Lasciato il tempio ho subito la mazzata finale: il villaggio operaio di Deir el-Medina, ennesima spianata cocente che ci riporta ad un insediamento abitativo ospitante operai, artigiani ed artisti, ossia coloro i quali lavoravano alla realizzazione e alla manutenzione delle tombe della valle, noti come i “servi del luogo della verità “. Una nota curiosa: spesso si parla di sepolcri realizzati dagli schiavi, repressi e malnutriti, mentre in realtà essi erano degli operai regolarmente salariati e con i dovuti giorni di riposo (dieci giorni di lavoro e due di riposo), motivo per il quale lavoravano con tanta maestria. Il villaggio è distante dalle rive del Nilo ed è circondato da una sorta di mura fortilizie, forse realizzate più per contenere la libertà degli abitanti che a scopo difensivo: qui ho avuto modo di scendere in due tombe, strettissime, ripide e prive d’aria, ma molto ben conservate e ricche di incisioni.

Accesso al tempio

Vi lascio alle immagini, molto più esplicative di qualsiasi descrizione, nonostante abbia dovuto estrapolare pochi scatti tra le innumerevoli foto interessantissime… ma tutto sarebbe stato da fotografare! Non vi tedio nemmeno con le didascalie… godetevele e spero di riuscire almeno ad incuriosirvi, è un paese da visitare assolutamente e che, ultimamente, ha davvero bisogno di riprendersi anche grazie al turismo!

La parte migliore: il rientro alla nave 🤣

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