Questa giornata del nostro viaggio in terra balcanica è stato costellato unicamente da spostamenti da un monastero all’altro, una giornata estremamente rilassante dopo tappe costituite esclusivamente da camminate infinite, anche se un po’ meno adatta alle nostre quattrozampe, alle quali ovviamente l’accesso era interdetto, nonostante spesso le nostre visite vengano fatte a turno proprio per evitar loro di attendere in camper e poter godere ugualmente di quattro passi.
La sera precedente abbiamo raggiunto il Monastero di Sopoćani e abbiamo dormito nel parcheggio antistante, il che ci ha permesso di riposare nel silenzio monastico più assoluto e di godere di una fresca brezza, vista l’altitudine, graditissima in questo periodo torrido.
Il monastero, dono del re Stefano Uroš I, venne costruito nella seconda metà del XIII secolo nei pressi delle sorgenti del fiume Raska, che scorre poco distante dal piazzale che ci ha ospitati; la chiesa è dedicata alla Santissima Trinità e venne completata nel 1265, mentre solo in seguito ne furono decorati gli interni. Si tratta ovviamente di un complesso di rito ortodosso ed è inserito nell’itinerario culturale del Consiglio d’Europa Transromanica. Gli affreschi in esso contenuti si ritiene siano antecedenti a Cimabue, quindi di matrice bizantina, nonostante purtroppo i dipinti della cupola non siano sopravvissuti al tempo.
Nel corso del XVI secolo i monaci dovettero lasciare il monastero in diverse occasioni a causa delle costanti minacce da parte dell’impero ottomano, i quali nel 1689 lo diedero alle fiamme costringendo i monaci alla fuga in Kosovo e lasciando quindi la struttura disabitata per più di due secoli e completamente in rovina. Nel corso del XX secolo venne portato avanti un massiccio restauro, conclusosi con il magnifico risultato che ad oggi ci viene offerto, e che è tuttora sede di una cospicua comunità di religiosi.
Nel 1979 esso è stato inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
La tappa seguente ha interessato il Monastero di Studenica, bellissimo complesso ricco di edifici e circondato da un giardino di meli, oltretutto lo abbiamo raggiunto in una giornata meravigliosa di cielo terso e ventilata: dopo una rilassante passeggiata nel giardino abbiamo raggiunto la chiesa, inferiore ad altre per decorazioni ma non per solerzia del custode che ci ha rincorsi con un fastidioso mantello in quanto avevamo le caviglie scoperte (!!!)… non aggiungo altro…
Il monastero venne fondato nel 1190 da Stefano Nemanja, capostipite del moderno stato serbo, le sue mura fortificate racchiudono due chiese, quella della Vergine e quella del Re, entrambe edificate in marmo bianco; il monastero è conosciuto per i suoi splendidi affreschi in stile bizantino del XIII e XIV secolo.
Anch’esso è stato incluso tra i patrimoni dell’umanità UNESCO ed è inserito, al pari del precedente, nell’itinerario culturale del Consiglio d’Europa Transromanica.
Da ultimo abbiamo visitato il Monastero di Ziča, complesso abbaziale ortodosso intitolato all’Ascensione di Gesù e risalente al XIII secolo, sito a pochi chilometri da Kraljevo. Poco si sa della sua edificazione, anche se si suppone essa abbia avuto inizio tra il 1206 e il 1209, ad opera di Stefano II Nemanjić, figlio di Stefano Nemanja, il quale decise di erigere un luogo di spiritualità nella valle formata dalla confluenza dei fiumi Ibar e Morava occidentale, essendo una zona fertile e strategica per la comunicazione e il commercio, quale punto equidistante tra Bisanzio e Roma.
Al pari di altri complessi monastici, anch’esso subì attacchi e distruzioni, tra i quali ricordiamo l’incendio ad opera dei Tatari alla fine del 1200 e i danni subiti nel corso di ambedue i conflitti mondiali; ad oggi esso risulta perfettamente ricostruito e molto gradevole nell’aspetto, specie dopo la ricostruzione seguita al terremoto del 1987. Lo stile architettonico è quello tipico della Rascia, zona geografica serba, e vi si accede tramite una volta a sesto acuto sormontata da una torre che all’epoca fungeva anche da campanile, forse unico elemento superstite di un’antica cinta muraria, come da tradizione presso le abbazie medievali serbe.
Ad oggi il monastero è abitato da una comunità di monache, retta da una badessa, e al suo interno esse gestiscono gli aspetti pratici della struttura, la biblioteca, l’archivio, la pittura di icone e la produzione di succhi di frutta e di distillati che, venduti al pubblico, aiutano la sopravvivenza della comunità.
2 Comments
Daniela Gambarin
5 Novembre 2024 at 14:05Meraviglia gli affreschi e i mosaici❤️❤️❤️
Tatiana
6 Novembre 2024 at 21:24In questo paese ho visto delle meraviglie, delle perle incredibili! Che chiese… da starsene lì a bocca aperta per mezz’ora!