Lasciate le rive del Danubio decidiamo di raggiungere Lepenski Vir, località che ospita un importante sito archeologico del mesolitico: siamo al centro della penisola balcanica e ammiriamo un insediamento di notevoli dimensioni attorniato da dieci villaggi satelliti, che ci induce ad immaginare una presenza umana a partire dal 7000 a.C. e che raggiunse il suo massimo sviluppo tra il 5300 e il 4800 a.C.. Da quanto apprendiamo nel corso della visita e dalle testimonianze architettoniche, la civiltà di Lepenski Vir è stata ricca di vita sociale e religiosa, nonchè di notevole livello culturale.
Il sito sorge sulla riva meridionale del Danubio, presso il centro abitato di Donji Milanovac, in prossimità delle Porte di Ferro, quindi siamo poco distanti dalla terra rumena: i primi scavi risalgono al 1965, quindi si tratta di un sito relativamente recente, tuttavia solo due anni dopo vi fu il ritrovamento delle prime sculture mesolitiche e da qui la sua importanza; nel 1971 gli scavi furono portati a termine, tuttavia l’intero sito venne trasferito 29,7 m. più a monte per evitare l’inondazione conseguente all’apertura di una diga, che sarebbe avvenuta nel corso dell’anno seguente.
Il sito rappresenta diverse fasi archeologiche che vanno a coprire oltre un millennio di storia, dal mesolitico al neolitico e quanto ritrovato consiste principalmente in utensili di pietra e ossa, in resti di abitazioni ed oggetti rituali, tra i quali alcune sculture in pietra; lo sviluppo dell’insediamento si ritiene sia stato fortemente influenzato sia dalla presenza del Danubio, in quanto necessaria riserva idrica, sia dal varco attraverso i Carpazi, costituendo quindi una morfologia favorevole per la produzione alimentare, incentrata soprattutto sulla pesca, e di materiali da costruzione.
Una curiosità relativa a questi antichi insediamenti: mentre le inumazioni dei morti avvenivano in un cimitero al di fuori delle mura del villaggio, gli anziani notabili venivano cremati dietro il camino delle case, secondo un preciso rito religioso.
Terminata la visita a Lepenski Vir ci avviciniamo al Monastero di Sveta (Santa) Petka, sito all’interno delle mura di Kalemegdanska Trvdjava: si narra che nell’anno 1396 la moglie del principe Lazar Hrebeljanovic, Milica, prese in consegna le spoglie di santa Parascheva (Petka in lingua serba) per tumularla in un’area della città di Belgrado nella quale sorgeva una fonte ritenuta miracolosa e presso la quale sorgeva una piccola cappella, eretta ad opera di un generale dell’esercito. Dopo la conquista turca del 1521, il corpo venne trasferito a Costantinopoli e la cappella cadde quindi in disuso, per poi essere in parte demolita dai Turchi che vi costruirono una moschea, e successivamente definitivamente demolita ad opera degli Austriaci nel 1737. Nel 1937 il patriarca Varnava ebbe l’iniziativa di erigere una nuova cappella nei pressi di quella precedente, ma nel corso degli scavi fu ritrovato un centro di sepoltura dei soldati serbi caduti nel corso del primo conflitto mondiale, i cui resti vennero quindi traslati sotto la vicina torre di Jaksic.
Insomma la giornata odierna è stata interessante come le precedenti, quindi lasciamo questa meravigliosa oasi di pace e di serenità per avvicinarci al Castello di Golubac: un luogo bellissimo, una delle tappe migliori, ma lo vedremo insieme nel prossimo post!
Prima di recarci a Golubac, però, voglio mostrarvi ancora un paio di scatti fatti in una chiesetta piccolissima, sita nei pressi di Sveta Petka: si tratta di Crkva Ruzica, raccolta e stupenda, a soprattutto intestata ad una delle tre pie sorelle, Ruzica, Marica e Cveta, ciascuna delle quali avrebbe creato una chiesa nella zona. Non vi tedio con altra storia e vi lascio alle immagini perché é davvero meravigliosa!
1 Comment
Daniela Gambarin
13 Novembre 2024 at 17:11Adoro l arte dei mosaici…tanta bellezza come sempre ci hai abituato nei tuoi post
Un abbraccio