Letture

“La paziente silenziosa” di Alex Michaelides

Questo è stato un libro che non rientra a pieno titolo tra le letture che di solito affronto e infatti lo avevo acquistato molto tempo fa per mera curiosità, per poi parcheggiarlo su uno scaffale della mia libreria. E invece… bellissimo, letteralmente divorato in tre giorni!

La paziente silenziosa, figura che dà il titolo al romanzo, è Alicia Berenson, un’artista che, chiusasi in un mutismo assoluto dopo il presunto assassinio del marito, stuzzica la curiosità dello psicologo Theo Faber, il quale, mosso dal desiderio di conoscere il movente del delitto e, conseguentemente, del mutismo della donna, riesce ad essere assunto dalla clinica in cui la stessa viene curata, nonchè ad averla come paziente.

Nonostante Theo si trovi ad affrontare gli ostacoli frapposti da un collega, a dire il vero poco trasparente, insiste nel voler penetrare il mutismo di Alicia, sicuro di potercela fare e di capire cosa sia accaduto in realtà al marito Gabriel, certo che le cose non siano come appaiono; la narrazione si svolge alternando il punto di vista di Theo in veste di narratore e di psicologo e quello di Alicia, ripescato nel passato della stessa, in un magistrale alternarsi di fatti e di punti di vista che inducono il lettore a proseguire nella lettura e infondendogli la curiosità di comprendere quanto emerge capitolo dopo capitolo, evidenziando un gioco subdolo e manipolatorio.

E’ difficile raccontare di più senza sconfinare nello spoiler, ma si tratta di una situazione borderline assolutamente intrigante, in cui alla fine il lettore si trova spiazzato e forse anche un po’ preso in giro, non nel senso di arrivare alla frustrazione, ma di rimanere stupito, sconvolto, esterefatto dal percorso che improvvisamente accompagna al finale.

Lo stile di scrittura è molto scorrevole, pur se asciutto, ma porta ad un crescendo di curiosità che accompagna il lettore da un capitolo all’altro senza permettere pause; il narratore non gioca in maniera onesta con il lettore fino alla fine ma è proprio in questo che risiedono il pathos e la necessità di arrivare sino alla fine, a perdifiato da un capitolo all’altro.

E’ trascinante, è borderline, è travolgente, è incredibile nel finale, un finale secco, inaspettato, che alcuni lettori non hanno gradito ma, sì, ci stava assolutamente.

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