Questo libro è arrivato tra le mie mani per caso, non ne avevo mai sentito parlare e nè il titolo nè la copertina lasciavano supporre si potesse trattare di un romanzo così bello, anzi… a dire il vero mi davano la sensazione di un romanzetto rosa da spiaggia, tuttavia la curiosità ha prevalso ed è stato un bene in quanto l’ho divorato, pagina dopo pagina, rapita da una storia di resilienza tutta femminile.
La protagonista è Shadi, piccola afghana che subisce dinanzi ai suoi occhi l’uccisione dei propri genitori ad opera dei talebani, ritrovandosi a fianco una sorellina di solo un anno e le ultime parole lasciate loro dalla madre morente: la promessa di vivere. Da quel momento la sua vita passa da un abuso all’altro, inizialmente ad opera di un sedicente zio che occupa la loro casa, impadronendosene, unendo le due sorelline alla propria famiglia grazie a dei matrimoni combinati e usando violenza contro Shadi molteplici volte. Fino all’ultima, quando lei si rende conto che la sorella ha assistito all’intero atto subito dallo zio, il che la porta alla fuga non volendo sporcare la piccola con la visione di un atto di tale gravità; decisivo sarà l’accoglimento, da parte di Tilde, una volontaria italiana, in una sorta di casa famiglia, dove alle sorelle sarà consentito studiare, imparare l’inglese e ricevere una infarinatura di cultura italiana.
Tutto il romanzo è infarcito dal desiderio di indipendenza dimostrato da Shadi e, successivamente, dalle altre compagne del rifugio che le accoglie, sostenuto anche dalla figura dell’Avvocata, madre di una delle ospiti della scuola, indipendenza che non verrà mai meno in Shadi nonostante il ritorno dei talebani al potere, nonostante la prigionia subita ad opera del marito che le è stato imposto, nonostante i primi legami sentimentali della giovane donna, che mai la porteranno a fermarsi nella sua lotta per l’indipendenza ed il rispetto della figura femminile.
E’ un libro che scorre da sè, assolutamente non impegnativo e frutto della fantasia dell’autrice, tuttavia rispecchia una situazione che effettivamente può corrispondere ad una vita reale all’interno della società afghana, in quella Kabul devastata dalla furia integralista talebana, dove non c’è spazio per il rispetto e per l’umanità.
Se lo leggerete so che ne sarà valsa la pena.
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