Egitto/ Viaggi

Vivere Il Cairo, tra papiri e tè alla menta

Il tè di El Fishawy

Oggi vi accompagno lungo le strade del Cairo, attraverso il suo coloratissimo mercato, a visitare un paio di moschee e poi vediamo se ce la facciamo anche ad esplorare Giza, con le sue piramidi e la sfinge.

L’arte araba… una bellezza indescrivibile

Che la città sia terribilmente trafficata già ve lo avevo detto, tuttavia oggi ci apprestiamo a passeggiare lungo le strade, ricche di colori, di botteghe, di persone molto tranquille e, per noi europei, di molteplici curiosità; passeggiamo scattando foto ai palazzi, meravigliosamente intarsiati (l’arte araba è superba) e spesso anche ricchi di finestre con delle grate intricatissime, grazie alle quali è possibile osservare la strada sottostante senza essere notati dall’esterno, per poi incamminarci verso la prima moschea, meravigliosa, ariosa, pulitissima e ricca di luce. Una nota in merito: gli egiziani, pure se di cultura araba e di religione islamica, sono molto aperti verso culture differenti dalla propria e rispettosi delle altrui religioni, come già scritto nel post precedente, tant’è che una volta a contatto con la popolazione mi sono resa conto che tutte le raccomandazioni “culturali” esposte dal tour operator erano assolutamente inutili. Mi erano stati raccomandati i bermuda sotto il ginocchio che, a parte non averne in quanto orrendi 🙂 , non ho mai indossato visto che la guida stessa mi ha chiesto se avessi portato dei pantaloncini comodi e leggeri (e meno male che due paia ne avevo portati, a dispetto delle raccomandazioni!), come del resto, apprestatami a coprirmi il capo per l’ingresso in moschea, mi è stato detto che non avrei dovuto farlo in quanto la mia religione non lo prevede e che quindi non lo avrebbero assolutamente recepito quale offesa nei loro confronti, dato che il rispetto consiste in ben altro (e meno male… ho incontrato persone intelligenti).

Poi però, entro la fine di questo meraviglioso viaggio alla scoperta di un mondo diverso, vi spiegherò anche il perchè dell’abbigliamento femminile, dei colori utilizzati e di alcuni usi che nella nostra cultura sembrano poco civili; ho voluto capire, ho chiesto, perchè non voglio giudicare senza comprendere.

La prima moschea visitata
Il pozzo
Lampadari incantevoli
Finestre che impediscono la visuale dall’esterno
Aria e luce

Di moschee ne abbiamo visitate due, e vi lascio qualche foto, ma la prima (nei pressi di Bab al-Futuh) mi ha lasciata a bocca aperta: sarà anche la mia passione per gli spazi chiari e luminosi, privi di oggetti che possano appesantire l’ambiente, ma l’impatto visivo è meraviglioso, la pulizia estrema (ed ecco il motivo per il quale si entra senza calzature, visto che poi in quegli spazi i fedeli si chinano per la preghiera), la luce si riflette su ogni superficie e il senso di pace è incredibile… del resto mi è stato spiegato che proprio l’assenza di distrazioni visive permette di concentrarsi al meglio durante la preghiera e ciò sicuramente costituisce una palese antitesi rispetto all’architettura delle chiese cristiane, specie quelle cattoliche. Di storia ne son ben poca, solo che Bab al-Futuh (il Cancello della Conquista) è una delle porte fortificate del Cairo medievale, che venne terminata nel 1087, si trova alla fine di al_Mu’izz Street, fa parte del Cairo vecchio e infatti l’abbiamo incontrata nel precedente post, questo per ricollegarmi alla moschea che abbiamo incontrato di lì a poco.

La seconda moschea, più raccolta, è quella di Aqmar, anch’essa assolutamente stupenda, nonostante le dimensioni minori e pulitissima; non ho rinvenuto molte informazioni in merito, ma la facciata è una meraviglia architettonica.

Ancora finestre con grate invalicabili dallo sguardo esterno
Botteghe di shisha ovunque

Poi abbiamo proseguito lungo le strade ricche di botteghe di narghilè e per la prima volta nella mia vita ho assaggiato il succo di canna da zucchero, fresco e dolcissimo, con una nota erbacea gradevolissima, una delle bevande nazionali oltre all’hibiscus (il classico karkadè), da bere freddo, il tè alla menta, che viene servito bollente ma che disseta al di là di ogni previsione, e il caffè turco, che spesso viene servito nei bar e che ho sempre apprezzato in quanto nella mia zona, confine con l’est, è molto conosciuto.

Ed ecco la bevanda più fresca e dolce mai assaggiata

La parte più caratteristica della visita al mercato, ricco di tè e spezie, è stato lo storico caffè El-Fishawy, situato nel cuore del Cairo islamico, che serve un tè favoloso sin da quando Napoleone invase l’Egitto (venne aperto nel 1797, l’anno prima dell’invasione napoleonica), preparato sempre con la menta fresca; il locale iniziò la propria attività servendo caffè turco agli amici del primo proprietario, conosciuto proprio come “el-Fishawy”, che dopo il tramonto si presentavano al bar, poi esso venne ampliato a seguito dell’acquisto degli edifici adiacenti e contestualmente ampliò la propria offerta di bevande. All’inizio del XX secolo esso acquisì fama essendo frequentato da intellettuali e scrittori, soprattutto durante il periodo di Ramadan, tra cui il nobel Naguib Mahfouz e il re Farouk. All’epoca il locale era il quadruplo di quello che è oggi, in quanto dal 1986 le autorità del Cairo hanno ampliato il quartiere intorno a piazza Saddam Hussein, assorbendo quindi una parte del locale, nonostante le ovvie opposizioni da parte del titolare. Gli interni sono incredibilmente belli, arricchiti da mobili realizzati a mano in arabesque con pannelli mashrabiya scuri, da pareti giallo ocra e antichi lampadari in rame; gli specchi sono posti ovunque, ampliando otticamente lo spazio circostante, il profumo di incenso, di legno e di shisha (altro nome che indica il narghilè) alla frutta penetrano ovunque, mischiato all’odore del shai barad, il tè bollito e riscaldato in un bacino di sabbia, metodologia che conferisce alla bevanda il suo sapore particolare e di altissima qualità. Nel mentre sorseggiavo il tè ho colto l’occasione per farmi decorare una mano con l’hennè (salvo poi soffrire di un’allergia per qualche giorno, ma ne è valsa la pena), letteralmente un’opera d’arte realizzata con una semplice sac-a-poche contenente hennè… dalla foto potete chiaramente vedere la maestrìa della ragazza che mi ha realizzato il tatuaggio.

Nel cuore del mercato
Ci fermiamo al El Fishawy per un tè e un tatuaggio con l’hennè
Gli specchi infiniti degli interni
Ancora le delizie più assurde come questo zucchero filato
Tra i cunicoli del mercato

Mi sa che nemmeno in questo post riusciamo a farci un giro a Giza, quindi, come sospettavo, dovrò tediarvi con un’ultima tappa descrittiva, anche perchè vorrei lasciarvi qualche scatto raffigurativo delle fasi di preparazione di una carta da papiro, quindi vi lascio alle immagini e ci vediamo a Giza!

I pezzetti di papiro vengono ammollati per ammorbidirli
Inizia la riduzione della fibra a foglio
Si asciugano
Si pressano
Ed ecco il foglio

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