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Casa Battlò e La Pedrera

Il mare, l’elemento propulsore del genio di Gaudì

Secondo giorno a Barcellona, oggi molto più leggero a confronto della giornata di ieri, trascorsa integralmente con lo zaino sulle spalle dovendo trasferirci da un alloggio ad un altro in quanto per il primo pernottamento abbiamo avuto qualche difficoltà. Il primo appuntamento della giornata è per la visita di Casa Battlò che, a posteriori, posso dire essere stata l’esperienza più bella in assoluto di questi pochi giorni a Barcellona; infatti trattasi di un edificio che Gaudì progettò completamente ad immagine del Mediterraneo, anch’esso facente parte del patrimonio UNESCO dal 2005.

Casa Battlò
Gli interni al primo piano
Il soffitto la cui struttura segue le linee di una conchiglia

In origine l’edificio altro non era che un modesto palazzo la cui ristrutturazione venne affidata a Gaudì da un altolocato industriale tessile, Battlò per l’appunto, nel 1904; tale incarico costituì una sfida non di poco conto per l’architetto, vista la forma stretta ed allungata dell’edificio, tuttavia Gaudì, nel 1907, presentò un’opera incredibile, stravolgendo completamente le fattezze originali dello stesso. La facciata principale subì delle modifiche rivoluzionarie, il cortile centrale venne ampliato ed addirittura l’altezza subì una variazione grazie all’aggiunta di due piani.

Il sistema di aerazione, costituito da lamelle lignee mobili
Salendo lungo la scalinata
Da un piano all’altro la luce aumenta grazie alla vetrata posta sulla sommità, tant’è che sembra di nuotare verso la superficie del mare
Osservando oltre la vetrata del parapetto la sensazione è di vedere il mondo oltre l’acqua del mare
Incredible, eh?

Nella realizzazione di Casa Battlò, a mio avviso, Gaudì dimostrò di aver raggiunto la massima maturità stilistica, la sua personale visione del sistema edilizio, fondendo le linee caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto con l’esigenza di funzionalità dimostrata dalla presenza di ottimi ed innovativi sistemi di aerazione. La facciata anteriore è scolpita in pietra arenaria di Montjuic, sostenuta da possenti colonne a zampa di elefante alla base del complesso, aggettanti in maniera tale da amplificare lo spazio visivo dello stesso, mentre il resto della facciata è movimentata da un ritmo ondulato come le onde del mare e totalmente avulso da qualsiasi regola della linea retta, quindi sempre in perfetta armonia con le linee morbide e vibranti del mondo naturale. Il rivestimento ceramico dell’edificio conferisce lucentezza, magia, sogno, grazie al riverbero della luce regalato dalle manifatture prodotte a Palma de Maiorca, grazie agli effetti cangianti che ho osservato sotto il sole già alto della tarda mattinata. Ma lo spettacolo più bello l’ho avuto salendo le scale quando, al di là di quello che può sembrare la semplice recinzione di un ballatoio, abbassandosi e guardandovi attraverso, regala la sensazione di trovarsi sott’acqua, nel blu del Mediterraneo, e di osservare il mondo al di là del suo naturale movimento … incredibile quanto la sensazione sia realistica e quanto genio vi sia stato dietro questa intuizione. I balconi seguono il moto curvilineo che permea l’intero edificio, assumendo quasi la forma di ossa umane (da qui il nomignolo de “la casa de los huesos”), ma il botto finale lo si ha salendo sul tetto, dove ammiriamo i comignoli color verde erba, una torretta su cui svettano gli anagrammi di Gesù, Giuseppe e Maria, il pennacchio con la croce rappresentante i punti cardinali ed innumerevoli strutture che vi illustro meglio negli scatti a seguire.

Il tetto, un concentrato di pinnacoli colorati tale da regalare la sensazione di passeggiare all’interno di un mondo fatato

Il pomeriggio è stata la volta de La Pedrera, o Casa Milà, a mio avviso la meno interessante delle tre, almeno dal punto di vista visivo, costruita da Gaudì tra il 1906 e il 1913 su incarico di Roser Segimon e Pere Milà; la costruzione subì innumerevoli ritardi, soprattutto a causa delle ingerenze dell’amministrazione comunale in merito alle linee non proprio tradizionaliste dell’edificio, tuttavia risolte brillantemente. Nonostante ciò vi fu un terzo inconveniente che portò Gaudì vicino al punto di desistere dal terminare l’edificio e, nonostante lo avesse poi portato a compimento, egli lo considerò sempre un’opera incompleta in quanto consacrato alla simbologia religiosa, particolare che, in conseguenza dei moti anticlericali del periodo, ben si comprende come possano aver tolto l’entusiasmo all’artefice dell’opera. Anch’essa fa parte del Patrimonio UNESCO dal 1984 ma posso dire, per quanto mi riguarda, che la passione che contraddistingue le altre opere di Gaudì qui manca completamente.

Qui le linee sinuose e curve si fondono con un maggior rigore
Ma il tetto riserva sempre delle sorprese, nonostante i colori più tenui e caldi

La facciata è rocciosa, ondulata, dà l’idea della forza erosiva della natura ed è proprio per questo che è conosciuta come “La Pedrera”, ossia la cava di pietra, grazie anche alla presenza delle finestre simili a grotte, a varchi naturali, simili ai massicci della Catalogna, cui l’autore era molto legato, dando origine ad una sorta di mondo fossile. Anche qui il tetto regala la maggiore peculiarità di tutto il complesso, rappresentando uno spazio estetico non di poco conto dato dalla presenza di trenta camini, due giri di ventilazione e sei sbocchi delle scale di servizio, elementi necessari ma concepiti quali opere d’arte. Su di essi notiamo l’incisione di un cuore, visibile sul lato verso Reus, città natale di Gaudì, nonchè una lacrima sul lato rivolto verso la Sagrada Familia, forse testimonianza del dispiacere per l’incompiutezza dell’opera maggiore dell’architetto. I toni cromatici sono neutri, quasi cremosi, con pochi tocchi variopinti ed intensi, anche questa una difformità rispetto alla consueta tendenza gaudiana.

Per oggi ci siamo stancati abbastanza, quindi rientriamo al nostro alloggio, che già di suo è abbastanza lontano dal centro anche se facilmente raggiungibile con mezzora di metro, e ci rivediamo per la prossima tappa!

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2 Comments

  • Reply
    Daniela Gambarin
    19 Agosto 2024 at 9:03

    Tati che meraviglia..io ci andai nel lontano 2002 …visitai casa batlo sono all esterno…
    Bellissima Barcellona molto gaudi’tutta l architettura ❤️👍
    La,sagrada famiglia è qualcosa di magico unico irripetibile…

    • Reply
      Tatiana
      23 Agosto 2024 at 11:18

      Se ti capitasse di ritornarci falla la visita a Casa Battlò perché è qualcosa di incredibile, soprattutto la salita ai piani, da dove poter ammirare quel tripudio di azzurro, è davvero magica! La Sagrada Familia mi ha lasciato senza fiato, del resto hai visto che si è guadagnata un post interessante dedicato.

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