Letture

“Il dio dei boschi” di Liz Moore

Questo è un libro che ho avuto modo di leggere grazie alla partecipazione ad un gruppo di lettura e che, probabilmente, diversamente non avrei avuto modo di conoscere e quindi nemmeno di leggere. Sicuramente non rientra nel genere di letture che prediligo e, a libro portato a termine con gran fatica, non posso che confermare.

Ma veniamo al contenuto, visto che comunque si tratta di un romanzo scritto bene e che può piacere a chi ha dei gusti diversi dai miei.

Il tutto si svolge su piani temporali diversi, ma iniziamo dal 1975, anno in cui Barbara Van Laar, un’adolescente problematica, scompare dal campo estivo fondato dalla propria famiglia all’interno del parco delle Adirondack; la notizia fa immediatamente scalpore visto che anni prima anche suo fratello Bear scomparve in circostanze misteriose, senza essere mai ritrovato. Di quest’ultima sparizione se ne occupa Judyta Luptack, giovane investigatrice che ben presto nota la totale omertà che aleggia intorno alla famiglia, a partire dalla tardiva richiesta di soccorso da parte degli uomini della famiglia in occasione della scomparsa di Bear, all’atteggiamento della madre dei ragazzi, ancora in preda ad un dolore devastante, ma anche del capo della polizia locale che dimostra troppa fretta nel voler trovare un colpevole e della figura di Tracy, l’unica amica di Barbara e che sa sicuramente molto più di quanto appare.

I personaggi che popolano il romanzo sono molti, ma mi fermo qui per non spoilerare quel poco che a mio avviso potrebbe destare interesse, per non svelare le dinamiche familiari che potrebbero interessare il lettore e stuzzicare la curiosità e la suspence.

Lungo il dipanarsi delle pagine le indagini procedono, alternando passato e presente e portando alla luce tradimenti, menzogne e potere, mescolando gli elementi tipici del thriller con quelli del dramma familiare, il tutto focalizzando l’attenzione su una comunità benestante ma che ingabbia i sentimenti personali e le ambizioni dei singoli. L’ambientazione boschiva è anche una metafora delle contraddizioni umane che si perdono all’interno di una foresta impenetrabile, realizzando un ritratto dell’amicizia, della giovinezza e, alla fine, anche delle seconde possibilità che si appalesano quando si ha il coraggio di scegliere diversamente, anche non seguendo le regole precostituite. Ultima “tip” relativa al titolo, che mi è stata spiegata in quanto non ne capivo l’essenza, è che il “Dio” citato è il dio Pan, linguisticamente connesso al termine “panic”, che dovrebbe permeare l’intero romanzo come un thriller degno di tale nome.

Opinione personale: banale, scontato, noioso, i cui personaggi non sono nemmeno ben delineati, i piani temporali si confondono; la scrittura è però scorrevolissima, aiutando quindi anche il lettore più demotivato ad arrivare alla fine, ad un finale che però so aver lasciato interdetti e delusi innumerevoli lettori.

A voi la lettura e la sacrosanta opinione personale, soprattutto alla luce del fatto che il libro è uno dei bestsellers americani del 2024, selezionato per il Summer Book Club di Jimmy Fallon.

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